giovedì 12 maggio 2016

E finalmente arrivò un surrogato di unione civile


















La legge e l'amore, il giorno dopo

di Alessandro Gilioli

Oggi il quotidiano d'establishment per eccellenza la definisce «una buona legge, equilibrata», che «non offende i sentimenti dei cattolici», e aggiunge che «è stato saggio non insistere su un tema controverso come la stepchild adoption». Insomma per quanto riguarda i diritti degli omosessuali al Corrierone va bene così, altro che "primo passo".

Anche uno strenuo oppositore della parità dei diritti come Giuliano Ferrara, sul Foglio, mette in guardia i suoi sodali da un eventuale referendum abrogativo perché «potrebbe spianare la strada al modello irlandese», cioè al matrimonio egualitario per volontà dei cittadini. Per carità: teniamoci questa legge che (sempre Ferrara) «chiude una questione di diritti campata per aria». Il titolo sintetizza: «Fine delle guerre culturali».

A Pigi Battista e Ferrara si aggiunge il ministro Alfano, che dichiara terminata la tenzone attaccando le «frequenti dichiarazioni di senatrici estremiste che parlano di questa legge come di un "primo passo"».

Già, già.

Se riusciamo, proviamo a emanciparci mentalmente dal tifo pro o contro il governo e guardiamo laicamente il contenuto della questione.

Il punto primo è che da ieri c'è una legge che migliora la situazione dei diritti civili in questo Paese. Questo mi sembra indubitabile. Prima i diritti erano zero, ora sono alcuni. Per questa ragione, personalmente, se fossi stato un parlamentare ieri avrei votato sì alla Cirinnà anche purgata e con tutti i limiti che ha.

Avrei votato sì perché si vota sì a ogni miglioramento e no a ogni peggioramento. Avrei votato sì senza paura di mescolarmi ai verdiniani o ad Alfano, secondo la logica per cui le cose si approvano si bocciano secondo quanto contengono, quindi svuotando - ad esempio - le sciocche argomentazioni della Boschi quando mette insieme Casa Pound e l'Anpi nel referendum di ottobre.

Il secondo punto di merito lo spiega bene Michela Marzano su "Repubblica": quando scrive che in questa legge «sono stati chirurgicamente espunti i riferimenti alla famiglia e alla vita famigliare, fino alla beffa non solo di eliminare il dovere di fedeltà (come se l'amore omosessuale fosse incapace della stessa profondità e unicità dell'amore eterosessuale) ma anche di lasciare i figli delle persone omosessuali privi della protezione giuridica necessaria al proprio benessere».

In altri termini, questa legge è lontana dal principio secondo cui tutte le persone devono avere gli stessi diritti indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Per i gay e le lesbiche non solo niente matrimonio, ma anche nessuna protezione giuridica per i figli e l'insulto (semplicemente omofobo) di essere considerati tutti infedeli e promiscui per natura. «I nostri figli esistono nel mondo ma non esistono in questa legge cancellati dopo una furente battaglia ideologica», spiega sul 'Manifesto' Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno. Che aggiunge: «Questa è una legge che per punire gli adulti colpisce i figli».

Ora, io mi auguro che tra i frequentatori di questo blog, pur di idee diverse tra loro, non ci sia nessuno che dopo aver letto il punto 2 scatti con la reazione pavloviana che ho visto ieri su Facebook tra molti dei sostenitori più accecati del premier, appena qualcuno accennava ai limiti di questa legge: "rosiconi", "sfigati", "prendetevi il Maalox", "ci vuole proprio una bella faccia tosta a trovare la pagliuzza insignificante in un giorno storico per il Paese", "quanto vi brucia eh" e altre argomentazioni tanto fragili nei contenuti quanto violente nei toni. Tutte citazioni testuali, copiaincollate dalla mia bacheca, che qui vi riporto giusto per evidenziare quanto la forma dissertativa basata sull'irrisione e lo sberleffo, al limite di un certo macho-fascismo, sia ormai molto frequentata da chi evidentemente non ha un apparato cognitivo adatto a formulare ragionamenti diversi dal bullismo.

Mi auguro che non ci sia nessuno qui che risponda in questo modo perché la grande questione politica - tornando ai diritti civili - è la sintesi tra il punto 1 e il punto 2.

Vale a dire: questa legge - che rappresenta un netto miglioramento rispetto a prima ma che ci lascia buoni ultimi in Europa occidentale in termini di uguaglianza - è un punto d'arrivo o di partenza?

È qui che si gioca tutto, compreso il grado di festeggiamenti con cui accogliere quanto approvato ieri.

Perché se fosse un punto di partenza mi unirei volentieri a chi ha stappato champagne. Certo, eviterei per dignità gli eccessi di prosopopea e di inchini al Caro Leader che ieri ho visto in giro, esternati perlopiù da simpatici ex leopoldini che oggi siedono nei Cda delle partecipate o hanno direttamente una poltrona a Palazzo Chigi. Tuttavia festeggerei pacatamente anch'io, come giusto fare per ogni miglioramento: d'altro canto, sono un riformista.

Se invece fosse un punto d'arrivo, cioè se tra cinque o dieci anni sull'uguaglianza saremo ancora alle "formazioni sociali specifiche", con i figli senza diritti, con la discriminazione messa nera su bianco, senza alcuna equiparazione delle famiglie omosessuali alle famiglie etero e con l'insulto della promiscuità legata all'orientamento, beh, credo che qualche domanda dovremmo porcela.

Dovremmo cioè chiederci se la "Cirinnà purgata" è servita a far avanzare o al contrario a fermare la spinta verso l'uguaglianza dei diritti.

Questa è la domanda.

Quanto alla risposta dipende, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, solo da noi: piddini, non piddini, grillini, radicali, di Sel, civatiani, cani sciolti di sinistra, liberali, astensionisti laici e chiunque altro pensa che l'obiettivo sia l'uguaglianza dei diritti. E una legge basata sul principio che l'amore con cui ci leghiamo l'uno all'altro deve essere uguale.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Non sono pidino chiunque può averlo letto,ma desidero comunicare la personale soddisfazione del raggiungimento alle unioni civili,un diritto sacrosanto in cui si blaterava da decenni senza che si raggiungesse alcunchè,so benissimo che la legge ottenuta ieri sia criticabile per molti aspetti,si dovrà necessariamente migliorarla negli anni.,ma la soddisfazione è palese,soprattutto nell'aver visto ieri sera bigottoni all'adinolfi,buona parte della dx insieme ai legaioli finalmente rosicare.

Siamo il 27esimo paese europeo che riconosce questo diritto,i rosiconi possono finalmente attaccarsi al tram....

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Non è la legge perfetta ma pur sempre un primo passo. E come tale va festeggiato da chiunque creda che i diritti non debbano stare da una parte sola.

Ivo Serenthà ha detto...

Tutto ok certo,direi che mancano ancora il testamento biologico e la legalizzazione della prostituzione,poi potremo non vergognarci più.