sabato 31 luglio 2010

La vergognosa destra di Sarkozy in Francia

Legittimare un intervento del genere verso delle madri,alcune in gravidanza e in compagnia dei loro piccoli,tutto ciò risulta allucinante,impegnare il suolo pubblico non è legale,ma vi sono altri metodi più consoni per convincere le persone a ragionare per sgomberare l'assembramento,in primis colloquiando,ma i soliti metodi spicci della destra sono noti ai più.






@ Dalida @

venerdì 30 luglio 2010

I 300 km/h di Fabrizio Corona in autostrada

La storia del giornalista che ha rischiato d'essere travolto in autostrada,da chi ha già avuto la patente ritirata e continua imperterrito a scorrazzare in modo criminale sulle strade


Er robin hood de noantri....

di Ferruccio Sansa

'Ho rischiato di morire. I giornalisti lo fanno per combattere la mafia o raccontare una guerra. Ma morire travolti dall'auto di Corona no, questo risparmiatemelo' Il Paese che ha inventato il diritto e l’ha diffuso tra i barbari. Ecco, la nostra Italia deve affrontare una nuova sfida: impedire di guidare a Fabrizio Corona, “fotografo” con dieci anni di galera che rischiano di piombargli sul collo. Un signore che usa l’auto come una pistola carica in mezzo alla folla.

Giovedì notte alle 0,52 ho rischiato di morire. Succede. I giornalisti, quelli davvero coraggiosi (io non mi ritengo tale), lo mettono in conto: ci si può lasciare la pelle per combattere la mafia o magari per raccontare la guerra in Iraq. Però morire travolti dall’auto di Corona no, questo vi prego risparmiatemelo. Va bene, è pur sempre una Bentley, meglio che una Punto. Mi guadagnerei la copertina di Novella 2000. Ma ci rinuncio volentieri. Mi immagino la scena: me ne sto tra i rottami mentre i fotografi scattano e i soccorritori chiedono un autografo a Corona.

Ecco, è quasi l’una di notte, me ne sto tornando a casa dopo il lavoro. Sono sull’Autosole con la mia macchinetta. C’è traffico: camion, station wagon stipate di salvagenti e famiglie. Mancano 131 chilometri a Milano, ho il cartello stampato in mente. Strada a tre corsie, viaggio a centodieci all’ora, sto superando un tir con rimorchio che procede sulla destra.

Un proiettile a 300 kilometri all’ora

A questo punto compare “l’ufo”: giuro, non ho avuto il tempo di accorgermene. Dal buio spuntano quattro fari con gli abbaglianti. Non capisco se è un’auto oppure un Boeing al decollo. Sento solo una sberla di vento, come una tromba d’aria, che mi sbatte a destra, a tagliare la strada al tir. Dicono che in quei momenti ti vedi davanti tutta la vita. Io no, si vede che non ho vissuto granché, ho sentito soltanto una stretta allo stomaco e alle chiappe. Dura un attimo, il tempo di vedere un proiettile bianco che passa e continua la corsa in mezzo alle auto, come se niente fosse. Prendere la targa? Non fatemi ridere, dopo tre secondi la pallottola è sparita. Intuisco che ha una targa straniera. Capisco appena che è una Bentley color panna, un bestione, mi insegna mio figlio, “che fa i 312 all’ora”. A quanto sarà andata? Diciamo ben più del doppio di me. Immaginatevi gli effetti di due tonnellate e mezzo di lamiera lanciate a 250 all’ora: sventrerebbero una casa.

“È andata bene”, mi dico mentre mi sembra di sentire un batterista ubriaco che suona la mazurka: è il mio cuore. Adesso lo so, voi direte che noi del Fatto siamo dei giustizialisti. Addirittura dei giustizieri. Ditelo pure, ma a me di finire maciullato sull’Autosole non mi va giù. Chiamo la Stradale: “Presto, fate qualcosa c’è una Bentley che corre a una velocità folle”. Intanto vedo un autogrill: San Martino Est. Decido di fermarmi, vorrei farmi un grappino, ma basta una camomilla. Ecco la sorpresa: la Bentley. E quasi mi manca il fiato. Che fare? Affrontare il conducente? Non mi picchio da quando facevo le elementari. Ecco venir fuori lo spirito legalitario: parcheggio davanti al bolide e rispolverando gli studi di diritto decido per un approccio pacato.

Il vetro si abbassa, spunta il suo Rolex

Busso al finestrino oscurato: “Mi scusi, lo sa che lei mi ha quasi ucciso?”. Il vetro si abbassa e davanti mi ritrovo Fabrizio Corona, solo in macchina. Sempre uguale a se stesso, come il personaggio di un fumetto: maglietta bianca attillatissima, Rolex d’oro pesante da far venire la scoliosi, tatuaggi ovunque. Mi guarda, pupille dilatate che gli escono dall’iride, pelle nera lucida. Lui forse si aspetta che gli chieda un autografo: “Chi cazzo sei?”. Ripeto: “Lei mi ha quasi ucciso”. Fabrizio: “Che cazzo vuoi?”. Il finestrino si rialza e io resto lì come un fesso con tutte le mie domande: “Ma scusi non le avevano ritirato la patente? Non era a lei – sempre con quell’assurdo lei come mi hanno insegnato a scuola – che avevano sequestrato una Lamborghini? Non era lei che a novembre, ad Asti, era stato fermato perché guidava con una fotocopia del foglio rosa?”

La Bentley riparte sgommando, più veloce di prima. Chissà, forse Corona corre verso una discoteca dove qualche genio lo paga decine di migliaia di euro per animare le serate. Cerco di pigliare la targa: J2833…, ma che targa è? Non è italiana, sembra del paese dei puffi, c’è perfino un disegno, una specie di corona… Liechtenstein, San Marino, chissà. Ma il giustiziere che sopravvive in me non demorde: richiamo la Stradale. “Fermate quella Bentley – dico proprio così, come nei film americani – alla guida c’è Fabrizio Corona”. L’agente è cortese: “Non si preoccupi, c’è il tutor che riprende tutto”. Mi arrendo. Con quella targa da fumetti Corona riceverà mai la multa? Gli toglieranno la patente che non aveva? E i punti… no, quelli li levano soltanto a noi, lui evidentemente li trova sulle scatole del Mulino Bianco.

Adesso, però, l’ironia si è esaurita. Morire così, schiacciato come un topo, non mi va. Ormai noi italiani non pretendiamo più che siano arrestati i ministri che rubano, ma almeno questo concedetecelo: impedite di guidare a Fabrizio Corona. Lo Stato italiano, con i suoi 150 anni di vita, sarà in grado di affrontare questa sfida prima che qualcuno ci lasci la pelle?

Il Fatto Quotidiano




Un bel personaggio creato da quel brav’uomo di Lele Mora,colui che ha la suoneria del cellulare con “faccetta nera”.
Amicissimo del sultano,il cerchio si chiude,buona notte Italia!

&& S.I. &&

Gianfranco Fini,sbattuto fuori in due ore senza contraddittorio





Non fa una piega la reazione all'espulsione dal partito fondato anche da lui,l'ostinatezza a non dimettersi dalla Presidenza della Camera,gli varrà un fuoco di fila mediatico della parte compiacente del sultano.

La sfida continua e potrebbe arrivare anche la crisi di governo,i tempi devono maturare.


&& S.I. &&

giovedì 29 luglio 2010

Michel Doumesche,il genio smemorato francese ritrovato a Pescara

Dopo tre anni di ricerche,anche la trasmissione "Chi l'ha visto" s'era occupata del caso



Michel Doumesche è un genio smemorato di 61 anni, parla quattro lingue e si esprime attraverso complesse formule matematiche. Di lui si erano perse le tracce in Francia, suo Paese di origine, nel 2007. Il matematico è stato ora ritrovato in un ospedale di Pescara. Doumesche, soffre di disturbi di memoria e, prima del 2007, era scomparso diverse volte. Tre anni fa, tuttavia, il suo allontanamento da casa sembrava definitivo: non era stato più rintracciato.

HA GIROVAGATO PER TRE ANNI - Dal 2007 ad oggi, l’uomo ha girovagato per l’Europa e del caso si è occupata anche la trasmissione di Raitre Chi l’ha visto?. Nel 2008 era stato avvistato in provincia di Taranto, poi era approdato nel Foggiano in un istituto di suore. Da due mesi circa era ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Pescara. La comunicazione tra le questure di Roma e di Pescara ha solo adesso consentito ai poliziotti della Divisione anticrimine della Questura capitolina, di mettere in collegamento le informazioni acquisite dall’Ambasciata francese e la descrizione dell’uomo e la sua corporatura del tutto somigliante con quella di un paziente ricoverato nel reparto psichiatrico di un’ospedale di Pescara. Dopo i dovuti riscontri ed accertamenti approfonditi, la polizia di Roma ha verificato l’identità dell’uomo dandone comunicazione alle autorità francesi e ai suoi familiari.



Sebbene siano storie drammatiche risultano comunque affascinanti,soprattutto dovute al lieto fine,naturalmente,il famoso smemorato di Collegno fece epoca,e quando si tratta di personaggi d'un certo valore come l'insigne matematico francese,il lato romanzesco sarà quasi automatico nei giorni a venire.

@ Dalida @

Gianfranco Fini e le domande scomode rimaste tali



[dall'inserto satirico]


di Eduardo Di Blasi

“L’onorevole Fini, ipocrita campione della legalità, deve dare spiegazioni chiare, definitive, incontrovertibili”. Parole di Francesco Storace, che con Gianfranco Fini ha un rapporto antico (dalla militanza nel Msi al ruolo di capo ufficio stampa del partito a cavallo della svolta Fiuggi e della nascita di An). Oggi, segretario de “La Destra”, ritiene che il Presidente della Camera debba chiarire sullo “scoop” de Il Giornale (ripreso con un escamotage anche da Libero) sulla presunta cessione di una casa a Montecarlo, donata anni addietro al patrimonio aennino da una anziana fascista passata a miglior vita, e di-venuta oggi dimora di Gian Carlo Tulliani, fratello della più nota Elisabetta, compagna del Presidente della Camera.

Una storia complicata, in parte smentita dagli avvocati dello stesso Tulliani, che parlano di “regolare contratto di locazione registrato presso le autorità competenti” e di un canone d’affitto legalmente corrisposto, ma che non riesce a scacciar via il sospetto di una coincidenza almeno imbarazzante tra quel pezzetto di patrimonio ex-An e chi attualmente vi risieda.

Certo, si dirà, lo “scoop” è figlio anche della battaglia politica militante che il Giornale e Libero portano avanti contro quello che è avvertito come il più forte oppositore interno del Cavaliere. Eppure da Gianfranco Fini, ancora una volta, non si è sentito un fiato. È la stessa strategia adoperata per un’altra vicenda borderline del Presidente di Montecitorio, accaduta pochi mesi fa: quella riguardante l’appalto Rai affidato ad un’altra parente della Tulliani, questa volta la mamma, alla cifra di circa un milione e mezzo di euro. La vicenda, tre mesi fa, scatenò qualche colorita polemica: nel contenitore del pomeriggio di RaiUno, condotto da Caterina Balivo, compariva una rubrica, dal titolo “Per capirti” che viale Mazzini acquistava dalla At Media per 8.120 euro a puntata. La società, nata appena nell’estate 2009 e domiciliata presso lo studio del commercialista Luciano Fasoli in viale Mazzini a Roma, è detenuta per il 51% da Francesca Frau. La polemica durò lo spazio di un paio di giorni, con Berlusconi che si scusò per l’indisciplina di Feltri. La stessa cosa che accadde pochi mesi prima quando, non una notizia, ma una sorta di “avvertimento” privo di specifiche notazioni di cronaca (“su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale”), turbò il Presidente della Camera al punto da affidare a Giulia Bongiorno il compito di querelare. C’è però un’ultima vicenda nella quale Fini non si è mai fatto tirare dentro. È quella che nel 2007 vide sotto i riflettori la sua ex moglie, Daniela Di Sotto, per via dell’accreditamento lampo di una società (la Panigea) al sistema sanitario del Lazio. Anche lì, dopo la fibrillazione iniziale, nessuna spiegazione. Nemmeno da Francesco Storace, che era Presidente della Regione. Certo, se si fa politica, anche sul tema della legalità, qualche risposta non guasterebbe.



Oltre cadere dal pisello un bel giorno,come non avesse mai sospettato cosa avrebbe dovuto sopportare fondendo Alleanza nazionale con Forza italia,ma a parte questa ingombrante sottigliezza,effettivamente di piccole e scomode accuse in questi anni gliene hanno rivolte,ed essendo nella fascia protetta le ha superate,ora che ha fatto il diavolo a quattro dentro al partito dell'amore,chiaramente tutti i nodi verranno al pettine.

Caro Fini,la sua politica la rispetto a confronto della cozzaglia che sta per abbandonare,o meglio che la stanno mettendo fuori dalla porta,ma un buon statista non deve avere le macchie che sono state adombrate,e il silenzio non giova!

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&& S.I. &&

mercoledì 28 luglio 2010

Sempre più regime,anche se ogni giorno tende a scricchiolare



di David Perluigi, Fabio Amato e Davide Vecchi

Mentre il coordinatore del Pdl con fare intimidatorio chiede dove è la cronista giudiziaria del Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini
Basta una domanda precisa per far perdere la testa ai giannizzeri di Silvio Berlusconi. Durante la conferenza stampa convocata da Denis Verdini la collega dell’Unità, Claudia Fusani, chiede al coordinatore del Pdl di spiegare il giro di assegni che gli è stato contestato, tra l’altro, dai pm romani. La cronista vorrebbe per risposta dei dettagli precisi, ma dalla prima fila si alza Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl, e l’attacca: “Signora sta dicendo una montagna di cazzate”. Pronta la replica di Fusani: “Le cazzate le dirà lei, tenga a posto le parole”. E fa per ripetere la domanda a Verdini. Ma subito interviene strillando e avanzando da dietro lo spazio riservato alle telecamere, il direttore de Il Foglio ed ex ministro del primo governo Berlusconi, Giuliano Ferrara: “Adesso basta – grida alzandosi in piedi – perché non chiedete a lei come mai è passata da Repubblica all’Unità in condizioni ancora da chiarire. La Fusani – attacca Ferrara – che dà lezioni di moralità. Siamo in uno Stato di polizia”. Un chiaro riferimento ad alcune telefonate professionali intercettate dalla procura di Milano tra la cronista dell‘Unità e Pio Pompa, il braccio destro dell’ex direttore del Sismi, Niccolò Pollari. Pompa, che ha patteggiato una condanna per favoreggiamento, oggi è un collaboratore del quotidiano guidato da Ferrara. Evidente quindi il tentativo di confondere le acque minacciando la giornalista. Neanche troppo velatamente.

Straquadanio fa quasi di più. Subito dopo l’aggressione di Ferrara si avvicina al palco e, come hanno potuto ascoltare i cronisti de ilfattoquotidiano.it, si rivolge a uno dei presenti e sibila: “Una così nel mio giornale l’avrei cacciata subito a calci”. Forse anche perché Il Predellino, il quotidiano on line diretto da Straquadanio, non è certo celebre per porre interrogativi scomodi.

Ma il mirino delle truppe pidielline oltre alla Fusani punta anche Fiorenza Sarzanini, cronista giudiziaria del Corriere della Sera e membro dell’esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti. “Dove è la Sarzanini? Ma la Sarzanini non c’è? Che scrive quei bellissimi pezzi. Non c’è?” ripete Verdini frugando con lo sguardo tra i giornalisti presenti alla conferenza. “Ma come, non c’è? Scrive di me, si occupa di me. Sono offeso…. Dottoressa Sarzanini c’è o no? Ditele che mi dispiace”.

Finita lo show del coordinatore del Pdl, Stracquadanio annuncia che si rivolgerà all’ordine dei giornalisti perché “riesamini come mai una persona (Fusani, ndr) tanto ignorante abbia superato l’esame o se sia stata raccomanda e per quali meriti. Senza tralasciare il fatto che la giornalista Fusani è stata licenziata da Repubblica (la Fusani non è stata licenziata da La Repubblica, ndr) e invece di venire radiata dall’ordine come avrebbe meritato, è stata assunta da l’Unità”.

All’ordine dei giornalisti si rivolgerà anche Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv alla Camera, ma in difesa della Fusani. “La nostra solidarietà alla giornalista Fusani, aggredita nel corso della conferenza stampa. Questo episodio dimostra quale sia la considerazione per la libertà di stampa di certa gente. Ripetiamo la domanda a Verdini: a cosa servivano quei soldi?”, afferma Donadi. Alla cronista arriva poi la solidarietà della Federazione nazionale della stampa che, in una nota, invita Stracquadanio “ad abituarsi a sentirsi chiedere conto di quanto della loro attività non riescono a rendere chiaro e, talvolta, addirittura risulta coperto da dense nubi”. La Fnsi giudica il comportamento del deputato Pdl “un insulto intollerabile. Neanche la sua condizione di parlamentare gli consente di esprimersi in quel modo, in dispregio di ogni buona regola non solo della civiltà giuridica e liberale ma anche della deontologia di un uomo pubblico. A maggior ragione trattandosi di un giornalista, come l’onorevole Stracquadanio ha voluto essere, risultando, dal 1995 pubblicista iscritto all’ordine di Milano”. Ma il sindacato dei giornalisti ne ha anche per Ferrara. “Ancora più penoso l’intervento del direttore del Foglio, sollevatosi a sua volta a mettere in dubbio le scelte professionali della collega con grida sibilline tipiche da uomo del circo politico. Un pessimo spettacolo, non il primo del genere”. La Fnsi, conclude la nota auspicando una “reazione collettiva”.

Anche il quotidiano La Repubblica, inviando un messaggio di solidarietà alla cronista, commenta l’atteggiamento di Ferrara. “Stupisce che un giornalista come Ferrara abbia così duramente attaccato la collega che poneva legittime domande a Verdini. Stupisce soprattutto che tiri in ballo questioni morali inesistenti, riferendosi al passaggio da Repubblica all’Unità della giornalista, tentando così, per evitare a Verdini quesiti scomodi, di adombrare aspetti poco trasparenti in una vicenda che invece non ha ombre”.



Da che pulpito l'elefantino accusa i giornalisti passati da La repubblica a L'Unità in situazioni tutte da chiarire!!
Lui che in gioventù fu componente dell'estrema sinistra,e nel 1994 fu ministro del primo governo del sultano.
Di positivo c'è che ogni giorno che passa,l'attuale esecutivo da l'idea d'essere ad un passo dalla crisi di governo,sperando che buona parte degli italiani si siano resi conto a chi hanno affidato il loro voto.

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&& S.I. &&

L'indigesto finiano Granata,di Massimo Gramellini



Fabio Granata

Quando il finiano Granata (bel cognome, vero?) ha attaccato gli affaristi del suo partito, il mio primo pensiero è stato: avrà pagato il bollo dell’auto? E i contributi della colf? Non mi sbagliavo. Ieri mattina su un giornale di destra campeggiava già il titolo «L’alfiere della questione morale è un baby pensionato con tre lavori». Ora, ammettiamo pure che Granata sia un baby pensionato con tre lavori di cui quattro in nero, otto amanti di cui nove trans e un procedimento presso la corte di Strasburgo per possesso di carote non in regola coi parametri Ue. Di più: ammettiamo che sia il capo della Spectre, il mostro di Firenze, il miglior amico di Corona. Cos’avrà mai a vedere tutto questo con le accuse che ha lanciato su Verdini e affini? Essere un baby pensionato lo rende meno credibile come censore? E’ dai tempi di Catone che non se ne trova più uno senza macchia. Ed è dai tempi di Mani Pulite che appena qualcuno grida «al ladro», i presunti «garantisti» non si occupano del ladro, ma di scovare magagne nel passato di chi lo denuncia.

Capirei se la perlustrazione dei fondali dell’animo umano fosse dettata dal desiderio evangelico di ricondurre «chi scaglia la prima pietra» sulla retta via. Mi sembra invece che le motivazioni siano un po’ meno nobili e si riducano a un messaggio classicamente omertoso: poiché avete tutti qualcosa da nascondere, è meglio che stiate zitti e vi facciate i fatti vostri, lasciando che gli altri si facciano i loro.


Granata e i finiani sono la destra con cui difficilmente andrò d'accordo,ma si stanno proponendo con una politica da rispettare.I soliti secchi di fango ormai sono una consuetudine,sarebbe strano se non venissero gettati contro chi va fuori dal coro.Fa parte della filosofia partito azienda,e del "ghe pensi mi" pensiero,tanto i miei prodi,pardon soldati,mi proteggono e sono sempre sull'attenti.

Se volete visitare il blog sul Fatto quotidiano del deputato del Pdl,Granata,click blog Granata

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&& S.I.&&

martedì 27 luglio 2010

Semaforina,la proteina se regolata potrebbe fermare le cellule tumorali



L’hanno battezzata «semaforina», perché - come un piccolo semaforo nell’organismo - dà a una cellula malata il via libera per produrre metastasi. E’ una proteina isolata all’Istituto anti-tumori di Candiolo, grazie alla quale si apre una nuova fase nella ricerca oncologica: se si troveranno farmaci in grado di azionare il disco rosso del «semaforo» cellulare anziché quello verde, si avrà un alleato in più contro il cancro.
Lo studio ha esaminato diversi tipi di semaforine presenti nelle cellule, ma ha scoperto, in particolare, che la E3 regola la crescita delle metastasi su cellule di melanoma e su quelle del tumore del colon retto: «Ciò che abbiamo trovato - spiega Luca Tamagnone, supervisore dello studio - è che più alti sono i livelli di semaforina E3, più sono invasivi, maggiore è la formazione di metastasi».

L’auspicio è che il lavoro condotto su queste due forme di cancro possa dimostrare che lo stesso meccanismo vale anche per altre neoplasie. In questo senso, sottolineano all’Ircc di Candiolo, la scoperta ha una doppia valenza: da una parte si potrebbero realizzare test diagnostici che permettano di capire se un tumore è particolarmente cattivo sulla base del livello di semaforina, dall’altra i risultati preliminari del gruppo piemontese hanno dimostrato che è possibile agire sulla semaforina per bloccarne l’azione. «Abbiamo già trovato una sostanza che blocca selettivamente questa proteina - spiega il dottor Tamagnone - ma non può essere trasformata in farmaco, quindi ne stiamo cercando altre che possano essere invece usate per le terapie».

I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Investigation. Nello stesso numero della rivista compare un’altra ricerca dell’istituto di Candiolo, finanziato dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e dall’università di Torino: i ricercatori guidati da Alberto Bardelli hanno scoperto che l’Everolimus, un farmaco finora utilizzato solo nel carcinoma del rene, è efficace anche in quelli del colon retto che presentano una particolare variante genetica.



Il centro della malattie oncologiche di Candiolo è sempre stato e sarà un fiore all'occhiello dell'eccellenza nella cura del cancro,insieme alle ottime competenze nella ricerca delle stesse malattie.
Buona ricerca su questo fronte e su altri campi.

@ Dalida @

Aerogenerator,il futuro dell'eolico con le immense ali di gabbiano



di FRANCESCO RIGATELLI

Ali di gabbiano per l’energia pulita del futuro. Mentre l’eolico in Italia è associato in queste settimane ai faccendieri della P3, nel Mare del Nord si gioca una grande partita energetica. Ingegneri britannici, statunitensi, danesi e norvegesi pensano infatti a una nuova generazione di turbine in mare aperto. Come l’Aerogenerator, previsto per il 2014 da Arup, società di design che ha curato anche l’Expo di Shanghai e che ha coprodotto quest’evoluzione della pala eolica insieme con un consorzio universitario e con il finanziamento di gruppi come British Petroleum, Rolls Royce e Shell. Si tratta di un gabbiano d’acciaio rotante in alto mare (per questa collocazione il genere viene detto «offshore») con un’estensione alare di 275 metri per catturare l’energia dei venti d’ogni provenienza.

«C’è una grande corsa a questo tipo di tecnologia - ha spiegato Feargal Brennan, professore d’Ingegneria alla Cranfield University, ateneo a Nord di Londra, dove è stata ideata una parte dell’Aerogenerator -. Si tratta di una dura sfida, la cui posta in palio è il dominio del mercato globale dell’energia eolica». Un settore in cui, al momento, le turbine al largo della costa paiono il futuro. E l’energia eolica, a sua volta, viene considerata il domani delle energie rinnovabili, soprattutto perché costa meno delle altre: solare, geotermico e biomasse. Anche se tutte queste hanno un prezzo superiore del 50% rispetto a carbone e petrolio.

Così si spiega il fiorire di incentivi per la ricerca in questa direzione. L’Ue ha posto al 2020 l’obiettivo del 20% di energia da fonti rinnovabili. Un traguardo raggiungibile solo con nuove tecnologie più potenti e meno costose. Aerogenerator e molti progetti simili rispondono alla prima caratteristica. Producono infatti dal vento fino a 10 megawatt istantanei, più di quanto serve a 3.000 famiglie, dato che il contatore di casa scatta a 3 kilowatt. Una quantità di gran lunga superiore alle turbine su terra, che si aggirano sui 3 megawatt con sperimentazioni fino a 7 megawatt. Quelle in mare sono più produttive, perché catturano un vento che non incontra alberi o montagne. Ma costano ancora tanto. E questo è il loro limite. Si stanno costruendo soprattutto nel Mare del Nord perché ha fondali più bassi (20-30 metri) e venti più forti che il Mediterraneo.

Aerogenerator e altri progetti simili fanno parte della nuova generazione di queste turbine marine, che si definiscono flottanti. Simili a piattaforme, infatti, sono ancorate con cavi a fondali fino a 150 metri, raggiungendo così il pregio di poter essere costruite ovunque e non solo dove il mare è poco profondo. La maggior parte di queste turbine sono prototipi anglosassoni, come Britannia, che a parte il nome, utile a fluttuare in mari inglesi, è di produzione della società statunitense Clipper; e come quelle in costruzione da parte dell’azienda norvegese Sway. Anche in Italia ci sono movimenti nel settore. In Puglia, di fronte al Gargano, si pensa ad una di queste turbine flottanti. E al Politecnico di Torino, dove nel 2006 si brevettò il primo progetto al mondo di eolico d’alta quota, è allo studio un prototipo industriale, anche per l’offshore, con ali mobili, legate a terra con cavi sintetici, e pronte a catturare il vento fino a 500 metri. Si chiama Kite energy e Mario Milanese, responsabile del progetto, ne parla entusiasticamente: «E’ la grande novità che manca: per leggerezza dei materiali e dei costi può ricavare energia dal vento con un costo di produzione più basso di quello del petrolio. Si tratta di un obiettivo mai raggiunto, per cui tutto il mondo della ricerca sta lavorando».

Non appena si abbatteranno i costi di produzione,anche il mar Mediterraneo potrà sfruttare questa opportunità,nonostante il vento sia meno potente rispetto al mare del nord,lo sfruttamento di tale tecnologia permetterà di produrre molta più energia.

@ Dalida @

Legge bavaglio,a breve la pseudo dittatura in Italia

Obbligare i blog di natura amatoriale alla rettifica entro 48 ore,altrimenti si rischia fino a 12mila euro di multa,è la verifica provata dell'instaurazione della censura da parte dell'attuale esecutivo,poichè se il titolare dello spazio si assenta o non accede per qualsiasi motivo alla rete,rischia automaticamente la querela.
Una legge che non avrebbe potuto nascere su tutto il panorama democratico del pianeta,ma evidentemente le pressioni del sultano hanno fatto breccia nel coro governativo,dove le stesse voci che non vanno in sintonia rischiano d'essere buttate fuori dal sistema,si vedano le mal digerite critiche dei finiani negli ultimi mesi.




Avete un blog sul quale seguite l’attività politica della vostra città? Vi interessate di politiche ambientali e aggiornate il vostro sito con le novità che riguardano risparmio energetico e gestione dei rifiuti? Siete iscritti ad una mailing list di ricercatori precari nella quale vi confrontate sui tagli all’università? E ancora, siete tra quelli che, telecamera in spalla, vanno dai politici a chiedere conto delle loro scelte?

Se siete tra questi, o se comunque avete un vostro sito Internet, preparatevi: molto presto dovrete fare molta attenzione. Nella legge bavaglio che verrà approvata a breve in via definitiva, è contenuto un articolo che vi riguarda. E’ il comma 29 che recita: “ Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”.

Vuol dire che ogni sito web (blog, forum, pagina Facebook, canale YouTube, wiki, ecc), dovrà sottostare all’obbligo di rettifica previsto per le testate giornalistiche. Se a qualcuno non va bene qualcosa che avete scritto, se ritiene falsa o tendenziosa una vostra frase o pensa che una vostra opinione ecceda il diritto di critica, potrà contattarvi ingiungendovi di pubblicare la sua versione dei fatti. Nel momento in cui nella vostra casella di posta arriverà una simile comunicazione, partirà un conto alla rovescia: avrete 48 ore per pubblicare la rettifica. Scaduto questo termine, non avendo rispettato la legge, rischiate una multa fino a 12mila euro.

Per la maggioranza di governo e persino per alcuni esponenti della blogosfera, il comma 29, è sacrosanto: “Sul web non si può scrivere ciò che si vuole” dicono. Per molta parte degli utenti della rete, per il Partito Democratico e Italia dei Valori, invece, il comma non tiene conto nella natura amatoriale di molti siti web e risulta perciò censorio. Da più parti viene anche sottolineato che il comma presta il fianco ad abusi: un sito web spesso non ha risorse, competenze e personale per analizzare nel merito ogni richiesta di rettifica. Juan Carlos De Martin, professore associato presso la Facoltà di Ingegneria dell’Informazione del Politecnico di Torino, contattato dal Fatto, parla a riguardo di “Chilling effect”, una definizione utilizzata negli Usa per definire leggi che sopprimono opinioni o condotte attraverso la minaccia di ritorsioni; è di certo vittima del Chilling effect un cittadino che si autocensura per timore di una penalizzazione (nel nostro caso di una multa salata).

Su Internet è in corso una campagna contro il comma 29. L’associazione Valigia Blu – la stessa che si era fatta promotrice di una raccolta di firme per chiedere al Tg1 una rettifica sull’avvocato Mills prescritto e non assolto – ha scritto una lettera aperta a Gianfranco Fini e Giulia Buongiorno: “Occorre reintrodurre il dibattito sul comma 29 dell’art. 1 del ddl nel corso dell’esame alla Camera” dicono esponenti della blogosfera, della cultura, della politica. “L’informazione in Rete – aggiungono – ha dimostrato, ovunque nel mondo, di costituire la migliore forma di attuazione di quell’antico ed immortale principio, sancito dall’art. 19 della dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e del cittadino: ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione”.

I tempi ormai stringono: in settimana la Camera darà il via libera alla legge sulle intercettazioni. Quindi la maggioranza di governo, su esplicito diktat di Berlusconi, intende chiudere la pratica bavaglio al Senato entro le ferie estive.



Fino a quando il popolo sovrano darà credito all'attuale compagine governativa,non ci si potrà lamentare più di tanto,se la maggioranza degli italiani tollera queste politiche da regime dittatoriale,evidentemente è il segno dei tempi di questo paese.

Se ne prenda atto,si dissente e d'ora in poi si starà attenti alle critiche e alle precisazioni esterne,il blog Freedom tramite la piattaforma google-blogger da sempre offre l'opportunità di commentare qualsiasi post,anche in versione anonima,qualsiasi commento di critica o meno è sempre stato tollerato e accettato,purchè non vi siano state ingiurie e concetti che avrebbero potuto offendere gli eventuali lettori.

D'ora in poi offriremo la mail per le eventuali precisazioni e imposizioni di rettifica,anche se prendendo atto della natura amatoriale del blog,tutto ciò risulta grottesco e surreale.

mail: photosphera01@hotmail.it

[@#& blog Freedom &#@]

lunedì 26 luglio 2010

Marco Travaglio,il passaparola del lunedì,Csm depoliticizzato



Il testo integrale dell'intervento

Buongiorno a tutti, oggi iniziamo una serie di puntate estive, quindi per vostra e per mia fortuna molto più brevi di quelle ordinarie, che vengono registrate perché parto in vacanza.

La cricca e il nuovo CSM

Questo lunedì parliamo del Csm che sta per essere totalmente rinnovato dopo che i magistrati hanno eletto i loro 16 consiglieri, cosiddetti togati.
Il Csm è formato da un Presidente che è il Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica, ci sono altri due membri di diritto che sono il primo Presidente della Cassazione, il Procuratore Generale della Cassazione, quindi chi c’è in quel momento entra di diritto nel Csm, i due magistrati di vertice della Cassazione insieme al Capo dello Stato non sono eletti, ma sono lì sempre, poi c’è un vice Presidente che è eletto dal Parlamento, all’interno di 8 membri laici che secondo gli intendimenti dei nostri padri costituenti, devono essere degli alti esponenti del mondo del diritto, della giurisprudenza, delle persone di notoria competenza, autorevolezza, prestigio, indipendenza e che invece visto che sono eletti dal Parlamento, soprattutto negli ultimi decenni, sono diventati praticamente dei politici trombati in cerca di collocamento, oppure dei politici addirittura in servizio permanente effettivo che vanno a farsi 5 anni di Csm, poi se ne tornano all’attività politica e rappresentano così non il diritto, i cittadini in quanto eletti dal Parlamento, ma rappresentano i loro partiti.
Intanto vediamo cosa stabilisce la nostra Costituzione repubblicana sul Csm che è un organo costituzionale, all’Art. 104 leggiamo “la Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, quindi è un ordine ma è anche un potere dello Stato, il Csm è presieduto dal Presidente della Repubblica, ne fanno parte di diritto il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di Cassazione, gli altri componenti sono eletti per 2/3 da tutti i magistrati ordinari, tra gli appartenenti alle varie categorie e per 1/3 dal Parlamento, ve l’ho detto, nell’attuale composizione sono 8 i laici e 16 i togati, quindi 1/3 e 2/3.
Per 1/3 dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche e Avvocati dopo 15 anni di esercizio, in Consiglio elegge un Vicepresidente tra i componenti designati dal Parlamento, i membri elettivi del Consiglio durano in carica 4 anni, prima ho detto una sciocchezza, ho detto 5 invece sono 4 gli anni di durata e non sono immediatamente rieleggibili, devono almeno aspettare un turno per tornarci, non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
Spettano, Art. 105, al Csm, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati. Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso, dice l’Art. 106, la legge sull’ordinamento giudiziario può mettere alla nomina anche elettiva di Magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli, su designazione del Csm possono essere chiamati all’ufficio di consiglieri di Cassazione per meriti insigni professori ordinari di università in materie giuridiche e abbiano 15 anni di esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori, questo è quello che bisogna sapere sul Csm.
Adesso cosa sta succedendo? Sta succedendo che la Magistratura, almeno una parte di essa è nel centro delle polemiche perché un bel gruppetto di magistrati sono stati beccati, grazie alle intercettazioni telefoniche in rapporto con i faccendieri di quella che è stata chiamata la nuova P2 o detta anche P3, gente che aveva rapporti con Carboni condannato per il crac dell’ambrosiano con Dell’Utri condannato definitivamente per evasione fiscale e condannato in appello per mafia, imputato in altri processi per calunnia etc., con un certo Pasqualino Lombardi, un geometra in pensione di Avellino che incredibilmente riusciva ad arrivare dappertutto, con un certo Arcangelo Martino anche lui condannato per concussione, ex socialista, ora nel Popolo della Libertà e altri personaggini, tra questi magistrati presi in rapporti con questa cricca ci sono il sottosegretario alla Giustizia, Massimo Caliendo, c’è il Giudice Gargani, fratello di un deputato ex democristiano e poi di Forza Italia, c’è il Giudice Marra che è stato spinto alla presidenza della Corte d’Appello di Milano anche da pressioni di questa cricca, ci sono giudici come il Presidente della Corte d’Appello di Salerno Marconi e altri dei quali si sta occupando anche il Csm.
Le pressioni di questa cricca venivano rivolte a membri del Csm, per far nominare magistrati amici, considerati affidabili dalla cricca e dai mandanti della cricca, oppure per non nominare magistrati non affidabili, questo Consiglio mentre nominava magistrati di quel genere, non dimentichiamo la figura del primo Presidente della Cassazione che fortunatamente da un mese o due è andato in pensione, Vincenzo Carbone che era anche egli intimo di quel Pasqualino da Avellino e è il primo Presidente della Cassazione che ha presieduto le sezioni unite che hanno cacciato o punito magistrati evidentemente inaffidabili per queste cricche come Clementina Forleo, Luigi De Magristris, Nuzi, Verasani e Apicella a Salerno, hanno punito Alfonso Sabella che non ha ottenuto le nomine che aveva chiesto e che è stato sottoposto a un discreto linciaggio dopo essersi opposto alla dissociazione, un progetto che fa parte del trattative Stato – mafia quando lui era al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, alla direzione delle carceri, magistrati inaffidabili al potere, questa cricca e i suoi amichetti, tra i laici e anche tra i togati di diritto del Csm, sono stati messi da parte o addirittura puniti.
Per questo, per recuperare il prestigio del Csm, sarebbe assolutamente necessario che questo nuovo Csm, venisse composto da personaggi di specchiata indipendenza e autonomia, che si ritornasse a quello spirito costituzionale che voleva arrivare a consigli migliori nel mondo del diritto, infatti i nomi non mancano, ci sono insigni giuristi, insigni costituzionalisti che potrebbero essere votati dal Parlamento, anche perché poi tra loro verrà scelto il successore di Mancino, il Vicepresidente e Mancino, ce ne siamo occupati diverse volte, non possiamo certamente dire che sia stato un Vicepresidente che rappresentasse un capolavoro di autonomia e indipendenza, ha sempre fatto politica fin da giovane, nella DC, poi nel Partito Popolare, nella Margherita, in questi anni si è visto dalle sue decisioni, dalle sue prese di posizione, che non era certamente una figura tra quelle auspicate come rappresentative di un’indipendenza assoluta, aveva anche lui i suoi amici etc., poi è naturale, mica nessun delitto, ma sarebbe meglio che i membri del Csm, soprattutto il Vicepresidente non avesse amicizie e una carriera politica così attiva e così, in qualche modo, influenzante alle sue spalle.

Un CSM pulito nell'interesse di tutti

Quindi sarebbe opportuno che i partiti facessero non uno, ma 10 passi indietro, sarebbe opportuno che il Capo dello Stato li invitasse nel momento in cui dice: eleggete i membri laici, perché i membri laici devono essere votati dal Parlamento con maggioranza qualificata, non con il 50% e quindi il rischio è che avvenga una spartizione, che il centro-destra dica al centro-sinistra: noi certa gente ve la votiamo e certa gente non ve la votiamo, ma anche che il centro-sinistra dica al centro-destra: certa gente non ve la votiamo, ne votiamo degli altri. Quindi urge un appello del Presidente del Csm, affinché si eviti di mandare avvocati di politici o politici in servizio permanenti e invece purtroppo i nomi che si leggono sui giornali per gli 8 membri laici del nuovo Csm, sono tutti politici o Avvocati di politici, peraltro con delle storie tutt’altro che cristalline.
Il centro-destra ne dovrebbe eleggere 5 e il centro-sinistra ne dovrebbe eleggere 3, tra i quali dovrebbe essere tratto il Vicepresidente del Csm, che Berlusconi voglia mettere dei suoi amichetti affidabili lo sappiamo, la sua concezione delle istituzioni è una concezione proprietaria, io mando lì gente fedele a me, pensa così persino della Corte Costituzionale, figuratevi del Csm, infatti ci vuole mettere Biondi l’ex Ministro della il giustizia, quello del Decreto Salvaladri, quello delle ispezioni contro la Procura di Milano, nonché parlamentare da 50 anni, a dire poco.
Ci vuole mandare Gargani, il fratello del Magistrato che è sotto procedimento disciplinare per i rapporti con la P3 e non stiamo parlando del colpe di un fratello che devono ricadere sull’altro, ma i fratelli Gargani, come ha raccontato Il Fatto l’altro giorno, anche loro avellinesi, hanno una storia in comune, il Giudice Gargani, fratello dell’On. Gargani, è stato spesso al Ministero, ha lavorato spesso al Ministero, dentro governi di Berlusconi, quindi non stiamo parlando di capolavori di lontananza dalla classe politica e poi vogliono mettere, si parla di altri.
Quindi è ovvio che da Berlusconi non ci si può attendere che nomini persone di specchiata indipendenza e autonomia, ci sarebbe da meravigliarsi lo facesse, c’è da aspettarsi però che lo facciano altri, per esempio i finiani, i quali invece pare che vogliano nominare un certo Lo Presti che è un Avvocato siciliano che ha fatto il parlamentare anche lui più volte, che non è certamente rispondente a quei criteri di estraneità ai giochi della politica e ci sarebbe da attenderselo dal PD, il quale essendo insieme all’Italia dei Valori, e all’Udc all’opposizione, è chiamato a concordare 3 candidature, a meno che l’Udc non ottenga una delle 5 del centro-destra e chi vogliono mettere questi signori del PD? Vogliono mettere l’ex Avvocato di D’Alema, Guido Calvi è un ottimo Avvocato, persona eccelsa, ma anche lui nel pieno della contesa politica, oltre a avere rappresentato D’Alema, per esempio nel caso Unipol, dove si scatenò contro i magistrati che avevano indagato, osato indagare sui rapporti tra D’Alema e consorte e raccogliere le intercettazioni e chiedere al Parlamento di utilizzarle, Guido Calvi era proprio uno degli ayatollah contro Clementina Forleo etc., è opportuno che l’Avvocato di D’Alema vada al Csm, assolutamente no, come non è opportuno che ci vada Fanfani nipote di cotanto politico e anche lui persona perbenissimo naturalmente, però anche lui parlamentare della Margherita per diversi anni e poi non è opportuno che ci vadano altri politici i cui nomi si fanno in questi giorni.
L’Udc chi ci vuole spedire? Ci vuole spedire Michele Vietti, fedelissimo di Casini, è un politico democristiano torinese, che ha fatto il sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Berlusconi, quando l’Udc stava con Berlusconi e come sottosegretario alla Giustizia ha condiviso e votato e contribuito a scrivere tutte le leggi vergogna della legislatura dal 2001 al 2006 e materialmente si è occupato di stilare le tabelle con le soglie di non punibilità per la legge sul falso in bilancio, sapete che il falso in bilancio è reato soltanto quando si superano certe soglie e guarda caso Vietti calcolò quelle soglie in modo che Berlusconi ci stesse dentro per mandare in fumo i suoi processi per falso in bilancio, vogliono mandare questo al Csm e addirittura con l’appoggio del PD, eleggerlo Vicepresidente del Csm al posto di Mancino.
Ricordo che anni dopo, persino Tremonti disse che forse era il caso di ripristinare il reato di falso in bilancio come era prima, ma Vietti rispose: sono contrario a cambiare di nuovo il falso in bilancio, una nuova riforma farebbe sospettare che la precedente sia stata fatta per salvare dal processo qualche imputato in particolare, ma va?! E certo la volevano cambiare dopo che la legge sul falso in bilancio, aveva consentito a Berlusconi di mandare in fumo i suoi processi per falso in bilancio, con la formula “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” perché l’imputato con l’aiuto di Castelli e di Vietti, gliel’aveva depenalizzato e questa dovrebbe essere la figura destinata a restituire il prestigio di autonomia e di indipendenza di un Csm inquinato dalla P3, ci si manda uno politicamente inquinato già in partenza, non c’è neanche il timore che si inquini dopo perché arriva già inquinato prima e il PD vuole fare una scelta di questo genere?
Noi su Il Fatto abbiamo lanciato un appello ai finiani, al PD e all’Italia dei Valori perché mandino personalità di provata indipendenza, che non abbiano tessere, avventure politiche alle spalle, finora ci ha risposto soltanto Di Pietro, Micromega ha lanciato un appello firmato da Margherita Hack, Paolo Flores D’Arcais, Andrea Camilleri e Umberto Eco in tal senso e non hanno avuto risposte, hanno avuto naturalmente decine di migliaia di persone che l’hanno sottoscritto, anzi andate sul sito di Micromega oppure su quello del Il Fatto quotidiano, sottoscrivetelo, solo Di Pietro ha risposto dicendo: non metto, inizialmente sembrava intenzionato a mettere l’Avvocato Li Gotti che un’ottima persona anche lui, ma è parlamentare, è stato sottosegretario del Governo Prodi, quindi non è bene che in questa fase ci vadano uomini di partito, infatti Di Pietro ha detto: faccio un passo indietro e per me va bene se sosteniamo giuristi come Vittorio Grevi, come l’ex Presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, come l’ex giudice Bruno Tinti o come Franco Cordero, uno dei padri del diritto penale, della procedura penale in Italia, sono questi i nomi naturalmente che sarebbero auspicabili e tanti altri ce ne sono il Prof. Giostra, il Prof. Ainis, Lorenza Carlassare collaboratrice de Il Fatto, costituzionalista insignissima, Borrelli, l’ex Procuratore di Milano, che sarebbe una figura altissima e nobilissima e darebbe lustro a questa istituzione, credo che dipenda molto anche da noi che il Consiglio Superiore uscirà da questa settimana che comincia oggi, dipende dalla pressione che questi appelli e dal numero di firme che questi appelli riceveranno per fare pressione sul Partito Democratico dove già gli amici di D’Alema pare si siano messi d’accordo con gli amici di Casini per mandare avanti Vietti in cambio del permanere di Casini all’opposizione della sua resistenza alle sirene per un ritorno di fiamma con Berlusconi nelle cene a casa Vespa, il Csm usato addirittura, come merce di scambio per contropartite politiche, questo è quello che non solo si spera, ma che bisogna pretendere dai partiti di opposizione, gli elettori del PD se lo ricordino, è in queste fasi cruciali che si valuta la qualità dell'opposizione e è in queste frasi cruciali che bisogna decidere per chi votare alle prossime elezioni in qualunque momento saranno, se il PD si presterà a questo orrendo inciucio per mandare Vietti o altri politicanti al Csm, vorrà dire che non ha imparato nessuna lezione e che è rimasto lo stesso di prima e che quindi non merita nessuna fiducia.


L’unico modo per farglielo sapere è scrivere, telefonare, firmare l’appello, mandare fax, e-mail a questi signori con la minaccia di non votarli mai più, se non ci daranno finalmente un Csm dal quale scompaiano le zampe dei partiti, almeno di alcuni partiti che dicono, sostengono e sperano che la gente ci creda di essere diversi da Berlusconi, passate parola!

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Se alcuni temevano o aspettavano soddisfatti che Travaglio andasse in vacanza,invece lo "stakanovista" dell'informazione,a cinque stelle aggiungo io,registrerà anche nel periodo agostano e comunicherà le sue riflessioni.

[ Kenzo ]

Hydro-Power,il sistema per produrre energia elettrica dallo sciacquone



Il waterclosed raffigurato non ha nulla a che vedere con l'idea dello studente inglese


Come trasformare acque che andrebbero perse negli scarichi e nelle fogne in energia elettrica gratuita, per illuminare casa e accendere gli elettrodomestici? Uno studente inglese di design industriale ha inventato un sistema che trasforma le acque reflue di casa (che scendono da doccia, lavandini, e dallo sciacquone del wc) in watt. Non un affare da poco, visto che metà del mondo utilizza la toilette e in media lascia scivolare nelle tubature, dopo aver tirato la catena, 7 mila litri di acqua all’anno. HyDro-Power, questo il nome del progetto, è un generatore di corrente dedicato ai condomini. Collegato alle tubature degli scarichi, si occupa di trasformare e creare potenza. Promettendo costi e soprattutto risparmi interessanti.

IL SISTEMA - L’apparecchio funziona così: l’acqua che scende dalle tubature del palazzo viene raccolta e incanalata nella macchina, che con quattro turbine permette subito di azionare un generatore elettrico e ridistribuire l’energia creata o nel palazzo stesso, magari per azionare l’ascensore, o le luci delle scale, o gli impianti di condizionamento condominiali, oppure può essere rivenduta all’operatore elettrico nazionale, come avviene sempre più con gli impianti fotovoltaici. È stato calcolato che, se applicato a un palazzo di sette piani, potrebbe portare a un risparmio medio annuo di circa 1.500 dollari (circa 1.160 euro).

CONCEPT - Per ora Hydro-Power è solo un concept in attesa di trovare un’azienda che voglia produrlo in larga scala. L’idea è di uno studente inglese, Tom Broadbent, iscritto al corso di design industriale dell’università De Montfort nel Leicester, che ha candidamente dichiarato come l’idea gli sia venuta mentre, in hotel, osservava come l’acqua scorreva velocemente nel gabinetto dopo aver tirato la catena.



Per chi vuole fiutare il business e trattandosi di sciacquone parrebbe di cattivo gusto,ma senza fare sottigliezze e doppi sensi,l'idea dello sfruttamento del waterclosed per produrre energia e recuperare sulle spese condominiali pare davvero brillante.

Ho idea che lo studente inglese Tom Broadbent abbia trovato un vitalizio,anche solo recuperando denaro per il brevetto.

@ Dalida @

domenica 25 luglio 2010

Trivellazioni petrolifere,27 piattaforme a rischio su tutto il pianeta

La società petrolifera Bp inizierà l'installazione della piattaforma e la relativa trivellazione tra pochi mesi,a meno di 600 km dalla Sicilia



Trivellazioni per estrarre petrolio a meno di 600 chilometri dalle coste della Sicilia. Inizieranno tra poche settimane nel Golfo della Sirte, in Libia. Lo ha annunciato la Bp, la stessa compagnia responsabile del disastro nel Golfo del Messico. E se quanto accaduto alla piattaforma Deepwater Horizon succedesse nel Mar Mediterraneo? Secondo l’organizzazione ambientalista Platform, gli effetti sarebbero ancora più devastanti, per via della forma a conca di bacino del nostro mare.

Le nuove trivellazioni della Bp in Libia arriveranno poi fino a una profondità di 1.700 metri, 200 in più della Deepwater Horizon in Louisiana. Piattaforme di questo tipo sono “ad alta profondità”: le più pericolose. L’Europa, in tutto, ne ha già 27, tutte localizzate nel Mare del Nord: una lingua d’acqua di appena 970mila km, stretta tra Gran Bretagna, Scandinavia e Islanda, al centro delle preoccupazioni delle associazioni ambientaliste internazionali. In questo mare 24 piattaforme pompano petrolio a oltre 200 metri di profondità e 3 oltre i 400. Sotto i 400 metri, eventuali falle non sono raggiungibili dai sommozzatori e più si va in profondità, più aumentano i rischi di incidente, per la temperatura delle acque, la pressione, le correnti e la difficoltà di intervenire tempestivamente in caso di black out.

Varie trivellazioni sul lato britannico e scandinavo del Mare del Nord sono della Bp, che è attiva anche in Russia, dove possiede il 50% della compagnia petrolifera TNK-BP. La British Petroleum, è anche proprietaria dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc), il secondo più lungo al mondo (1.776 km), costruito nel 2006 per trasportare il petrolio estratto nel Mar Caspio fino alle coste del Mar Mediterraneo. Proprio nel Mar Caspio si trova uno dei giacimenti di petrolio più grandi al mondo: l’area di Kashagan, che nel 2020 raggiungerà una produzione giornaliera di un milione e mezzo di barili di greggio. Qui la situazione è tenuta sotto controllo dalle ong per via dell’alto livello di solfuro e di altre sostanze tossiche nel sottosuolo e delle difficili condizioni di estrazione (clima impervio e piattaforma lontana dalle coste). L’organizzazione Friends of the Earth Europe riferisce che migliaia di persone sono già state evacuate a causa delle emissioni di solfuro.

Nonostante i rischi, in Europa il numero delle piattaforme petrolifere è destinato ad aumentare. Nuove estrazioni nel Mediterraneo potrebbero partire nei prossimi anni. La stessa British Petroleum sta infatti esplorando con la Shell i fondali libanesi ed egiziani per centinaia di chilometri quadrati. Acque in cui la BP ha già un terribile precedente: lo scoppio nel 2004 di una piattaforma per l’estrazione di gas naturale che ha bruciato per oltre una settimana. Nell’area delle isole Shetland, a nord della Scozia, sono iniziate esplorazioni affidate a BP e Transocean, lo stesso duo responsabile della catastrofe del Golfo del Messico. L’organizzazione Platform riferisce poi che la Norvegia non vede l’ora di iniziare le estrazioni nel Mare Artico attorno alle isole Lofoten. Esplorazioni sono iniziate al largo delle coste della Groenlandia e al largo della Turchia nel Mar Nero, mentre l’Irlanda è pronta a mettere all’asta diverse licenze per scandagliare il sottosuolo.

Insomma una situazione che non fa certo ridere, tanto più che, secondo tutte le associazioni ambientaliste, l’Unione europea sta facendo troppo poco per proteggere i propri mari e le proprie coste. Recentemente l’eurodeputato polacco Boguslaw Sonik, vice presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, ha presentato una proposta di risoluzione per richiedere controlli più stretti, misure di sicurezza più rigide e regole europee più rigorose per le trivellazioni. La sua mozione, però, non è passata.



Prima di piangere sul petrolio versato,poichè per il mediterraneo una perdita di greggio come in Louisiana,vorrebbe dire la morte per dei secoli del nostro mare,essendo il ricambio delle acque garantito dal solo stretto di Gibilterra.
Possibile che il nostro governo e il parlamento europeo,non possa bloccare questa spada di damocle sull’ecosistema del nostro mare.
L’interesse al solo business equivale alla suprema idiozia del genere umano.

&& S.I. &&

Le bombe a Falluja (Iraq) peggio della bomba di Hiroshima



di Davide Casati

Uno studio americano rivela come dopo i bombardamenti le percentuali di tumori sono aumentati esponenzialmente, segno che furono usate armi chimiche
Il nome, basta quello. Hiroshima, prima città a subire un bombardamento nucleare, è nella memoria del mondo sinonimo dell’orrore della guerra. E basta citarne il nome per evocare uno strazio che lascia senza parole. Per questo quel nome viene fatto sempre con cautela. Per questo fa ancora più impressione leggere che c’è una battaglia, avvenuta 59 anni dopo il lancio dell’atomica sulla città giapponese, le cui conseguenze sono “peggiori di quelle di Hiroshima”. Peggiori di quelle di un disastro nucleare.

Uno studio rivela infatti che a Falluja, in Iraq – teatro, nel 2004, di due offensive dei marines americani – la percentuale di tumori è cresciuta di 4 volte, quella di cancro nei bambini di 12 volte, quella di leucemia di 38 volte, la mortalità infantile è di 80 bambini su 1.000 nascite (contro i 17 nella confinante Giordania e 9,7 in Kuwait), le malformazioni infantili sono in costante aumento (una bimba è nata con due teste, altri con gli arti malformati o paralizzati). Solo per fare un paragone, a Hiroshima la percentuale di leucemia salì di 17 volte dopo il bombardamento nucleare. Secondo il dottor Chris Busby, professore dell’Università dell’Ulster e co-autore, insieme ai dottori Malak Hamdan e Entesar Ariabi, della ricerca (intitolata “Cancro, mortalità infantile e rapporto tra sessi alla nascita a Falluja – 2005-2009” e pubblicata sul Journal of Environmental Studies and Public Health di Basilea), le varianti di cancro individuate a Falluja sono “simili a quelle riscontrate a Hiroshima, tra i sopravvissuti esposti a radiazioni ionizzanti della bomba e all’uranio del “fallout” (la ricaduta di sostanze tossiche al suolo dopo l’esplosione)”.

Lo studio – condotto su 4.800 persone tra gennaio e febbraio di quest’anno – ha mostrato anche che il rapporto percentuale tra maschi e femmine è variato molto, dopo l’attacco, arrivando a 850 bambini nati ogni 1000 femmine. Il rapporto maschi-femmine è un indicatore dei Danni genetici, che colpiscono più i maschi delle femmine. E una variazione simile è stata riscontrata – ancora una volta – a Hiroshima.

Secondo il dottor Busby è difficile individuare con certezza una causa dietro a questi dati. Ma “per produrre un effetto del genere”, ha detto, “dev’essersi verificata una notevole esposizione a agenti tossici e mutogeni ne 2004, quando avvenne l’attacco”. Ecco, l’attacco. I marines assediarono e bombardarono Falluja nell’aprile di 6 anni fa, dopo che 4 dipendenti della compagnia di sicurezza Blackwater furono uccisi e i loro corpi bruciati e portati per la città. Dopo 8 mesi di stallo nelle operazioni, i Marines decisero di usare l’artiglieria e i bombardamenti aerei per piegare la resistenza. Utilizzando armi legali, fu detto. Prima che si scoprisse dell’uso del fosforo bianco, in grado di bruciare, a contatto con l’aria, pelle e carne su cui si deposita: un’arma illegale, in campi di guerra densamente popolati come una città. E ora il dubbio è “che siano state usate anche armi contenenti uranio, in qualche forma”, dice il dottor Busby.

I militari britannici, che affiancarono gli americani durante l’assalto, rimsaero esterrefatti notando il volume di fuoco impiegato per l’operazione. Falluja venne considerata una zona sulla quale poter sparare liberamente: “In una sola notte vennero lanciati 40 colpi di artiglieria pesante su un singolo settore della città”, ricorda il brigadiere Nigel Aylwin-Foster. Il comandante che ordinò quell’uso devastante di munizioni non lo considerò rilevante, tanto da non menzionarlo nemmeno nel rapporto al comandante delle truppe Usa. Dal 2007 in poi, gli Usa hanno messo in campo nuove strategie per l’assalto ad aree popolate, riducendo la potenza di fuoco. Ma la mancanza di cure a Falluja è continuata ben oltre quel drammatico novembre 2004. Gli ospedali sono stati ricostruiti lentamente, la ente aveva paura ad andare fino a Baghdad – a meno di 50 chilometri di distanza. E così i bimbi hanno continuato a nascere malformati, ammalarsi di cancro e morire, nella Hiroshima del Medio Oriente.



E dire che gli americani sono i migliori esportatori della democrazia,chi l’avrebbe mai detto….
Parola di elefantino del “Foglio”,naturalmente!

L'inchiesta dei micidiali ordigni degli americani

E' consigliabile la visione dei filmati ad un pubblico adulto

Prima parte



Seconda parte




&& S.I. &&

sabato 24 luglio 2010

Vedo zero,il film dei ragazzi creato con i telefonini

Trailer




Le periferie milanesi contro lo star system hollywoodiano: ecco il trailer di "Vedozero", il primo film realizzato solo con i cellulari da 70 adolescenti.

La pellicola, una sorta di "diario digitale" dei ragazzi ai tempi di Facebook e YouTube, anticipa di fatto il progetto lanciato da Ridley Scott "Life in a Day", che prenderà vita domani.

Scritto dal regista Andrea Caccia, prodotto da Massimo Schiavon, Emanuele Cerri e Emilo Giliberti per "Roadmovie" con il contributo della Provincia di Milano, il film è un mosaico di momenti di vita, intimi e collettivi, raccontati giorno per giorno, della generazione blog. Vedozero uscirà inizialmente presso le sale del Cinema Palestrina di Milano a partire dal 17 settembre e a seguire presso il cinema Mexico di Milano e altre sale in Italia.



[@#& blog Freedom &#@]

venerdì 23 luglio 2010

L'attuale vita delle pupe.escort,meteorine del caro Papi



Barbara Montereale

Ragazza immagine

Non sembra essere decollata la carriera di una delle protagoniste delle serate a Palazzo Grazioli (di cui scattò anche fotografie). In quest’anno ha girato una pubblicità per una catena di negozi di Bari assieme a Corrado Tedeschi e a Gigi di “Gigi e Andrea”.






Patrizia D’Addario

Escort

La professione che l’ha resa nota alle cronache l’ha interrotta. Negli ultimi dodici mesi ha scritto due libri e fatto un piccolo tour con uno spettacolo. Nelle ultime settimane si è sbloccata la pratica della licenza edilizia per costruire un residence. Quella per la quale aveva chiesto aiuto al premier.



Graziana Capone

Modella

La “Angelina Jolie” di Bari, presentata a Berlusconi da “Giampi” Tarantini, che in un’intervista affermò di essere “la preferita” del presidente del Consiglio, dallo scorso gennaio lavora assieme a Roberto Gasparotti, l’ex teleoperatore Fininvest che oggi è responsabile dell’immagine del premier.




Sabina Began

Attrice

L’Ape Regina che sulla caviglia ha tatuata la scritta: “L’incontro che ha cambiato la mia vita: S. B.”, fece conoscere Berlusconi e Tarantini. Ha fatto una piccola parte in “Il falco e la colomba” e un’altra in un film horror Usa, titolo provvisorio “The reapers” che è ancora in fase di lavorazione.




Antonella Troise

Attrice

La “pazza pericolosa” (così la ebbe a definire il Cavaliere in una telefonata intercettata con l’allora direttore di Rai Fiction Agostino Saccà) quest’anno ha girato “Negli occhi dell’assassino” (andato in prima serata su Canale 5) e una piccola parte in una serie di quattro puntate.




Angela Sozio

Volto tv

L’ex concorrente del Grande Fratello, fotografata con altre ragazze in braccio al premier, ha da poco lasciato il posto di contabile in una società che lavora con il sistema sanitario. Ora lavora per Mediaset. È stata tra i giurati de “La pupa e il secchione”.




Elvira Savino

Deputata

Collega della De Girolamo a Montecitorio, è lei a far conoscere “Giampi” Tarantini a Sabina Began, che era sua coinquilina a Roma. Durante l’anno si è sposata (testimone di nozze Berlusconi) ed è finita in un’inchiesta della magistratura pugliese su mafia e appalti con l’accusa di riciclaggio.





Nunzia De Girolamo

Deputata

La “Carfagna del Sannio” è lanciatissima nella carriera politica. Deputata dal 2008, dopo lo scandalo dossier che ha visto coinvolto il sottosegretario, poi dimissionato Nicola Cosentino, potrebbe anche succedergli al coordinamento del Pdl campano.



Francesca Pascale

Consigliere provinciale

L’ex “velina” di Telecafone, e fondatrice del club partenopeo “Silvio ci manchi”, è stata eletta consigliere provinciale a Napoli raccogliendo la bellezza di 7500 voti. Prima aveva lavorato nell’ufficio stampa di Forza Italia, poi anche con il sottosegretario Francesco Giro.




Giovanna Del Giudice

Assessore provinciale

L’ex meteorina che fu già ragazza immagine del Billionaire di Briatore, non si è buttata giù dopo la brutta performance alle regionali campane (arrivò penultima). Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, ha deciso di nominarla assessore alle Pari opportunità.



Noemi Letizia

Diciannovenne

Il copyright “Papi” è della ragazza di Casoria, che in quest’anno, dopo aver gonfiato con la chirurgia estetica labbra e seno, si è anche diplomata in ragioneria. Studia dizione e canto, e si prepara a lanciare una linea di abbigliamento e profumi sotto l’etichetta “Noemi L.”.


Da E

Per schiarire le idee alle poche che non hanno ancora capito di come si può sbarcare il lunario di questi tempi,e per "lunario" è chiaro che si indica un super eufemismo!

Il precariato dal sultano è un dettaglio davvero sconosciuto.....

&& S.I. &&

La complicata discendenza dei Bossi,di Michele Serra



La soluzione dinastica decisa da Umberto Bossi (gli succederà il figlio Renzo) desta l'interesse di storici e politologi. La decisione di Bossi è giudicata legittima: l'ereditarietà delle cariche non esiste nelle democrazie europee, e dunque in Italia è perfettamente ammissibile. Piuttosto, preoccupa l'eventualità di guerre di successione scatenate dagli altri figli, che potrebbero anche non ricorrere ai metodi più indolori, come il fratricidio, e imboccare la via delle armi. L'Università di Pavia ha elaborato una serie di proiezioni poco prima che il nuovo rettore leghista la riconvertisse in un allevamento di dobermann.

2020 Il giovane Renzo succede al padre Umberto, nel frattempo divenuto Re delle Prealpi. Nella Reggia di Varzi viene cinto della Corona Stagionata, una preziosa treccia di salamini e trucioli di alluminio simbolo dell'economia padana. Pronuncia la storica frase "Dio me l'ha data, eppur si muove", facendo sopprimere il vecchio tutore Tremonti che l'aveva corretto in pubblico. Al titolo di Re delle Prealpi, che gli va stretto, aggiunge quello di Geometra. Il cugino Padanio dichiara nulla la cerimonia e, a capo di un piccolo esercito di Suv, occupa la tangenziale di Varzi: è la scintilla della Prima Guerra di Successione, detta anche "guerra delle due Canottiere".

2021 Con Renzo si schierano i Cobas del Latte (guidati dal condottiero Giovanni Senza Quote), i pescatori di pesci gatto e le famose "madri in nero", che portano il lutto in memoria dei "recomparecidos", figli e mariti ricomparsi dal nulla negli elenchi dei contribuenti. Dalla parte di Padanio, la movida di Bergamo e il concessionario della Hummer per la Lombardia. La lotta è impari, Padanio viene legato a una rotoballa e gettato in un roveto, Renzo regna incontrastato e vara una grande stagione di riforme: l'esilio dei Culattoni, il battesimo forzato per i musulmani, la riduzione dell'Iva sui divani fiorati. Stabilisce la sua sede nel più grande e sfarzoso capannone lungo la Paullese, un arredobagni, e riceve le delegazioni straniere immerso in una Jacuzzi piena di Campari soda. Nomina cardinale di Milano suo figlio Ticino, barman della discoteca "Pota Libre", che introduce nel rito ambrosiano la lap-dance.


2030 Decadenza del Regno di Renzo, le cui stravaganze (ha letto l'intero primo capitolo di un libro) sconcertano la Corte. Viene deposto da un ramo minore della famiglia, i Bossi Absburgo Lorena, dei quali nessuno aveva mai sentito parlare ma che compaiono nell'elenco del telefono di Pontedilegno a partire dal 2029, data nella quale il capostipite Alberto, tipografo, aveva cominciato a stampare elenchi del telefono. I Bossi Absburgo Lorena aboliscono la canottiera come indumento ufficiale di corte e introducono il gilet di terital. In segno di simpatia per i centri minori, stabiliscono la capitale a Milano, che dopo l'Expo e gli allagamenti conseguenti è decaduta a villaggio insalubre. 2037: campagna contro la malaria. 2045: bonifica delle paludi milanesi e ristrutturazione delle palafitte. 2068: introduzione dell'alfabeto bossiano, di sole cinque lettere, per facilitare la Grande Campagna di Rinascita Culturale.

2255 Il lungo regno dei Bossi Absburgo Lorena, che ha riportato il Nord ai livelli del 1300, ha termine. L'ultimo rampollo, Urk VIII, non lascia eredi. Avvolto di pelli di nutria e con il suo caratteristico elmo a sei corna, viene sepolto nel letto del Naviglio: emergono solo il naso e gli alluci. I sei figli illegittimi avuti dalla moglie Chantal durante i provini di "Xfactor Revival" (una gara di canti primitivi, con tamburo e gong) dividono il regno in sei parti, con regolamento condominiale. Nasce la Bossia-Erzegovina, in onore della escort russa Ludmilla Erzegova, fidanzata dei sei fratelli Bossi. L'invasione cinese del mese successivo riporta definitivamente in Italia l'elettricità, l'acqua potabile e la ruota.

DA

Se il dopo sultano saranno i Bossi a prendere le redini dell'Italia o meglio della Padania,chissà se riusciremo a rimpiangere il primo,chissà!!

[ Kenzo ]

giovedì 22 luglio 2010

Il bello e cattivo tempo della Fiat


Oggi l'azienda ha comunicato la volontà di portare la produzione della monovolume in Serbia,di fatto lasciando scoperta in buona parte la produzione a Mirafiori.

In Francia e Germania una delocalizzazione del genere non sarebbe tollerabile,interpretata dalla Fiat da molti anni,ricordando gli stabilimenti in Brasile,Polonia e Turchia,senza contare gli accordi con l'industria indiana per la produzione della Punto.
Sarkozy poco tempo fa ha minacciato di riprendersi tutti i fondi stanziati dal governo francese verso l'industria automobilistica transalpina,se ci fosse stata la volontà della Renault,Citroen-Peugeot di delocalizzare.

Ma in Italia si sa,qui il far west dell'imprenditoria è una realtà da parecchio tempo.

&& S.I. &&




[ dall'Inserto satirico ]

Fiat: La nuova monovolume se ne va in Serbia

di Afredo Faietta

Lo annuncia l'Ad Marchionne che incolpa il sindacato del trasferimento
Colpire Mirafiori per educare tutti gli altri siti produttivi. Con gli investimenti che si spostano laddove le relazioni industriali sono sbilanciate nettamente a favore dell’azienda. La nuova piattaforma – L-O il nome in codice – per la monovolume media del gruppo Fiat, che andrà a sostituire prodotti come Lancia Musa, Multipla e Idea, si farà in Serbia, a Kragujevac, lo stabilimento scelto da Marchionne al posto di quello torinese. Una decisione maturata dopo il braccio di ferro con i lavoratori a Pomigliano d’Arco, dove la Fiom si è battuta strenuamente per la difesa di diritti costituzionalmente rilevanti, anche con un referendum interno. Ma la nuova Fiat è questa, e lo scorporo delle attività auto approvato ieri non farà altro che acutizzare ulteriormente i problemi tra sindacati e lavoratori. L’amministratore delegato Sergio Marchionne in un intervista al quotidiano la Repubblica è stato cristallino: “Ci fosse stata serietà da parte del sindacato, il riconoscimento dell’importanza del progetto, del lavoro che stiamo facendo e degli obiettivi da raggiungere, la L-0 l’avremmo prodotta a Mirafiori. Fiat non può assumere rischi non necessari in merito ai suoi progetti sugli impianti italiani: dobbiamo essere in grado di produrre macchine senza incorrere in interruzioni dell’attività”. Ma in questi termini la decisione presa rischia di essere un riedizione durissima del dumping sociale che gli stati industrializzati vedono purtroppo ormai da anni.

Ma nella scelta di dove produrre contano anche i finanziamenti, e in questo caso sono tanti. Per il rinnovo degli impianti serbi il governo di Belgrado metterà sul piatto 250 milioni di euro, contro lo zero dell’Italia a Mirafiori, che si aggiungono ai 400 di finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (Bei) e i 350 che metterà Marchionne. L’amministratore delegato dice che non è una questione di soldi, anche se c’è il sospetto che quella cifra offerta dai serbi, probabilmente a fondo perduto, possa aver fatto pendere la bilancia dalla parte del paese balcanico.

L’annuncio dell’esclusione di Mirafiori dal nuovo progetto (“A Mirafiori faremo altro, ci stiamo pensando”, ha detto genericamente Marchionne) arriva con quello, epocale, della divisione dell’attività auto da quelle di camion e trattori, che confluiranno in Fiat Industrial. Lo ha deciso un consiglio d’amministrazione che si è tenuto emblematicamente ad Alburn Hills, vicino Detroit, dove ha il quartiere generale Chrysler. Viene così dato seguito all’annuncio dello scorso aprile: Fiat group si divide in due, con le attività dell’auto, la componentistica di Magneti Marelli e i robot di Comau, le partecipazioni finanziarie come Rcs Mediagroup e le altre attività tipo il quotidiano La Stampa che restano sotto la società del Lingotto. I camion, i trattori e le macchine ad uso industriale di Cnh confluiscono, invece, in Fiat Industrial. Ovvero l’altra Fiat, che vivrà di luce propria rispetto a quella originaria. Resta aperto il tema della suddivisione del debito tra le due società, mentre le poltrone chiave sono state quasi tutte decise. In Fiat auto resta presidente Jaki Elkann con Marchionne amministratore delegato. Quest’ultimo sarà presidente della Industrial, alla ricerca ancora di un amministratore.

Nel frattempo i risultati del secondo trimestre hanno visto il ritorno all’ utile per 113 milioni di euro contro una perdita di 179 milioni dello stesso periodo del 2009: migliorano in generale tutti i numeri di bilancio, con il fatturato consolidato che sale del 12,5 per cento a 14,8 miliardi di euro e i debiti netti industriali che scendono a 3,7 miliardi di grazie ad una buon generazione di cassa.

E’ ancora presto per fare delle congetture sul futuro della nuova Fiat, anche se una cosa è chiara. Le attività automobilistiche sono un settore fortemente ciclico, e lasciate da sole daranno luogo a drastici cambi di rotta nei conti con il cambiare della congiuntura. Cambi che d’ora in poi saranno maggiormente visibili perché non più calmierati dagli altri asset del gruppo. Questo significa che la società cercherà la massima efficienza produttiva, dentro o fuori dall’Italia, anche a costo di decisioni impopolari come quelle prese a Termini Imerese o a Pomigliano d’Arco. O come quest’ultima di Mirafiori. Governo e sindacati non hanno che da prepararsi.

mercoledì 21 luglio 2010

Storia di precariato selvaggio,di Massimo Gramellini



Mentre mi trastullavo con le trombette dell’ultimo sondaggio sulla disoccupazione che aumenta ma rimane sotto il livello europeo, ho ricevuto una lettera dalla realtà. L’ha scritta V., una ragazza diplomata che, unica del suo corso, trova posto in un laboratorio chimico, percependo uno stipendio di ben 400 euro. I sondaggi la inseriscono alla casella «occupata», invece lei è preoccupata. Ha strane pretese, vorrebbe sposarsi. Così deve arrotondare con un secondo lavoro in nero: intermediatrice finanziaria per 3,50 euro l’ora. I pagamenti avvengono sempre in ritardo. Allora l’occupata V. lascia la finanza e si mette a fare le pulizie, ma pagano a singhiozzo anche lì. Poi il laboratorio chimico chiude e V. cambia casella. Nel gioco dei sondaggi, adesso, è «disoccupata». Eppure guadagna e si dispera come prima, fra contratti precari e lavoretti in nero dai riflessi un po’ lenti: le hanno appena corrisposto il compenso di maggio.

Conclude: «Ho tanti sogni nel cassetto che si stanno riempiendo di polvere, perché con uno stipendio di 800 euro preso in 5 o 6 acconti si fa fatica a vivere». Non vede vie d’uscita. Le cerca nei discorsi dei politici, ma parlano di intercettazioni. Ha letto che ci fu un tempo in cui i giovani volenterosi lavoravano gratis per qualche anno, però dopo venivano assunti, non licenziati o pagati a rate. Un tempo in cui ricevere uno stipendio era condizione sufficiente per abitare la vita con dignità. Vorrebbe sapere se il futuro consisterà nel guadagnare come un indiano in un Paese dove tutto costa il triplo che in India.

[ da La stampa ]

Questa condizione descritta dalla ragazza è la storia della stragrande maggioranza dei giovani,i quali possono "ringraziare" la globalizzazione che ha delocalizzato selvaggiamente soprattutto in Italia,le protezioni esistenti in altri paesi europei sono materia sconosciuta da noi,fino a quando molte famiglie faranno da ammortizzatore sociale,il tampone reggerà,solo questione di anni però,dopo la rivoluzione si compierà.

&& S.I. &&

Le cinque stelle di Grillo prendono il volo



Se si votasse oggi, almeno stando a quanto rivela un sondaggio commissionato dal quotidiano La Stampa - raccoglierebbe il 3 per cento dei consensi, come Sinistra e Libertà di Nichi Vendola. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, piaccia o no, è qualcosa con cui la politica italiana – e la sinistra in particolare – dovrà fare i conti nei prossimi anni. E lo sanno bene gli elettori dell’Emilia Romagna e, soprattutto, i piemontesi. Un possibile exploit, con margini di crescita indefinibili, che ancora una volta dimostra quanto paghino idee chiare e non negoziabili: lo insegna da una vita la storia della Lega, è tendenza ormai consolidata per l’Idv. Insomma, l’esatto contrario del Pd.

Davide Bono e Fabrizio Biolè da tre mesi siedono da extraterrestri in consiglio regionale a Torino. Davide, medico, 30 anni, è il capogruppo. È stato il primo a non stupirsi dei 90 mila voti che lo hanno catapultato a Palazzo Lascaris e non si sorprende del sondaggio: “Abbiamo una visione e sappiamo di avere un consenso alle spalle – racconta – il Movimento sta crescendo anche al di fuori della rete, perchè le nostre tematiche – energia, sostenibilità, trasparenza – sono di respiro mondiale. E’ il momento caldo per battere”. Per il futuro prossimo le idee sono chiare: “Presenteremo un candidato sindaco a Torino e, soprattutto, contiamo di entrare in Parlamento nel 2013. Il 4 per cento è una soglia raggiungibile, i risultati di Piemonte ed Emilia-Romagna lo confermano”.

Ma come sono stati questi primi mesi da “politico”? Davide risponde divertito: “È un lavoro duro – dichiara – per riuscire ad incidere nelle istituzioni e ottenere risultati bisogna imparare il mestiere. Ci stiamo provando”. Un obiettivo raggiunto, i due grillini – che trattengono per sé 2.500 euro al mese destinando il resto delle indennità al Movimento che a sua volta finanzia iniziative e progetti – se lo appuntano al bavero: “Il Piemonte ha dimezzato il Tfr per i consiglieri – dichiara Bono – Fino a ieri chiunque non fosse rieletto riceveva un indennizzo di 100 mila euro. Il taglio è passato come emendamento della maggioranza alla Finanziaria, ma i primi a proporlo siamo stati noi. Il meccanismo è sempre lo stesso, rigettare tutto quello che viene dalle opposizioni salvo poi ripresentarlo se conviene”.

L’omologo emiliano di Davide Bono si chiama Giovanni Favia, ha 29 anni ed è un fiume in piena: “Quando siamo arrivati in Regione – racconta – abbiamo scatenato un tifone, proponendo da subito l’abolizione del vitalizio per i consiglieri; il Pd ha preso tempo fino a settembre per decidere. Poi abbiamo puntato sul taglio degli stipendi aggiuntivi, le indennità di funzione. Sono stati costretti ad approvarlo con una delibera”. I ragazzi sembrano averci preso gusto: “Ero tra quelli scettici con lo sporcarsi le mani in politica – confessa – ma sbagliavo. Prima le cose ce le dicevamo in piazza, magari in tanti, ma rimanevano circoscritte. Adesso dico una cosa e il giorno dopo me la ritrovo sul giornale. Ci chiamano antipolitica ma della politica siamo i signori: per noi è un servizio civile. E poi io e Andrea (Defranceschi, collega consigliere, ndr) leggiamo tutte le carte fino all’ultima riga, sono tutti sconvolti. I consigli regionali sono realtà ancora più opache e giù di tono del Parlamento; tutto è in mano alle giunte, nessuno discute, pochi lavorano. Per adesso a rompere le scatole ci siamo solo noi”. Stupito del possibile 3 per cento nazionale?: “No di certo – ancora Giovanni – qui in Emilia, per esempio, siamo molto radicati, abbiamo toccato punte dell’11% e possiamo arrivare al 15. Il Parlamento? È un discorso prematuro, ma penso proprio che ci candideremo. Beppe avrebbe potuto farlo dopo il V-day, ma sarebbe stata una decisione calata dall’alto. Ora, invece, c’è un forte movimento dal basso, con tanto cuore e tanta volontà”.

In Piemonte i colleghi del “palazzo” hanno accolto bene i due extraterrestri: “Sono tutti molto cordiali – racconta Davide Bono – Penso che abbiano anche paura di noi, sanno che qualunque cosa accada noi la rendiamo pubblica in tempo reale”. Facebook, Twitter, la blogosfera, lo sconfinato catino della rete dove i grillini consumano la loro luna di miele collettiva. Ma il mondo è anche fuori e qualche crepa, prima o poi, inevitabilmente comparirà. A Torino è già successo con i ricorsi (in parte accolti dal Tar) per l’annullamento delle elezioni regionali. Il Movimento a 5 Stelle li ha definiti “arroganti”, un po’ stonato per chi fa della legalità e della trasparenza un cavallo di battaglia: “È vero – ammette Bono – abbiamo ricevuto critiche per questa presa di posizione. Dico soltanto che mi sembrano ricorsi un po’ strumentali. Chi ha falsificato le firme lo ha fatto anche nel 2005, ma allora nessuno alzò un dito. In ogni caso se illegalità ci sono state è giusto che si faccia luce”.

Forse c’è il timore di non ripetere l’exploit in caso di nuove elezioni? “È quello che mi dicono tutti – conclude Davide – In realtà sono sicuro che raddoppieremmo i consensi, ma non mi va di farlo sulle tasche dei piemontesi. Di sicuro non lo farei sulle mie: in campagna elettorale ho speso, oltre alla benzina, 50 euro di volantini. E abbiamo anche rinunciato ai rimborsi”.



Se l'attuale coalizione di governo rimarrà tale,idem con l'opposizione che ci ritroviamo,penso che il movimento di Grillo non potrà che aumentare i proseliti.
La regola del doppio incarico a qualsiasi livello,amministrativo,regionale o politico di domani sarà una regola ferrea.
il politico di professione molto probabilmente saà una razza in via d'estinzione,è solo questione di tempo,quando si arriva alla politica in modo temporaneo difficilmente si ha tempo di intrecciare rapporti politici-economici di cui siamo abituati a disgustarci.

LA TRASPARENZA IN QUALSIASI AMBITO PAGA,E SONO ANCORA MOLTI GLI ITALIANI CHE LA POSSIEDONO E LA APPREZZANO.

&& S.I. &&