martedì 7 luglio 2015

Le continue bolle di sapone della politica italiana















Come vapore al sole

di Alessandro Gilioli

«Siamo il partito più votato d'Europa», esultava Renzi un anno fa riferendosi alle elezioni per Bruxelles nelle quali il Pd aveva preso 11,2 milioni di voti, contro i 10,3 della Cdu in Germania. Siamo il partito più forte del Pse, dicevano in coro i dirigenti del Pd, riferendosi al fatto che in nessun Paese Ue l'equivalente socialista o laburista avesse raggiunto quel 40 per cento. Poco prima del voto, lo stesso Renzi aveva ipotizzato che se questa eventualità si fosse avverata, questo avrebbe dato «una forza straordinaria all'Italia».

Come no, una forza straordinaria.

Si è visto, in queste settimane. Nelle quali mentre si giocava il presunto derby evocato proprio dal premier italiano, c'era una squadra che non toccava palla (quella dei socialisti europei, appiattita sulla linea della destra) e un giocatore che diceva di esserne il goleador e invece non è manco sceso in campo, cioè il medesimo Renzi.

Personalmente, da socialista (quale sono) e da europeo nonché italiano (pure questo sono) di tutto ciò parecchio mi dolgo e un po' mi vergogno. Ma come, abbiamo un premier sedicente "socialista europeo" che è anche leader del partito in assoluto più votato d'Europa nonché del partito più votato nella famiglia Pse, e non conta una mazza, non dice una mazza, non fa una mazza, si limita a un tweet a metafora calcistica due giorni prima del referendum per poi sparire di nuovo dai radar, non un'iniziativa politica, non un tentativo di cercare una soluzione, evaporate al sole tutte le parole "contro l'austerità" e "per un'Europa diversa" che pure avevano contribuito al suo 40 per cento di un anno fa?

Proprio così, niente. Con alle spalle il partito più votato d'Europa.

Personalmente, non attribuisco questa latitanza a svogliatezza o indifferenza. Ma ad altre due concause. Una minore e una maggiore.

Quella minore sta nelle caratteristiche di Renzi. Che è bravissimo a tenere banco da protagonista quando a dettare l'agenda politica è lui: riforma del lavoro, legge elettorale, "buona scuola", pubblica amministrazione etc. Molto meno bravo è invece quando a dettare l'agenda è la realtà, con i suoi accadimenti e le sue urgenze: ad esempio immigrazione, Isis, Europa e Grecia. In questi casi traccheggia, balbetta, prende tempo o sparisce.

La ragione maggiore invece non riguarda solo Renzi (sarebbe ingeneroso dirlo) ma tutta la storia del Pd, molto prima dell'attuale premier. Pd che - fin dai tempi in cui era Pds e Ds, anzi fin dalla caduta del Muro di Berlino - non ha mai più saputo elaborare una propria cultura politica autonoma rispetto al centrodestra. Anzi, è sempre stato un emulatore appena meno feroce dei suoi avversari storici. Ha sposato il liberismo, le privatizzazioni, la flessibilizzazione del lavoro, il pareggio di bilancio, insomma tutto. Chissà se nella speranza di far dimenticare il passato comunista o semplicemente perché si è arreso. Ed è diventato uguale a quelli di cui doveva rappresentare l'alternativa.

Così è scoppiato tutto. E così ad esempio è nato il Movimento 5 Stelle - ma anche la più recente penetrazione di Salvini nei ceti popolari è figlia della stessa assenza.

L'inanità di Renzi nella crisi di queste settimane è quindi solo in parte responsabilità sua. E i suoi equivalenti europei, quelli che hanno sfilato in camicia bianca a Firenze nel settembre scorso, non stanno facendo certo figure migliori. Per non parlar di Martin Schulz, il loro ex candidato presidente Ue.

Qui in Italia c'è solo un piccolo particolare in più: che il leader del centrosinistra, quello che sparisce di fronte ai dogmi della destra europea, è lo stesso che invece fa la voce grossa quando si tratta di fare politiche di destra in Italia, dal Jobs Act in giù.

Insomma, fa baldanzose cose di destra in casa e obbedisce silente alle politiche di destra all'estero.

Il dubbio che sia di destra sarà scortese, ma non mi sembra poi così illogico.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

E' dai tempi di Craxi,a proposito di socialismo,che in Italia non è apparso un movimento,un'idea che non sia una personalizzazione di un solo uomo,vedasi cosa ha combinato il caimano,e cosa sta razzolando l'amico del nazareno.Qua e là è apparso un Prodi che ha vinto con dei margini troppo risicati nel garantire governabilità,e fa comprendere quanto sia debole un'idea di partecipazione democratica a più voci.

Anche con il nuovo che è apparso di recente,M5S e la Lega riveduta corretta al nazionalismo,alla base ci sono personalismi come fu l'idea di Bossi,se non nascerà un'idea integralmente organizzata a livello popolare come in Spagna,collezioneremo continui fallimenti e nel frattempo il paese rimarrà sempre indietro,vivendo di continue aspettative del personaggio che ci salverà ormai l'abbiamo capito che si va sempre a sbattere,ed è il vero problema poichè sbagliare è umano,ma ripetersi automaticamente è al di là del diabolico.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

Nessun commento: