venerdì 20 maggio 2016

#MatteoRisponde


















Equitalia in televendita

di Alessandro Robecchi

Il format è quello vecchio, la nuova collocazione in palinsesto (la sera invece del pomeriggio) servirebbe a migliorare i miseri ascolti. Il conduttore sembra in trance agonistica ma un po’ in affanno. #MatteoRisponde, insomma, lo possiamo iscrivere d’ufficio nella categoria “talk show in crisi di idee”. E’ la fase più pericolosa: quando si vede il pubblico sciamare deluso verso l’uscita e allora le si spara grosse. La donna barbuta! La legge che vieta i terremoti! Un decreto per bloccare la pioggia nei week-end! Il bollo auto (se lo sparò Silvio buonanima come ultima cartuccia nel confronto televisivo con Prodi, anno di grazia 2008). O il funerale di Equitalia, che, dice Matteo, circonfuso nello streaming e griffato Apple, “al 2018 non ci arriva mica”.

Più che un programma, una sentenza.

Giubilo nelle strade e nelle piazze del Paese e dietrologia talmente facile da essere banale “davantologia”: se nel 2018 si vota, abolire Equitalia è un nuovo modo per dire “ottanta euro” e pure di più. Se accompagnate la promessa con quell’altra, parallela e speculare, di “abbassare le tasse al ceto medio” siamo vicini all’en plein. Manca quella cosa delle settanta vergini, che suona ancora un po’ troppo islamica, ma ci arriveremo.

Anche se la bomba Equitalia arriva insieme a decine di altre bombette, mischiata ad altre roboanti promesse, fa sempre il suo effetto, perché è difficile oggi trovare un italiano che simpatizzi per Equitalia. Il riscossore sta sulle palle a tutti, ovvio, e chi chiede soldi non è mai simpatico: basta vedere quel logo sulla lettera che vi arriva a casa per agevolare la crisi di itterizia. Poi ci pensa la solita commedia all’italiana, tipo i leghisti che minacciano rivolte e assalti alle sedi come fecero i loro amici col blindato fatto in casa al campanile di San Marco (ancora ridiamo). E ci sarebbero, un po’ più seriamente, i Cinque Stelle, che Equitalia la vogliono abolire da sempre e che a tal proposito presentarono una proposta di legge. La respinse il Pd alla Camera nel luglio del 2014, con grandi accuse di populismo e irresponsabilità. Brutti, zozzi e cattivi che attentavano a un’istituzione così preziosa per il paese. Passati nemmeno due anni, ecco Matteo dei miracoli decretarne la morte imminente, col linguaggio che si riserva di solito agli allenatori di calcio scarsi: Equitalia, al massimo tra due anni, non mangerà il panettone. Come Silvio, abbiamo il Renzi operaio, il Renzi imprenditore, il Renzi costituzionalista, il Renzi insegnante e, da ieri, pure il renzi grillino. Sono soddisfazioni.

Di suo, Berlusconi si limitava alle battute scherzose, e quando andò a inaugurare l’anno accademico dei futuri finanzieri disse: “Meglio io da voi che voi da me”. Almeno faceva ridere.

Matteo no. Matteo guarda in camera come un attore della réclame e la butta lì: Equitalia must die. Dietro, accanto, ci sarebbe tutto un ragionamento sul riordino delle agenzie, quella delle entrate che si riprende i suoi compiti, razionalizzazioni, riforme, ridisegni complessivi e complicati, numeri, calcoli. Ma che noia! Vuoi mettere col dare l’annuncio? Come dire, parliamoci chiaro: se volete meno tasse, un regalo al ragazzo che compie diciott’anni, l’eliminazione di Equitalia e altre cosucce (esilarante la riforma dell’Università “entro il 2016”, ma “non calata dall’alto”), dovete tenervi stretto questo conduttore di talk show. Diceva Enzo Biagi di Silvio: “Se avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice”. Ecco. Matteo non ha le tette nemmeno lui. Però fa solo l’annunciatrice.

DA ALESSANDROROBECCHI.IT

Che sacrifici che fate voi del settore dell’informazione,io non assisterei al piazzista di palazzo Chigi manco sotto tortura,perlomeno resisterei il più possibile.

C’è già da evitare integralmente la carta stampata a parte un paio di giornali,più le reti private amiche,la Rai ormai occupata in modo mai visto,ci mancherebbe pure il personale siparietto con l’immancabile hashtag.

C’è da chiedersi come non sopraggiunga la nausea a milioni di teledipendenti,l’incredibile mistero dei nostri giorni.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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