martedì 7 luglio 2015

L'esercito dei pennivendoli dell''informazione e non solo sul referendum in Grecia


















Scemo chi legge

di Marco Travaglio

Il guaio dei greci è che non leggono i giornali italiani, se no l’avrebbero capito subito che dovevano votare Sì. La Stampa, per esempio, li aveva avvertiti: “Grecia, la mafia russa allarga il suo potere grazie alla crisi”. Per non parlare dell’imminente invasione delle cavallette, seguita da tutte le altre piaghe d’Egitto. Anche il Corriere dispensava ogni giorno l’oroscopo del Tiresia di via Solferino, al secolo Federico Fubini: “Gli ultimi sondaggi danno il Sì in recupero”,“il Sì è davanti al No”,“un Sì può forse evitare il peggio, ma probabilmente non sarà schiacciante”, “gli ultimi sondaggi danno una differenza fra i 40 mila e i 100 mila voti fra No e Sì”;“più folla alla manifestazione del Sì che a quella del No”;“concreto ma non scontato che il Sì prevalga”; “se vincesse il Sì, come sembra possibile visto il panico nel Paese, Tsipras lascerebbe a un nuovo governo”. La Pizia Giavazzi confermava: “I sondaggi lasciano intravedere, pur con grande incertezza, una vittoria dei Sì”. Nel malaugurato caso di un No, Cassandro Fubini dipingeva scene a metà fra The Day After e il Deserto dei tartari ancora prima che si votasse: “Crollo del turismo”,“il Paese sprofonda nel caos”,“il fallimento del sistema bancario”,“presto scontri a tutti i livelli, dai tribunali alla piazza”,“nessuno sale più all ’Acropoli ”,“i torpedoni dei turisti sono spariti”. Mancavano solo la peste bubbonica e il ritorno del Minotauro. Ma niente, quei baluba mica leggono la miglior stampa del mondo. E sbagliano a votare. Peggio per loro. A nulla sono valsi i missili anti-Tsipras dei fratelli Reichlin in stereo (Lucrezia sul Corriere e Pietro sull’Unità, che ospitava anche uno strepitoso attacco del renziano Nicodemo a Pericle). Né il grido di dolore di Casini sul Messaggero di suo suocero (e dove, se no?): “Il Sì un argine alla demagogia”. Né le prediche di Scalfari e Ferrara, noti portafortuna, utilissimi per bilanciare la potenza jettatoria di Vendola e della minoranza Pd ad Atene. “Io non capisco affatto–scriveva nel suo straziante appello domenicale l’Eugenio –perché siano ad Atene anche Fassina e i suoi compagni della sinistra. Vogliono che l’Europa si arrenda al ricatto greco o che vada per aria?”. Già, perché è la Grecia che ricatta l’Europa, mica viceversa. Quanto a Ferrara, anche quando si firma col nome de implume Claudio Cerasa, ha spiegato in lungo e soprattutto in largo quant’è buona la Troika: essa vuole soltanto “mettere la Grecia con latesta a posto o sulla buona strada in cambio di altri miliardoni”, insomma il No è roba da “Casa Pound e Alba Dorata”.
Che poi è pure la tesi di Johnny Raiotta: “Gli stalinisti che militano in Syriza e i nazisti di Alba Dorata” sono “alleati nel No”, mentre “la vittoria del Sì va sostenuta e auspicata” contro la “follia” di Tsipras, “uno di quei matti che minacciano di farsi esplodere con l’appartamento che occupano pur di impedire lo sfratto” per dirla con Belpietro. Stefano Folli, su Repubblica, aggiunge che addirittura “il governo Tsipras è sostenuto dai nazisti di Alba Dorata”: non è vero niente, ma tutto fa Sì. Però si sa come sono quei brubru dei greci: non danno retta nemmeno a Raiotta, Belpietro e Folli. Per dire come sono messi, non hanno manco visto Panorama col titolo “Pagliacci” e le foto di Tsipras e Varoufakis col nasone rosso e il papillon da bagonghi. Così si son lasciati sfuggire l’occasione di scaricare l’unico premier onesto dalla notte dei tempi e di riportare al governo i ladroni di prima, come auspicava Fubini inchiodando la bara di Tsipras (“sa che la sabbia nella clessidra scorre contro di lui”,“la Merkel l’ha lasciato fuori al freddo a bere fino in fondo la sua cicuta”); e ingolosendo i greci con l’annuncio di un bel “governo di unità nazionale con l’ex governatore Provopouloso un esecutivo composto dai soli moderati di Syriza,dal Pasok e dai filo europei di Potami”. Una figata pazzesca. Ma quelli niente: anziché arraparsi all’idea di un premier banchiere e di un governo con i partiti sconfitti alle elezioni, una soluzione all’italiana insomma (potevamo pure prestargli Napolitano, Monti e Fornero che hanno un sacco di tempo libero), i greci han preferito tenersi il premier che hanno eletto. Che gente bizzarra. Hanno addirittura ignorato l’appello a “mostrarsi più saggi e ragionevoli del loro governo”lanciato da Renzi, noto fautore di una “Terza Via tra linea Merkel e linea Tsipras”. Terza Via uscita rafforzata dalla sua presenza, venerdì, sotto gli stivali della Cancelliera. “Renzi con Angela per archiviare Tsipras”, turibolava Repubblica.“La scelta di stare con Merkel: senza linea dura si favoriscono i populismi”, titolava il lungimirante C o rr ie re : infatti ora i“populisti”c o n t ano il doppio. Ma niente paura: è vero che Zelig Matteo è trattato in Europa come un pelo superfluo e tutti gli altri s’incontrano senza di lui. Ma sono quisquilie. Per Folli, si profila “una mediazione italiana” per “un’altra politica economica ”per l’Europa, e chi meglio di Renzi che non ha neppure una politica economica per l’Italia? Del resto, annuncia Repubblica, Renzi “sembra contento di non essere stato invitato ”da Merkel e Hollande. Anzi, Angela e François lo volevano tanto, ma lui aveva altro da fare: un summit con Padoan in teleconferenza con Lotti, vuoi mettere. Intanto Tsipras, non si sa quando né come, gli “ha chiesto di mediare”: telefonate fra i due dopo il trionfo del No non ne risultano, ma magari è arrivato un sms in greco. Di certo Renzi aveva previsto il Sì, ma “scommesso sul No con Lotti”. Perché lui i giornali italiani li legge. Talvolta li scrive pure. E si vede.



L'elenco dettagliato degli articoli dei pennivendoli nostrani è un'interessante documentazione sul livello di informazione del paese,infatti non essendomi interessato più di tanto al referendum greco,domenica sera quando ho letto i primi risultati mi sono chiesto dov'era finito l'ipotetico testa a testa che profilavano i "super professionisti" pizzicati qua e là nei giorni precedenti,in aggiunta alle dichiarazioni al 99% di parte verso il si.

Ma si sa,più che professionisti dell'informazione da sempre paiono tifosi da curva stadio,sanno benissimo come schierarsi in ogni epoca,e lo schieramento è sempre risultato verso il vento del potere,altrimenti chi glielo garantirebbe lo stipendio?

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