martedì 3 novembre 2009
Cohousing,l'idea di vivere in coabitazione
Cosa insegnano le bidonvilles, le favelas, gli insediamenti abusivi "spontanei" che costituiscono oggi più della metà del costruito nel mondo? Che l' abitare non è un problema individuale e che la sua soluzione è una questione collettiva. Lo hanno capito famosi architetti come Alejandro Aravena, lo sbandiera perfino Carlo d' Inghilterra che sostiene che qualunque bidonvilles indiana è meglio organizzata di una new town inglese. Di fronte a un mercato immobiliare impazzito e alla banalità degli speculatori edili l' unica difesa è cominciare a non frammentare la domanda. Se un gruppo di persone cerca casa, ma che sia appropriata alla personale idea di qualità della vita, senso estetico, coscienza ecologica e voglia di risparmiare, l' unico modo è costituire una cooperativa e poi trattare con un' impresa e un progettista. Per far questo non ci vuole una comunità hippie, una setta o una confraternita religiosa, basta un po' di buon senso. Gli appartamenti e i condomini sono oggi progettati e costruiti talmente male, con un' idea perversa dell' abitare che solo gli architetti continuano a possedere, che qualunque soluzione diversa è già una rivoluzione. Se c' è un fallimento dell' architettura contemporanea è proprio la residenza, legata ancora a vecchi modelli del lusso scemo o delle case popolari squallide. La gente che si mette insieme per fare una cooperativa di abitazione non ha bisogno di avere un senso spiccato della comunità, basta che per esempio voglia avere dei servizi utili in comune, un giardino d' infanzia al primo piano, una piscina per i bambini, un orto in comune o tanti orti, una lavanderia in comune, o semplicemente un parcheggio meno costoso del singolo box, un accesso a risorse energetiche rinnovabili, fotovoltaico, eolico, o la condivisione di un progetto estetico, avere ad esempio delle case pensate dai bambini degli stessi abitanti, come è avvenuto a Correggio. Mettersi insieme ad altri per costruire implica l' idea allegra che è meglio conoscere i propri vicini che trovarseli per caso, che è bello tornare la sera in un posto in cui prima di chiudervi la porta dietro potete fare quattro chiacchiere in un cortile comune. Pensate che in Francia è ormai obbligatorio che una volta all' anno i condomini facciano una festa per conoscersi. La cosa interessante è che questa formula si applica a tutto, ad esempio è la formula che si profila oggi in Abruzzo, all' Aquila, per sfuggire a un destino di attese in tenda o alla casa decisa da Bertolaso, è un modo per gli anziani di investire i risparmi pensando a qualcosa di diverso da una casa di cura, è un modo per i giovani di mettere quei pochi soldi in un bene che può anche rivelarsi un luogo di lavoro, dove aprire botteghe, galleria d' arte e artigianato, officine meccaniche e rivendite di prodotti biologici. Non è un' utopia, lo fa diventare utopia l' interesse del folle mercato immobiliare a smembrare la domanda, a polverizzarla negli interessi dei piccoli proprietari indebitati col mutuo. In America Latina le due più grandi banche finanziano questi progetti come unica possibilità di accesso a basso costo a un abitare civile. In Italia le banche non ci pensano nemmeno. Si parla tanto di disoccupazione giovanile, ma questo è uno dei settori dove si potrebbero mobilitare energie giovanili, dalla cooperativa di autocostruzione a quella di gestione e servizi: un condominio, essendo un luogo di vita, è anche un luogo di produzione e di richiesta di servizi. Quando nel 1980 organizzai a Rimini un convegno internazionale sull' autocostruzione e sulle cooperative di abitanti con Giancarlo De Carlo, Ivan Illich, Renzo Piano, Carlo Doglio, John Turner l' allora direttore della rivista Modo, Mendini, mi attaccò per conto di tutta la classe dei progettisti italiani come puro farneticante. E infatti l' Italia arriva solo oggi, in ritardo di trent' anni, a scoprire i vantaggi straordinari del cohousing.
[ da La repubblica ]
Davvero notevole e di estremo interesse questa opportunità che si sta affacciando seppur con piccoli numeri dentro la società,se qualche scettico potrebbe storcere il naso sulla possibilità di creare una convivenza coabitativa,dubitando sull'effettiva armonia e accordo tra varie famiglie unite nello stesso tetto,e comunque una strada percorribile,oltre un notevole risparmio rispetto all'indipendenza dell'appartamento singolo si possono adottare sistemi ecologici molto interessanti,fotovoltaico e orto in comune sono i due aspetti più affascinanti,oltre la buona socialità che ne deriverebbe da una esperienza del genere.
Normalmente questa possibilità nasce dal recupero di stabili di vecchia data,l'opera di ristrutturazione può essere interpretata negli aspetti più semplici dai medesimi proprietari e per altri più tecnici da imprese specializzate spalmando la spesa.
Un'idea che andrà via,via diffondendosi,è una scommessa ma con buone possibilità di successo.
Buon cohousing a tutti
&& S.I. &&
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6 commenti:
In tema di social housing, ancora una volta l'Europa ci bagna il naso. e leggevo di un nuovo progetto di social housing che verrà realizzato a Lione - per poi approdare in tutte le altre città francesi - molto interessante: una palazzina di 8 appartamenti; spazi concepiti e realizzati in modo da rendere la convivialità discreta e "umana"; mensa in comune; lavanderia in comune ecc
risultato: si può abitare in centro città a prezzi stracciati
forte no?
Grazie Lisy,pubblico interamente qui la parte dell'articolo pubblicato sul Secolo XIX
parte in francia, a lione, un progetto pensato per migliorare le esperienze di coabitazione di famiglie e single. il piano prevede la realizzazione di una palazzina "speciale" situata in centro città e dotata di spazi abbastanza ampi e distribuiti in modo tale da permettere la convivialità, pur preservando la privacy degli abitanti. la palazzina sarà composta da 8 appartamenti concepiti per 4 tipologie di abitanti: senior, giovani, famiglie monoparentali, miste. gli appartamenti avranno ampiezza variabile da 70 m2 per due senior, a 120 m2 per quattro giovani. le famiglie condivideranno la stessa cucina ma avranno frigoriferi separati e piani di lavoro duplicati, mentre i giovani condivideranno due bagni. nel palazzo è poi prevista la presenza di una hall che funga da salone per accogliere gli ospiti, una lavanderia e una terrazza in comune, una piccola mensa al piano terra
Molto interessante come hai puntualizzato,certi progetti non sono di casa nelle nostre latitudini.
Saluti,&& S.I. &&
P.s.
Se ritorni da queste parti,potresti illuminarmi su un particolare,ovvero qual'è la formula magica per inserire il link diretto sui commenti blogger.
Molte grazie
Ciao Ivo! dunque, per inserire un link diretto in un commento devi utilizzare un tag html (a href). ho provato a farti qualche esempio, ma...viene trasformato automaticamente in un testo linkato!! (cosiddetto anchor text)
Ti consiglio quindi di leggere la discussione in questo forum, mi sembra spiegato bene
alla prossima!
Grazie Lisy,sei stata gentilissima,dopo qualche tentativo ci sono riuscito.
Spero di rileggerti presto.
Ciao
La verifica!!
CLICK BLOG TRAVEL
Mi inserisco nella discussione, seppure con anni di ritardo :) Per vostra informazione, in Italia, proprio nell' "arido" Veneto, sta nascendo il http://www.villaggiosolidale.it una realtà di social housing che coniuga più aspetti:
- una comunità di famiglie che ha deciso di condividere tempo e spazi vivendo un "vicinato solidale";
- l'accoglienza di persone in difficoltà sociale-economico-sanitaria;
- l'apertura degli spazi alla cittadinanza;
http://www.villaggiosolidale.it/gli-spazi/mappa
Un progetto pilota per l'Italia. Oggi siamo arrivati circa a metà dell'opera... e se volete siamo ben felici di ospitarvi per fare conoscenza reciproca! Un saluto!
Ottima iniziativa Riccardo,mi auguro che nella mia regione sorgano molte realtà di questo genere.
Auguri
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