martedì 6 dicembre 2011

L'atavica smemoratezza italica e l'eventuale ritorno del caimano



Loro piangono, lui fotte

di Marco Travaglio

Un mese fa i titoli in Borsa delle sue aziende colavano a picco peggio degli ascolti di Minzolingua. Il suo governo, dopo due manovre estive totalmente inutili perché subito bruciate dai crolli quotidiani di Piazza Affari, sfiorava il consenso zero e rischiava di finire sottozero dovendone fare una terza. Gli altri capi di Stato e di governo, appena lo vedevano, scappavano. E, appena lo nominavano, sghignazzavano. In tribunale, poi, un disastro via l’altro, con i giudici che tagliavano i testimoni inutili della difesa per scongiurare la prescrizione. E in Parlamento nessuno, nemmeno la Carlucci e Stracquadanio, era più disposto a votargli quelle sei o sette leggine ad personam che gli occorrevano per scampare a sicura condanna. Un disastro totale: politico, finanziario, aziendale, processuale, sessuale, planetario. Ora, soltanto un mese dopo, è tutto un paradiso. Del lavoro sporco, tipo piangere in diretta e far piangere gli italiani onesti, s’incarica Monti, avendo cura di non uscire dalla road map indicata dal Cainano: niente patrimoniale, niente Ici alla Chiesa e manco a parlarne di far pagare a Mediaset le nuove frequenze tv. Del resto, il nome di chi ci ha trascinati al fallimento dopo tre anni di sgoverno rimane un mistero doloroso: Monti continua a inchinarsi dinanzi a Letta e a B. (“ringrazio il mio predecessore che sono lieto di salutare in quest’aula”). E così, mentre gli altri piangono, lui fotte. Le aziende risalgono in Borsa. E lui risale nei sondaggi grazie alla proverbiale smemoratezza degl’italiani. Prepara la campagna elettorale travestito da “padre nobile” del Pdl, seminascosto dietro Angelino Jolie, pronto a levarselo dai piedi non appena i consensi faranno ben sperare. Intanto manda in fumo i suoi processi con manovre dilatorie che gridano vendetta, anzi la griderebbero se qualcuno le raccontasse. Invece, siccome dice “non conto più nulla” e tutti ci credono, le cronache dei processi Mills e Mediaset sono relegate in trafiletti da microscopio elettronico. Il processo Mills si prescriverà quasi certamente prim’ancora della sentenza di primo grado: da alcune udienze si tenta di interrogare l’avvocato inglese, ma i legali berlusconiani se ne inventano una al minuto per impedirgli di aprire bocca (sebbene sia uscito definitivamente dal processo con sentenza di prescrizione, vorrebbero che fosse sentito come imputato col diritto di tacere e mentire, anziché come testimone con l’obbligo di parlare e dire la verità). Nel processo Mediaset, invece, sostengono che i giudici non possono fissare udienze al sabato perché il presidente, già trasferito altrove ma applicato a quel processo per concluderlo, al sesto giorno deve riposare, mentre negli altri B. ha da fare. Poi c’è l’udienza preliminare che lo vede indagato per aver ricevuto in dono la telefonata rubata Fassino-Consorte, penalmente irrilevante, segretata, mai trascritta, e averla passata al suo Giornale. La Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il Gip ha ordinato l’imputazione coatta. E, com’è noto, fra gip e pm, vince il gip. Ma Ghedini, noto cultore del “giudice terzo”, ora sostiene che prevale la Procura e definisce “assai anomalo” che il pm obbedisca al Gip. Poi si supera: dopo anni trascorsi a strillare e a legiferare per mandare in galera i giornalisti che pubblicano intercettazioni pubbliche, trascritte, rilevanti, deposita una sentenza della Corte di Strasburgo che consente di pubblicare anche quelle segrete in nome del diritto-dovere di cronaca. E così, con un triplo salto mortale carpiato con avvitamento, si spoglia delle vesti di legislatore per indossare quelle di avvocato di B., ma non del politico B. che vuole punire e/o denuncia i cronisti che pubblicano notizie che non garbano a lui: un altro B., l’editore che riceve bobine rubate e le gira al suo giornale. Cioè: le telefonate pubbliche e rilevanti non si pubblicano, quelle segrete e irrilevanti invece sì, ma solo se piacciono a B. Se qualcuno ruba un nastro per B., sotto sotto c’è Ghedini.



Dubito che tra qualche tempo,quando si ritornerà alle urne,lui possa avere delle chances per vincere le elezioni,incasserà ancora molti voti,esistono molte categorie professionali e non ad essere ancora affascinati da colui che si fa più che altro i propri interessi e non disturba gli affari altrui,però sono dell'idea che il voto dei lavoratori dipendenti stavolta si ridurrà notevolmente,anche i muri sanno che le disposizioni di Monti,lacrime e sangue,sono da addebitare in parte alle crisi mondiale,di pari passo alle responsabilità di chi ha governato fino a poche settimane fa.

Travaglio evidentemente suscita dei fantasmi,anche se tra qualche anno tutto sarà possibile e potremo sentenziare che sarà un paese senza speranze.

&& S.I. &&

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2 commenti:

Tina ha detto...

A me interessa che si chiuda il sistema, le correzioni in corso d'opera.

Non sono una utopista, ma sono del parere che dobbiamo considerare questo momento alla stregua del periodo post 2a guerra mondiale, eliminare le macerie e ricominciare dai giovani.

Buona serata Ivo ;-))

Ivo Serenthà ha detto...

Vedi Tina,sicuramente dalla brace siamo passati alla padella,i sacrifici se condotti a buon fine possono essere ben digeriti,ma non ne sono così convinto,l'Italia da sempre è un pozzo senza fondo e non vorrei che tutti questi sforzi vadano perduti in buona parte.

Se poi pensiamo che Monti viene votato dal Pdl e da quei incapaci del Pd,quindi tenuto in vita con tutti gli eventuali condizionamenti,non ne ho idea se basti incrociare le dita.

Siamo positivi ma senza illusioni!

Buona serata a te,Tina