lunedì 18 aprile 2016

Referendum concessioni trivelle:Accetto tutto meno che chi ha votato aveva interessi











Dopo il sabba delle insolenze

di Alessandro Gilioli

Poco fa leggevo su Facebook il commento di un mio contatto, una collega di maniere civili e di non nascoste simpatie renziane, che chiudeva le comunicazioni social per il «troppo odio» che aveva visto, diceva, sulla questione referendum.

In effetti, è stata una giornata di cesura di una stagione politica, in Italia.

Altro che trivelle entro le 12 miglia, concessioni, combustibili fossili.

È stata una giornata in cui si è visto in modo plastico come mai prima un muro di odio, sbeffeggiamenti, insulti, irrisioni, maramaldeggiamenti, controinsulti, livori, gestacci e molto altro, tra i renziani e gli antirenziani.

È stata la giornata in cui la distanza tra favorevoli e contrari al premier è diventata probabilmente incolmabile, definitiva, irrecuperabile. Perché è passata dalla categoria della politica a quella dell'emotività. Dell'odio appunto.

Naturalmente si tratta di una contrapposizione asimmetrica.

Da una parte c'è un gruppo organizzato che ha il partito di maggioranza relativa, il premier, il governo e il sottogoverno. Dall'altra parte c'è una galassia priva di una sua identità politica unitaria: un misto di sinistra e pentastellati, ma non solo. Perfino alcuni ancora nel Pd. O appena usciti, da pochi mesi o poche settimane.

Tra questi due universi si è creata oggi una contrapposizione di una virulenza mai vista prima: nemmeno sul Jobs Act, nemmeno sull'Italicum, neppure sulla riforma del Senato.

Forse è accaduto oggi perché si trattava di un referendum, quindi aveva a che fare con i comportamenti di ciascuno. Forse semplicemente perché i tempi erano maturi: mesi di contrapposizioni sempre più aspre, venute a galla in un giorno. Anzi, esplose in un giorno.

In realtà, non è che si può puntare il dito più di tanto su quel bullo sciagurato di Ernesto Carbone, con il suo già mitico #ciaone. E nemmeno su Fabrizio Rondolino, con i suoi tweet da hooligan. O su gli altri, a seguire. Il referendum è stato semplicemente un detonatore di mondi che hanno iniziato da tempo a detestarsi e poi lo hanno fatto sempre di più, fino all'esplosione di oggi.

Questo è il vero risultato del 17 aprile, ci piaccia o no.

Siamo un po' tornati, per violenza e personalizzazione della contrapposizione, a quando c'era Berlusconi. Ma lui si era autoqualificato dal '93 come leader di centrodestra, sicché la divisione in due del paese si sovrapponeva, grosso modo, con i due schieramenti politici di riferimento. Centrodestra e centrosinistra, appunto. Adesso lo scontro tra renziani e anti renziani è invece, appunto, asimmetrico.

Tuttavia nel secondo schieramento, quello avverso a Renzi, c'è una forza più forte degli altri, se mi si perdona l'allitterazione. Che è il Movimento 5 Stelle.

È quindi molto probabile che, dopo la giornata di oggi, la personalizzazione e l'imbarbarimento dello scontro portino a incanalare sempre di più in questo partito la maggior parte delle forme di avversione a Renzi. Almeno al momento del voto.

Non è né un mio augurio né una mia paura: è una probabilità che mi sembra stare nelle cose.

In ogni caso, il Pd di Renzi oggi ha perso definitivamente ogni rapporto con la sinistra. Che è sbandata e diasporizzata da anni, d'accordo, ma che da oggi sta con entrambi i piedi dall'altra parte del muro, di quel muro di odio che si è creato.

Questo non vuol dire che l'elettorato di sinistra da domani voterà in blocco il M5S. Tuttavia molto, molto difficilmente ascolterà le richieste di "voto utile", quando dal Nazareno arriveranno. E a un eventuale ballottaggio, nelle città come a livello nazionale, andrà in parte con il M5S e in parte diserterà le urne, restituendo il favore di oggi.

Lo inizieremo a vedere già con le città, tra meno di due mesi, dove andrà l'elettorato di sinistra. E non sto parlando soltanto di quello della sinistra radicale, naturalmente, che è poca cosa. Ma di un altro 10 per cento almeno di cittadini di sinistra che oggi hanno votato e che sono stati per questo sbeffeggiati e umiliati dai manganellatori di Palazzo Chigi.

Lo vedremo nelle città, Roma in testa. Ma anche Napoli. Perfino a Milano, dove il M5S quasi non esiste, Sala sta rischiando: perché una parte dell'elettorato di centrosinistra al ballottaggio andrà altrove. E a Torino il povero Fassino sta facendo come un matto per portare la campagna sulle questioni locali, facendo finta che non esista Renzi, altrimenti con Appendino va al fotofinish.

Questo è l'effetto della personalizzazione di tutto su Renzi (da lui molto benvenuta se non stimolata) unita all'arroganza e alla tracotanza della sua classe dirigente. Ma anche del premier medesimo: il "maleducato di talento", come lo ha definito Ferruccio de Bortoli. I suoi colonnelli in fondo non ne sono che imitatori, per quanto meno talentuosi.

Ecco, a proposito: per tutte le ragioni di cui sopra, io non sono affatto sicuro che quello che oggi è successo fuori dalle urne sia a somma positiva, alla fine, proprio per chi ha dato il via sghignazzando al sabba delle insolenze.

DALL'ESPRESSO BLOG-PIOVONO RANE

I conti quelli dell'oste s'inizieranno a fare dalle comunali e con il prossimo referendum di ottobre,e soprattutto su questo delle riforme si giocherà il futuro,se andrà male al toscano chissà se si ritira,pare abbia già fatto dei repentini dietro-front,diventa pericoloso avere contro stelle e lega,rischia d'essere stritolato.

Della giornata di ieri non mi va giù una dichiarazione, quella che ha proferito il toscano tronfio dopo le 23,ovvero che chi ha votato al referendum aveva interessi,se c'è qualcuno che ieri ha regalato ai petrolieri tutto il tempo che vogliono per estrarre pagando meno tasse,sono coloro che hanno disertato i seggi.

Così tanto per puntualizzare

I.S.

iserentha@yahoo.it

3 commenti:

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Alle ore 23,05 di ieri sera ad urne appena chiuse il cazzaro della NON-NAZIONE ha proclamato con enfasi e l'arroganza che lo distingue che aveva vinto il popolo, cioè lui e avevano perso i mestatori di fango. Come faceva a sapere che il quorum non fosse stato raggiunto o sono troppo stupido io?
Una cosa è certa: quasi 14 milioni sono già pronti a votare NO ad ottobre. Se ne aggiungeranno altri, molti altri, se si considera che suil 32% di ieri già vanno calcolati due milioni di fans di Renzi. Se il voto va sul 50% gli rimane teoricamente soltanto il 18% -ammesso che siano tutti per lui- che su 51 milioni fa appena 9 milioni. Fermando così le cose rimarrebbe a 11 milioni contro 14 e avrebbe perduto. Ma se aumentasse il numero dei votanti lui se lo può dimenticare il vecchissimo ed obsoleto 41% delle europee quando pochi lo conoscevano e tanti gli accordavano fiducia. Perderebbe netto, anzi sono sicuro e mi sbilancio: perderà nettissimo perché l'uomo è uno sciocco e non imprerà niente dalla lezione, dato che in matematica è scarso.
Il problema è un altro: NON SE NE ANDRÀ. Troverà una scusa qualsiasi, appoggiato da quella mummia belante che sta al Quirinale e non se ne andrà. Allora toccherà alla nazione, cioè alla parte più buona e seria della nazione scendere in piazza, bloccare autostrade porti e stazioni ad oltranza senza altro fare che incrociare le braccia e sedere per terra, così un milione come cinque milioni, cinque milioni come dieci milioni. Dopo 24 ore cade qualsiasi governo statene certi. E si faranno nuove elezioni e allora sì che si potrà dire che IL POPOLO HA VINTO.

Katrina Uragano ha detto...

Mi spiace per come sia andata tutta la faccenda. Gestita male dall'inizio fino alla fine. Sono molto amareggiata.

Ivo Serenthà ha detto...

Sono anch'io dell'idea che ad ottobre il toscano governativo camminerà a orecchie basse,ha già fatto dietro-front sul referendum pro o contro di lui,anche perché nell'ipotesi che dovesse passare indenne,non ce lo scrolliamo più per parecchi anni.

La previsione di vedere l'intero paese bloccato è un'utopia,non siamo mica francesi,qui ormai facciamo fatica a riempire le piazze su temi come il lavoro,figuriamoci a livello politico.

No,non ci sono speranze,passiamo da un cazzaro all'altro come bere un bicchiet d'acqua.


Per ciò che riguarda il quorum carissima, c'era da aspettarselo,avrei scommesso su una percentuale verso il 40% con l'ultimo scandalo,ormai è evidente che è un paese immerso diffusamente nell'inedia.