lunedì 3 giugno 2013

Minchiate sparse:Sono iniziate quelle di giugno




Ma mi faccia il piacere

di Marco Travaglio

Larghe amnesie. Mi auguro che tra una settimana saranno molti a seguire sul nostro sito... la mia conversazione con Giorgio Napolitano. Il tema è affascinante: come mai un giovane non propenso alla militanza politica improvvisamente sceglie di iscriversi al Partito comunista; come mai diventa militante e dirigente locale e poi deputato ad appena 28 anni... E poi la sua esperienza europea...” (Eugenio Scalfari, Repubblica, 2-6). E prima la sua iscrizione alla Gioventù Universitaria Fascista. E poi il suo elogio della sanguinosa repressione dell'Armata Rossa sulla rivolta di Budapest nel 1956... Ah, no, questo meglio di no. Non sarebbe affascinante.

Maggiore e Minore. “Noi dell'Esercito di Silvio siamo uno street team della politica. E gli street team si danno gerarchie militari. Berlusconi è il nostro Capo di Stato Maggiore” (Simone Furlan, albergatore e fondatore dell'Esercito di Silvio, Repubblica, 2-6). Ruby invece è il capo di Stato Minore.

Violantoni. “Senza nuove istituzioni la crisi morale non si supera. Credo che Epifani, Berlusconi e il professor Monti debbano impegnare tutta la loro autorevolezza” (Luciano Violante, Corriere della sera, 2-6). Sorprende che un osservatore acuto come Violante non apprezzi appieno l'autorevolezza morale di Berlusconi. Ma allora lo dica che non è mai contento.

Merd Man. “Il Fatto quotidiano, il giornale che trasforma con losca abilità la merda inquisitoria in romanzaccio popolare” (Giuliano Ferrara, il Giornale, 2-6). Fa sempre piacere l'apprezzamento dei produttori.

Cia Man. “Bisignani rivela nel suo libro che il grillismo è la solita manovretta tragicomica innescata dai conversarii d'ambasciata e di Cia con l'amiko amerikano, la stessa puzzonata che fu alle origini delle celebri inchieste sulla corruzione di Milano, inizi anni Novanta, roba da consolato di Milano” (Ferrara, ibidem). Bei tempi quando la Cia reclutava come spie i Giuliano Ferrara.

Rodotelecom. “Rodotà si è pubblicamente rammaricato perché il Pd e i vecchi amici non l’hanno contattato. Essendo tra questi ultimi debbo dire che neanche lui ha contattato me. Che cosa avrei potuto dirgli? Gli avrei detto che non capisco perché una persona delle sue idee e della sua formazione politica, giuridica e culturale, potesse diventare candidato grillino per la massima autorità della Repubblica” (Eugenio Scalfari, Repubblica, 21-4)

“Se il professor Rodotà aveva delle critiche da farmi forse poteva alzare il telefono, lo avrei ascoltato. Invece ha scelto il Corriere della Sera per una critica a tutto campo a pagina intera subito dopo le elezioni amministrative” (Beppe Grillo, blog, 31-5). Ecco: Rodotà non telefona mai.

Renzatore. “Certo che lo voterei Renzi! Deve fare le riforme, abbassare le tasse...” (Flavio Briatore dopo il pranzo a Firenze con Renzi e Lucio Presta, Corriere, 2-6). Per votarlo sarebbe pronto a tutto: persino a pagare le tasse.

Nitto contro Palma. “Nitto Palma: 'Punire i magistrati politicizzati'” (dai giornali del 29-5). Parola di magistrato eletto nel Pdl, dunque non politicizzato per antonomasia.

Antonin contro Scalia. “Il supergiudice americano bacchetta le toghe militanti. Antonin Scalia, guru della Corte Suprema Usa, boccia la giustizia spettacolo italiana” (Stefano Zurlo, il Giornale, 28-5). Parola di magistrato nominato dal presidente Reagan, dunque non militante per antonomasia.

Larghe fraintese. “I 5 Stelle si fingono neutrali ma strizzano l'occhio al Pd” (il Giornale, 29-5). “L'odio di Grillo per la sinistra” (l'Unità, 31-5). Senza parole.

Gabbie separate. “Io non posso stare nello stesso processo in cui ci sono i mafiosi” (Nicola Mancino, 27-5). Giusto: potrebbero offendersi.

Senti chi parla. “Voglio la verità sulle stragi impunite” (Piero Grasso, ex procuratore capo a Palermo, ex procuratore nazionale antimafia, ora presidente del Senato, Repubblica, 29-5). E la chiede a noi?

Volta & Gabbana. “Non è un Paese per imprese. Continua il tiro al ricco e bravo: 'Galera per Dolce e Gabbana'” (Nicola Porro, Il Giornale pag. 1, 30-5). “Ciancimino non perde il vizio: in manette il guru di Ingroia, arrestato per una maxi evasione fiscale” (Gian Marco Chiocci, il Giornale pag. 12, 30-5). Dolce & Gabbana sono accusati di aver evaso 1 miliardo di lire, Ciancimino 30 milioni. Dolce & Gabbana sono a piede libero, Ciancimino è in carcere. Ha ragione Porro: continua il tiro al ricco e bravo (a evadere).



Tra evasioni fiscali assolutamente tollerate in Italia e le mancate prese per i fondelli da parte del giornalista titolare della rubrica,a riguardo del guru a cinque stelle,ma del resto sappiamo della nota indulgenza di Travaglio verso colui che ne spara più di bertoldo in Francia ultimamente.

Sul rimanente delle minchiate,che dire,le solite comparsate tanto per tenere sempre calda la propria poltrona.

&& S.I. &&

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