venerdì 22 marzo 2013

L'esilio valdostano di Ingroia



Ingroia d’Aosta

di MASSIMO GRAMELLINI

Non se la prenda, dottore Ingroia. Ignori le freddure sul Monte Bianco che, appresa la notizia del suo arrivo, avrebbe espresso l’intenzione di trasferirsi in Guatemala. E ignori le facce a mezz’asta degli amici: categoria scarsamente rappresentata all’interno della commissione di colleghi che ha deciso di metterle una giacca a vento sopra l’eskimo, proponendo al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura di spedirla al tribunale di Aosta. Motivazione: era l’unico capoluogo in cui lei non si fosse candidato alle elezioni. In effetti nei comizi avrebbe avuto qualche problema con il patois. Ma si può congelare dentro un paio di sabot la carriera di un magistrato che, dalla Sicilia al Centro America, ha sempre privilegiato le alte temperature? Non se lo chieda. Non dia loro la soddisfazione di immaginarla alle pendici del Cervino, intento a dirimere una causa per furto di grolla o di tessere dello skilift.

Anche lei, però. Dopo l’esito non propriamente trionfale delle elezioni e l’inevitabile rientro nei ranghi della magistratura, aveva tempo fino all’11 marzo per indicare le sedi di sua preferenza: dall’Inferno di Dante alla Chicago di Al Capone. Invece non lo ha fatto, ispirandosi alla maschera dell’hidalgo indolente che Crozza le ha cucito addosso. Ma si consoli, dottore Ingroia: non è certo il primo Eroe dei Due Mondi ad appartarsi dalle miserie umane dopo un’esperienza deludente in politica. Era già successo al suo predecessore Garibaldi, che finì a Caprera nonostante fosse molto più moderato di lei. Aosta è bellissima, se ne innamorerà. E poi dia un’occhiata all’elenco del telefono: non troverà neanche un Berlusconi.



Col senno di poi,avrebbe fatto molto meglio in Guatemala,ma la smania di mettersi in gioco è stata fatale,l'esser stato trasferito nella piccola regione così tranquilla da inchieste scottanti sa tanto di esilio,anche se la legge parla chiaro.Potrà riflettere che non è più tempo di schierarsi e prendere le redini di una parte politica ormai desaparecidos,il grillismo ha impersonificato la protesta popolare,adesso la medesima si goda l'immobilismo derivante dai due guru,i quali non hanno responsabilità delle macerie odierne e passate,ma quella beatitudine guardona del tanto peggio,tanto meglio non premierà,una buona parte di elettori che gli hanno dato credito non sono altrettanto contemplativi,vorrebbero almeno alcune piccole cose fondamentali,il cosiddetto minimo sindacale gli sarà fatale.

&& S.I. &&

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