lunedì 11 marzo 2019

Tempo di Zingaretti,staremo a vedere,certo col Tav non è già un belvedere














Riuscirà il nostro eroe Z. a tenere insieme Calenda e i precari Amazon?

di Alessandro Robecchi

Leggo in ogni dove consigli, incoraggiamenti, vaticini, messaggi speranzosi, pacche sulle spalle, profondi respiri d’orgoglio ritrovato e gran dispiegamento di suggerimenti su tattiche e strategie per il nuovo segretario del Pd Nicola Zingaretti. Mi associo agli auguri, non gli invidio il titanico compito. Confesso però una difficoltà: a leggere gli incoraggiamenti e i messaggi di stima, non si capisce esattamente come facciano (faranno) ad andare d’accordo tra loro i tanti sostenitori di Zingaretti. Perché tra post, tweet, gruppetti più o meno organizzati, ex missionari del verbo renzista velocemente riconvertiti, sinceri democratici, generici di sinistra che sperano in una svolta e scettici vari, non pare che la base sia granitica. Verrebbe da dire: meglio! In questo modo un grande partito ricomincia a discutere, litiga, si confronta. Però è impressionante vedere quanto lontane siano le anime in coabitazione. Vogliono unità, si legge nei sondaggi e nei carotaggi della pubblica opinione che ha votato alle primarie, ed è una bella cosa, ma poi bisogna vedere unità tra chi, e chi vuole cosa, e come farlo. A quanto pare il contenitore contiene un po’ di tutto, dai Calendiani del Settimo Giorno ai Renziani Redenti, ai nostalgici della Ditta e del prodismo, a molta sinistra dispersa che non sa più dove sbattere la testa. Insultatori seriali da social e pensosi strateghi convivono per ora, in questa piccola luna di miele zingarettiana.

Ora che le faccende politiche corrono molto in fretta, che la cronaca supera il pensiero, non sarebbe male, invece, guardare un po’ al di là. Al di là anche delle europee, delle grandi opere, al di là degli scenari contingenti. Chiedersi, come debba stare al mondo una forza di (ritrovata?) sinistra. Il pensiero, insomma, qual è? Si possono tenere insieme blocchi sociali così eterogenei? Si può stare allo stesso tempo con le madamine della collina torinese e con i magazzinieri Amazon che corrono dietro ai loro pacchi senza nemmeno riuscire a fermarsi per pisciare? Mi scuso per l’ampiezza della domanda, cercherò di farla breve: puoi rappresentare allo stesso modo uno che tifa Calenda, che si fa dettare la linea da Il Foglio, o rimpiange Marchionne, e uno che chiede soluzioni sulla sua precarietà, sul suo lavoro pagato male e sulla strenua difesa del poco welfare rimasto?

Chi ha visto la manifestazione di Milano, un fatto politicamente notevole, ha capito che una spinta da sinistra c’è, ed è forte. E nemmeno tanto generica, a sentire discorsi, striscioni e slogan sulla questione immigrazione. Un sussulto antisalviniano evidente e conclamato, bene. La domanda per il nuovo segretario è se sia possibile accogliere quelle energie, ma anche come connetterle alla dottrina Minniti sull’immigrazione, sempre difesa nella campagna per le primarie.

Non si chiedono soluzioni immediate, ovvio, però già la presa di coscienza che non si può tenere insieme tutto e il contrario di tutto sarebbe una bella svolta. Dal punto di vista politico la differenza è già evidente: chi vuole la guerra senza quartiere al governo giallo-verde e chi spera di staccare, alla lunga, il giallo dal verde, rimescolando le carte. Ma più che la strategia politica interessa la prospettiva ideale (se è consentita la parolaccia, ideologica): si vuole risarcire chi in questi anni ha pagato la crisi e colpire finalmente chi l’ha usata per arricchirsi? La sensazione per ora è che sia saltato il tappo renzista che bloccava tutto, e che si possa ricominciare a ragionare. Ecco, bene. Ma ragionare di cosa, quali priorità darsi, sarebbe da decidere in tempi brevi. “Tornare a sinistra” si legge nel sentiment diffuso, bella notizia, ma questo vorrebbe dire cambiare radicalmente le politiche degli ultimi anni. Riuscirà il nostro eroe… eccetera eccetera?

DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT

Le ho viste in coda le aspettative domenica, pur di farsi fuori dagli zebedei chi c’era qualche tempo fa, non è rimasto a casa.

Zingaretti? Valuterò senza preconcetti, tutte le perplessità sulle politiche di sx che ha scritto lei ci sono eccome,direi che sono una mission impossible.

Un particolare è già apparso chiaro da lunedì, sul Tav Zingaretti o meno, il Pd è establishment, con quell’inutile sperpero di denaro pubblico ce ne sarebbero di cose da fare, una per tutte?
Gli acquedotti e tubature colabrodo che perdono il 40-50% dell’acqua potabile, sostituirle equivarrebbe a non sprecare un bene che sarà sempre più scarso nei prossimi decenni.
Un’altra?
Sistemare il territorio senza aspettare le solite calamità.

Ma che glielo dico a fare…

I.S.

iserentha@yahoo.it

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