domenica 3 novembre 2013

E il Pd si dedicò alle tessere di partito farlocche




Pd, piove a catinelle

di Antonio Padellaro

Ai dirigenti Pd consigliamo la visione dell’ultimo film di Checco Zalone: si divertiranno e avranno modo di riflettere sul personaggio che lo stesso autore ha così descritto a Malcom Pagani: “Un disgraziato che si mostra più stronzo dei ricchi, ambisce solo ad assomigliargli e alla fine, diventa peggio di loro”. Non è in qualche modo la parabola del loro partito, nato per “cambiare l’Italia” e che invece fa combutta di governo con il nemico che doveva cacciare, rischiando di spappolarsi tra mille faide interne?

Prendete le ultime cronache congressuali: dalle Alpi al Lilibeo un’esplosione di tessere fasulle con i clan locali che arruolano seduta stante plotoni di immigrati e perfino gente del Pdl, per accaparrarsi quote di potere. Mentre i veri militanti disertano nauseati le vecchie sezioni ora chiamate circoli: dei ring dove i capatàz finiscono sovente per darsele di santa ragione. Senza contare i pugnali nell’ombra, che spiegano la scelta democratica e prudente di andare al voto palese, onde evitare gli agguati dei franchi tiratori, quando il Senato dovrà pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi. Come la peggiore Dc, dice qualcuno: paragone che l’esperto Cirino Pomicino respinge, non senza qualche ragione, ricordando che lo scudocrociato era un partito vero e non un marketing leaderistico senza prodotto.

A Matteo Renzi le orecchie dovrebbero fischiare anche per la transumanza di facce siciliane poco raccomandabili che sul carro del vincitore vogliono pasteggiare a champagne, altro che spingere. Il giovane sindaco può vincere tutte le primarie che vuole, ma costoro poi presentano il conto: questo il senso del pizzino.

Era inevitabile: per vent’anni il miliardario di Arcore è stato un perfetto alibi morale per i suoi presunti oppositori. Lui, per dire, frodava il fisco, comprava senatori, frequentava minorenni e loro buttavano la polvere sotto il tappeto. Stavano al gioco, con i Penati di turno, percettori di buste preparate da solerti segretarie e intanto scendevano in piazza contro il Caimano cattivone. Ma ora che a palazzo Grazioli stanno (forse) per spegnersi le luci, l’alibi vacilla e le magagne altrui spuntano come i funghi con le piogge autunnali.

E può succedere che, dopo la nipote di Mubarak, tocchi alla figlia di Ligresti. E che, scoperto il peccatuccio, vengano addotte, guarda un po’, identiche ragioni “umanitarie”. Certo, una Guardasigilli è più presentabile di un pregiudicato, ma la protesta dei berluscones – perché a lui non credete e a lei sì? – non sembra del tutto campata in aria. “Parola di ministro” è un buon titolo per il prossimo film comico di successo.



Che il Pd e la sua politica siano da paragonare ad una cancrena sempre più diffusa non sorprende,sono anni che solo i sordi,i ciechi e muti non si siano accorti di nulla.

Ciò che più risulta avvilente,è che non ci siano alternative,il paese è diventato alla mercee di uno psicognocca buono solo a farsi i c..i suoi,una opposizione ridicola e il nuovo che è apparso paiono dei dilettanti allo sbaraglio con un comico nevrotico che dovrebbe stare spesso in silenzio,nell'evitare la palese dimostrazione di inconsistenza.

Cioè in poche parole,il disastro paese può andare avanti!

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

Nessun commento: