giovedì 15 marzo 2012

Non vedo,non sento,non parlo + Sabina Guzzanti




Csm: Ciechi Sordi Muti

di Marco Travaglio

Accadono strane cose, ai piani alti della magistratura italiana. Ieri il Csm ha discusso col Procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito l’eventuale apertura di una “pratica a tutela” del sostituto Pg Francesco Iacoviello che ha chiesto di annullare la condanna di Dell’Utri e del presidente della V sezione della Suprema Corte Aldo Grassi che l’ha annullata. Da quattro giorni il Pdl insulta e minaccia i pm di Palermo e di Caltanissetta che indagano su stragi e trattative, e il Csm si volta dall’altra parte. Poi accade che un giornale (uno a caso) formuli dei rilievi di merito, fondati su dati di fatto, esercitando il sacrosanto diritto di critica nei confronti di due magistrati che da quattro giorni ricevono il plauso di Dell’Utri, Cosentino, Contrada e altri gentiluomini, più tutta la casta politico-giornalistica, per aver gestito così brillantemente il caso Dell’Utri. E il Procuratore generale parla addirittura di “vilipendio del magistrato” e “tentativi di condizionare l’esercizio della giurisdizione”. Ma è vilipendio osservare che Iacoviello accusa i giudici d’appello che han condannato Dell’Utri di aver “metodicamente ignorato” la sentenza delle Sezioni Unite su Mannino, mentre invece la citano per ben sei volte? È vilipendio domandare se Iacoviello abbia mai letto la sentenza di cui parla o l’abbia confusa con un’altra? È vilipendio rammentare che, contrariamente a quanto afferma Iacoviello, la Cassazione ha ritenuto applicabile fin dal '94 il concorso esterno all’associazione a delinquere semplice? È vilipendio ricordare che, diversamente da quanto dice Iacoviello, il capo d’imputazione per Dell’Utri non “riempie quasi una pagina”, ma tre pagine fitte di quei “fatti” che lui dice di non aver trovato? Il dottor Esposito “condivide in pieno”, nella requisitoria, anche questi errori marchiani? Il prof. Costantino Visconti, nel commento alla requisitoria, cita una sconcertante affermazione da un articolo di Iacoviello sulla rivista Criminalia del 2008: “In questo Paese non sappiamo se non se ne può più della mafia o dei processi di mafia”. Il dottor Esposito condivide anche questa frase? E com’è possibile che chi l’ha scritta seguiti a essere incaricato dalla Procura generale a seguire processi di mafia, visto che – lo dice lui – “non ne può più”? Quanto al “tentativo di condizionare l’esercizio della giurisdizione”, si rassicuri: anche volendo, un giornale non ha questo potere. Il dottor Esposito aggiunge che Iacoviello è “professionista non permeabile a qualsiasi pressione”: e chi ha mai scritto o insinuato il contrario? Poi sostiene che “Iacoviello non ha mai detto che il concorso esterno non esiste: ha solo espresso il suo disagio per un reato dai contorni vaghi. Condivido in pieno la sua requisitoria, lo stesso disagio provo anch’io da 30 anni”. Citiamo dallo schema ufficiale di requisitoria Iacoviello: “In Cassazione sono ormai rare le condanne definitive per concorso esterno. Dall’entusiasmo allo scetticismo. Ormai non ci si crede più”. Affermazione davvero bizzarra, visto che le tanto amate Sezioni Unite sono intervenute quattro volte in 18 anni per affermare che il concorso esterno esiste e disegnarne i contorni (altro che “vago”), senza contare le decine di persone condannate e finite in carcere per quel reato. Ben altri dovrebbero essere i “disagi” dei titolari dell’azione disciplinare. Nel 2005 il gip di Potenza Alberto Iannuzzi scrisse in un suo provvedimento queste prudentissime parole: “Questo Gip ritiene di non concordare con la concezione riduttiva del fenomeno mafioso espressa dal Tribunale del riesame per effetto di un approccio molecolare al materiale probatorio. Il Riesame ha operato una sorta di scissione dei fatti”. A gentile richiesta del ministro Mastella, il Csm lo processò disciplinarmente per le sue “critiche aspre ed esorbitanti” all’“organo giudicante”. E lo sanzionò con la censura, poi confermata in Cassazione. È più grave criticare un collega per chiedere più rigore nei processi di mafia o scrivere che non se ne può più dei processi di mafia?



Non ci sono prove,ma con tutta probabilita' la decisione di annullare la sentenza d'appello e di arrivare alla probabilissima prescrizione,fa parte della lunga vita all'attuale Esecutivo,altrimenti i peones del caimano si programmavano per farlo cadere.
Un altro motivo per non fare piu' gli eroi in un paese che non se li merita!

&& S.I. &&


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2 commenti:

giovanotta ha detto...

stasera Santoro parla di questo, credo che ne sentiremo delle belle.. (si fa per dire)
ciao

Ivo Serenthà ha detto...

Direi che da quelle parti,i lacchè hanno vita dura e si può assistere ad interessanti dibattiti.

Ciao Gio