venerdì 24 giugno 2016

Brexit:Il disastro che arriva inesorabilmente da lontano


















La Classe Dirigente

di Alessandro Gilioli

C'è un profetico film inglese del 1972 che si intitola "La Classe Dirigente".

Inizia con un lord nevrotico che ogni sera gioca ad appendersi con un cappio al collo, simulando un'impiccagione, finché non ci resta secco; prosegue con un catalogo di paranoie psichiatriche di suo figlio, il 14° Conte di Gurney, che si crede Gesù; finisce con una sequenza della Camera Alta britannica in cui i lord si trasformano in cadaveri putrescenti.

Inevitabile ripescarlo dalla memoria, dopo quello che è successo.

A giocare con il cappio, fino a impiccarsene, è stato tutto l'establishment economico e finanziario di questo Continente - compresa la City di Londra - che ha trasformato l'Europa in una camera a gas. E i veleni si chiamano prevalenza dei mercati sulle persone, austerità, impoverimento del ceto medio, precarizzazione dell'esistenza di tutti ed esternalizzazione della democrazia. Come ha detto ieri Yanis Varoufakis qui al Baobab di Roma, «le élite hanno depoliticizzato la politica rendendola tossica».

Abbiamo tutti sotto gli occhi il risultato, adesso, di queste scelte così poco sagge. Così profondamente ideologiche, cioè rinchiuse in una lettura del mondo che voleva piegare il reale e la sua complessità a una tesi, a una formula. Che era quella sbagliata.

Oggi vedo reazioni diverse al referendum inglese. Alcune intellettualmente legittime, altre no. Alcune responsabili, altre no.

Intellettualmente illegittime sono quelle che provengono dall'establishment, da chi lo ha impersonato e da chi lo ha sostenuto. Chi ha fatto il disastro non è intellettualmente legittimato a piangerne per le conseguenze. Gli apprendisti stregoni stiano zitti. E scompaiano, possibilmente. Si allontanino cioè dalla sala macchine, per non farvi rientro mai più.

Irresponsabili sono quelle di chi oggi si esalta come se avesse vinto un derby o i Mondiali di calcio. La certificazione di un disastro compiuto non è esattamente un evento a cui fare la ola. Se io da dieci anni dico che la casa era costruita male e l'architetto era un incapace, non è che il giorno in cui la casa mi crolla stappo lo champagne.

Fuori di metafora, a questo punto in Europa (ma anche negli Stati Uniti e altrove) la questione a breve non sarà nemmeno più il meritato licenziamento dell'establishment, delle élite. Ma il conflitto su quello che verrà dopo. La costruzione di quello che verrà dopo. Perché la galassia anti establishment è un movimento di protesta globale in cui si mescolano cose ottime e cose pessime, proposte di grande respiro civile e sociale accanto a pulsioni di basso intestino.

L'egemonia in questa galassia è la vera questione da porsi oggi guardando al futuro. O almeno la prevalenza di alcune forze su altre e le geometrie politiche che ne usciranno dopo.

Adesso siamo alla Marcia su Versailles, per capirci. Poi ci sono stati Danton e Robespierre - e un bel po' di casino, prima di trovare nuovi equilibri.

Casino doloroso, certo.

Ma indispensabile per mettersi alle spalle l'Ancien Régime.

Nel nostro caso, la Classe Dirigente.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Tocca prendere atto della legittimità del referendum nel Regno Unito,una maggioranza seppur risicata ha optato per la fuoriuscita, e per com'è messa la comunità europea, ha voglia di reperire ragioni per andarsene.

Dice bene che è il primo atto ufficiale del disastro comunitario,e l'effetto domino è dietro l'angolo,tempi duri per chi è povero e quasi nessun problema per i tedeschi, quelli sono i primi a fregarsene di ciò che capiterà.

Ma non si può andare avanti così, meglio toccare il fondo confidando in una lenta risalita.

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Non ho idea di quello che succederà. E un po' temo che non lo sappiano neanche loro.

Ivo Serenthà ha detto...

Non ne ho idea anch'io,come ho spiegato nel successivo post di oggi,l'impoverimento è una realtà da anni con o senza comunità europea,non è certamente l'Europa che sognavo,da l'idea più di un incubo.