mercoledì 17 febbraio 2021

A proposito del governo dei migliori

 














Al governo. C’era una volta il tecnico che si elevava sopra le zuffe di partito 

di Alessandro Robecchi 

Il mantra distensivo e paraculo del “niente veti” che ha tenuto banco per un paio di settimane prima dell’annuncio della squadra del nuovo governo si sta pian piano sciogliendo come un ghiacciolo a ferragosto. Primo caso, lo sci e le botte da orbi sull’ordinanza che rimanda l’apertura di piste e impianti: il ministro del turismo (Lega) contro quello della Sanità, i renzisti a fare il coro, Forza Italia scontenta dei suoi ministri, il Pd indeciso e attonito, as usual. 
Il tutto mentre va in scena l’ordalia dei sottosegretari: duecento famigli da piazzare, l’un contro l’altro armati, in un vorticare di correnti, mulinelli, risarcimenti (il Pd e le donne), riequilibri, colpi bassi. Tutto già visto, grazie. Di già visto, però, c’è anche un altro elemento, se possibile più divertente per noi mangiatori di popcorn che osserviamo a bordo campo: s’avanza il fantasma dell’opposizione interna. Cominciò Salvini – questo grande europeista – ai tempi del Conte Uno: si accorse che stare al calduccio nel governo era comodo, ma che fare il diavolo a quattro come il più agguerrito oppositore pagava in termini di consenso (il finto consenso dei sondaggi), e si sa come finì. Stessa cosa nel Conte Due, con protagonista Renzi: sparare sull’ambulanza pur essendo a bordo garantiva una certa visibilità (che, in mancanza di voti, è quel che brama il leader filo-saudita). 
In sostanza, stare tutti dentro potrebbe garantire a ognuno l’ebbrezza di stare anche un po’ fuori, tipo che alla mattina lavi i vetri del Palazzo (da dentro) e al pomeriggio li rompi a sassate (da fuori). Divertente. Aggiungete alcune scelte bislacche che certo non calmeranno le acque. Uno per tutti: Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione, dove già sedette nel 2008 insultando chiunque avesse un posto pubblico (i tornelli, i fannulloni, i lavoratori precari definiti “L’Italia peggiore”, e altre amenità). 
La sua riforma della PA fu un tale glorioso fallimento che oggi si avverte di nuovo il bisogno di una riforma della PA: richiamare Brunetta è come richiamare l’idraulico che già una volta ti allagò la casa. Insomma, gli applausi scroscianti per il governo Draghi (sindrome Monti) si sono un po’ attutiti dopo la presentazione della squadra: persino gli ultras del colpo di mano speravano meglio. Interviene a questo punto la narrazione ipergovernista secondo cui “tanto farà tutto Draghi”, e il resto è confuso dettaglio. Un po’ come se nel peggiore bar di Caracas, dove tutti si sputano e si accoltellano, ci fosse una stanzetta riservata – un privé, direbbe Briatore – dove Draghi e i suoi “tecnici” si occupano seriamente delle cose serie. 
Bella immagine, ma strana concezione della democrazia: i “capaci” (sempre per autodefinizione, ovvio, mica per i risultati) lavorano, e gli altri si picchiano come fabbri, cazzi loro. Spunta dunque – spunterà – la tentazione di maggioranze variabili: chi c’è c’è, una volta si accontenterà Salvini, un’altra Zingaretti, la terza toccherà ai 5s o a Silvio Buonanima, o a qualcun altro, magari qualche boccone verrà gettato ai cespuglietti, ai renziani, o ai calenderos, o cose così. Un tentativo, nemmeno troppo nascosto, di far passare l’idea che i tecnici sono bravi ed efficienti, mentre la politica dà il suo triste spettacolo di rissosità, che al governo litigano e si tirano sonori ceffoni, mentre il capo del governo – che l’ha messo in piedi – lui si che è bravo, avercene! Bella favoletta, edificante e sontuosamente qualunquista. 

Che poi funzioni è tutto da vedere.

DAL BLOG DI ALESSANDROROBECCHI.IT

Seguo la politica da sempre, purtroppo nel giro di poche settimane mi risulta nauseante, catapultarsi come i gamberi a un decennio fa, con certi ministri che non ho voglia di citare, a me pare tra i più brutti incubi che uno possa sognare.
La pandemia diventata quella delle varianti ha già determinato le prime schizofrenie, mi auguro che i vaccini possano chiudere il disastro, poiché se alla prossima stagione invernale saremo punto e a capo, la pace sociale finirà, tra morire soffocati e di fame una buona parte del Paese si rivolterà. 
E cito solo un altro scenario che si sta intravedendo, quello della giustizia e il congelamento della prescrizione, se i 5s non gireranno il tavolo manco in quella occasione, sarebbe meglio di interessarsi ad altre cose, il Paese lo riterrò sempre di piu irrecuperabile, la disonestà avrà sempre il sopravvento.

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

iriselibellule@gmail.com ha detto...

Mi sono così arrabbiata in questo periodo che la pressione sicuramente ne risente e io tanto non la misuro. Resta l'amara scappatoia dell 'ironia. "sparare sull’ambulanza pur essendo a bordo garantiva una certa visibilità (che, in mancanza di voti, è quel che brama il leader filo-saudita)". Ecco, questa mi è sembrata molto azzeccata. Ciao

Ivo Serenthà ha detto...

Il killer ha fatto il suo lavoro,i mandanti ora si stanno leccando i baffi,ciao