mercoledì 5 agosto 2009

Silvio Mondinelli,detto Gnaro,l'ultimo re degli ottomila e gli alpinisti da ansia di prestazione




Siamo uomini, uomini capisce? Non robot, neppure supereoi, ma ce ne dimentichiamo troppo spesso. E allora cala l’attenzione, la sicurezza viene dimenticata. Guardi che non giudico gli alpinisti, non l’ho mai fatto. Posso parlare in questo modo perché c’è stato un tempo in cui mi credevo un superman, poi mi sono congelato le mani e sono tornato con i piedi per terra». Silvio «Gnaro» Mondinelli allarga le braccia, fa un respiro, dice: «Di nuovo. Quest’anno non si fa che parlare di morti in montagna». «Gnaro» è arrivato in vetta a tutti gli Ottomila della Terra senza ossigeno, è guida alpina, campione di soccorso, da anni lo fa come finanziere ad Alagna, ai piedi del Monte Rosa. E quest’estate che ha colorato di sangue le Alpi ha sorpreso anche lui: una catena di incidenti che sembra senza fine. Nonostante gli appelli, nonostante gli inviti alla prudenza, al rispetto che si deve alla montagna.

La sciagura della Meije è accaduta in uno dei punti meno difficili della parete Sud. «Gli incidenti - dice Mondinelli - accadono sovente per un calo di tensione. E’ successo anche a me, ma ho avuto fortuna. Uno degli errori che si fanno è di procedere in conserva quando si è legati, cioè muovendosi tutti insieme. Fare sicurezza così è davvero problematico: basta la scivolata nel vuoto di uno ed è finita per tutti perché si segue chi ha commesso l’errore». Le guide da qualche anno moltiplicano gli appelli agli appassionati, così il soccorso alpino. Ma i consigli sembrano non passare. La stragrande percentuale di coloro che vengono salvati o aiutati dall’elisoccorso prova un senso di sconfitta, quasi di vergogna. «Già - dice “Gnaro” -. E’ assurdo. Quando uno non ce la fa più chiami pure l’elicottero. La vergogna è un’altra cosa, riguarda la disonestà, non certo un incidente o le forze che vengono meno. Bisogna chiamare i soccorsi, non rischiare la pelle. Questa storia della vergogna è proprio legata a un modo assurdo di andare in montagna, quello della corsa contro il tempo, della performance, insomma. Follie».

Mondinelli, come altre guide alpine, racconta di alpinisti in lotta contro il cronometro. Record personali o basati sui tempi di percorrenza dei professionisti. La sicurezza passa in secondo piano, perfino la preparazione tecnica, basta quella fisica. «In parte è colpa anche vostra, dico dei mezzi d’informazione - sottolinea “Gnaro” -. Vengono sempre presentate imprese. Tutto viene esasperato, gridato. La montagna è bellissima, ma è anche pericolosa, non è il terreno adatto per misurare le proprie capacità fisiche». C’è tutto un mondo commerciale che ruota sul concetto delle prestazioni di alto livello. Perfino la moda, l’abbigliamento sportivo. Tutto offre energia supplementare, dai cerotti da infilare sotto l’orologio alle magliette. Mondinelli: «In queste innovazioni non c’è nulla di magico, è scienza. A tutti dico sempre di prendere il meglio, di scegliere quanto offre la tecnologia, ma di ricordarsi che siamo noi a salire sulla montagna non il cerotto o la maglietta che assorbe energia e ce la restituisce».

Il mondo va in fretta anche in montagna, scampoli di tempo da trascorrere sui sentieri o in parete in una pausa di lavoro più o meno lunga. E in più si deve fare i conti con una montagna cambiata. «Sì, è vero - dice Mondinelli -. In questi ultimi anno i ghiacciai hanno ceduto e la montagna è diventata più fragile, nuove insidie. Però ciò che temo di più è il cambio della mentalità. Pochi giorni fa mi è accaduto un fatto emblematico. Ero su un sentiero con un gruppo di ragazzi, facevo loro scuola. Percorso in luoghi impervi. Il nostro passo attento ha rallentato un escursionista. Così tanto che si è arrabbiato, me ne ha dette di tutti i colori perché lui doveva rientrare e non aveva tempo da perdere. Credo sia arrivato due minuti prima di noi al rifugio. Questo mi fa paura. La montagna è per gli umili e i modesti. E chi ci va deve sempre ricordarsi che ha un cuore, un cervello e qualcuno che lo aspetta a casa. Sempre».



Silvio Mondinelli

[ da La stampa ]

Sono molto importanti le parole e i ragionamenti d'un alpinista considerato ai massimi livelli,la modestia e la concentrazione devono essere sempre alla base di qualsiasi escursione,oltre che l'allenamento e l'esperienza.
Quando afferma dell'ansia da prestazione,di scalate fatte col cronometro,e dell'aspetto commerciale,dove chi produce l'equipaggiamento e gli accessori degli alpinisti,insiste sul piano della competitività e sulle prestazioni,mi ricordano le campagne pubblicitarie delle auto di grossa cilindrata,dove spingendo e martellando mediaticamente su velocità e successo hanno avuto grandi responsabilità su una buona parte delle vittime sulla strada.

Tutto fa business,regolamentare tutto ciò pare impossibile,gli appassionati dell'ultima ora o della penultima,si accorgono troppo tardi che non è un gioco virtuale.

[ post inserito da Kenzo ]

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