mercoledì 21 aprile 2010

La surreale intervista al tifoso accoltellato a Roma



Sdraiato sul letto 31 del reparto di Osservazione Breve Chirurgica del Gemelli, al 7° piano dell’edificio N, un gladiatore tatuato sulla tibia e una sciarpa giallorossa sul comodino, non vorrebbe parlare. Non è per lo spavento, né per il fastidio che gli provocano i punti, ma per una questione di principio: gli ultrà non parlano con i giornalisti, nemici quanto le forze dell’ordine. E Maximiliano Ioele, 22 anni, il romanista accoltellato alla gola dopo il derby, ha il linguaggio e le convinzioni dell’ultrà. Non a caso il suo nome era già noto alla polizia. “Siamo agli antipodi - attacca -. Voi scrivete un sacco di cazzate sul nostro mondo. Non lo conoscete, ma ci date addosso”. Squilla il telefono, è il padre Enzo, gli dice che la presidentessa lo aspetta a Trigoria, quando si rimetterà. “Non me ne frega niente, lo sai che la Sensi non la sopporto”. Dieci arresti per gli scontri fuori dall’Olimpico, altri sei ieri per gli incidenti in Tevere, un arsenale trovato nell’auto di un tifoso laziale, dieci abitazioni perquisite la notte scorsa.

Maximiliano, tu sei il sopravvissuto di una notte di follia. Hai avuto paura di morire?
“Sì, per qualche minuto. Ma me la sono cavata”.

Cosa ricordi di quei momenti?
“Tutto, sono rimasto cosciente”.

Sei stato aggredito alle spalle, quanti erano?
“Non lo so, non li ho visti, è stato un attimo”.

Cosa pensi dei tuoi aggressori?
“Niente, che devo pensare?”.

Potevano ucciderti...
“Allora? Dovrei dire che sono infami, pezzi di merda? No, allo stadio le coltellate si prendono e si portano a casa”.

Perché ti trovavi a Ponte Milvio, in mezzo agli scontri?
“E lo vengo a dire a te?”.

Allo stadio ci tornerai?
“Certo, perché non dovrei?”.

Perché è stato un derby tanto violento? Non avevate firmato un patto di non belligeranza?
“Sei poco informato”.

Il problema è con il gruppo laziale “In basso a destra”? Questo lo dici tu”.

Ma tu appartieni a qualche gruppo?
“La conversazione è finita”.

[ da La gazzetta dello sport ]

Sono dell'idea che l'intervista non possa che confermare il disagio e il malessere giovanile,le parole proferite dal giovane tifoso non possono dare adito ad altre interpretazioni,il vuoto esistenziale condito da una società virtuale,dove il successo e i lustrini trasmessi quotidianamente da anni,hanno creato questi pseudo "mostri",li definisco in questo modo poichè non si può mettere in gioco la propria vita per dei futili motivi di questo genere,futili poichè non si può rischiare di non esistere più per dei milionari in mutande,ricchissimi,e per chiarire è del tutto legittimo che lo siano,ma l'ultimo pensiero di lor signori sarebbe di chiedere il sacrificio per il loro status.

Anche se le vere vittime di questa società troverebbero altri modi per mettere in gioco la loro esistenza,purtroppo non esistono contro indicazioni al fenomeno,i guasti sono durati troppi anni,la cosiddetta pezza non è possibile,si potrà ma ho molti dubbi a riguardo,iniziare un nuovo corso generazionale partendo dalla prima infanzia,però al momento mi pare del tutto anacronistico.

&& S.I. &&

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