sabato 1 giugno 2013

L'enorme evasione fiscale al dettaglio




L’ITALIA AL CONTRARIO, GIOIELLIERI ALLA FAME DIPENDENTI RICCHI

SECONDO IL MINISTERO DELLE FINANZE IL REDDITO MEDIO DEI LAVORATORI È DI 20 MILA EURO. PER CHI COMMERCIA IN PREZIOSI , 17.300. NOTAI PRIMI IN CLASSIFICA

di Salvatore Cannavò

La fotografia del reddito degli italiani consegna ancora un’immagine di ingiustizia. Esistono infatti i redditi da lavoro dipendente, certi e documentabili, che pagano le tasse; esistono quelli dei professionisti, che anche se bassi sembrano però accettabili. C’è poi una zona grigia in cui i gioiellieri sono più poveri degli operai, i tassisti arrancano dietro agli insegnanti e i night club si trovano sull’orlo del fallimento.
La fotografia è stata scattata ieri dal Ministero dell’economia e finanze sulla base degli Studi di settore relativi ai redditi nazionali del 2011. Un reddito totale dichiarato di 106,2 miliardi che è composto da una media di 28 mila euro per le persone fisiche, di 38.400 euro per le società e di 32 mila euro per le società di capitali. La dichiarazione Irpef media di un lavoratore dipendente, invece, è di 20.020 euro l’anno. Scendendo nel dettaglio, però, si scopre, ad esempio, che i gioiellieri dichiarano in media 17.300 euro, i taxisti 15.600, i bar 17.800, gli autosaloni 10.100. Va peggio a discoteche, centri benessere e night club che dichiarano redditi negativi o agli impianti sportivi che dichiarano una media di 400 euro annui.
Più veritieri i redditi dei “professionisti” che si attestano, in media, su 49.900 euro con punte tra i farmacisti , 103.400 euro e i notai: 315.600 euro.
LA ZONA GRIGIA è quella tradizionale delle “partite Iva” stimate dal Ministero in 5,066 milioni di contribuenti in calo dell’1,1% rispetto all’anno precedente. L’analisi della composizione di questo corpo sociale ne evidenzia l’eccessiva concentrazione. I contribuenti con volume d’affari superiore ai 5,165 euro, infatti, sono circa l’1,2% del totale (soprattutto società di capitali) che però corrisponde al 70% del volume d’affari complessivo (che è di 3.241 miliardi di euro).
La stragrande maggioranza delle partite Iva (circa il 99%) dichiara quindi un volume d’affari pari a un terzo del totale e, di conseguenza, redditi molto più bassi di quanto ci si aspetterebbe.
Il riflesso di questa fotografia è dato dal rapporto tra entrate fiscali
provenienti dai redditi da lavoro e da pensioni e quello proveniente da altri redditi. Un rapporto più che iniquo con il 93% che discende dai primi e solo il 7% dai secondi. In questo contesto è chiaro che qualsiasi riforma fiscale parte viziata da un difetto d’origine.
A smentire i dati del ministero la Cgia di Mestre, l’associazione artigiana diretta da Giuseppe Bertolussi. “Ancora una volta assistiamo ad un uso artefatto delle statistiche - spiega Bertolussi - riferite ai redditi di alcune categorie di lavoratori autonomi”. Secondo Bertolussi “la comparazione non può essere fatta tra un gioielliere e il reddito medio di un lavoratore dipendente” perché la media di quest’ultimo è innalzata da redditi come quello dei giudici, dei medici o dei professori universitari. “Correttezza statistica vuole che il confronto sia comparato con quello del suo dipendente”. Quindi circa il 30-40% in più. Dal punto di vista complessivo, però, le categorie di “quadri” e “dirigenti” sono meno di un milione in un universo lavorativo dipendente che è fatto da circa 17-18 milioni di lavoratori. Medici e giudici non ce la fanno ad alterare il reddito medio complessivo. E l’operaio paga le tasse che il gioielliere non paga.



Sono decenni che si discute di evasione fiscale,pare che il chiacchericcio continuerà per sempre in questo paese,senza che nessun cambiamento si potrà mai verificare.Fortunatamente il tutto si può denunciare a livello mediatico,come al solito però rimarranno le denunce e chi affossa questo paese la farà sempre franca,dai piccoli ai grandi evasori fiscali.

&& S.I. &&

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