lunedì 15 febbraio 2016

I detestabili saltimbanco della politica















Torni quando vuole

di Alessandro Gilioli

Non è la prima volta che - con tutta la brutalità e grevità che volete - Grillo e i suoi pongono tuttavia problemi urgenti, su cui quasi tutti gli altri invece glissano. È accaduto in passato con i costi e le chiusure autoreferenziali della politica, con le fedine penali dei parlamentari, con i business degli inceneritori e delle "grandi opere", con l'assimilazione politica di centrosinistra e centrodestra - e altro ancora.

A questo giro è la volta dei parlamentari voltagabbana.

No, lo dico perché ho letto furiosi attacchi e sagaci ironie sull'idea della "multa agli eletti" che poi se ne vanno o sono cacciati - e, intendiamoci, mi chiedo anch'io non solo che efficacia reale possano avere queste multe, ma anche quale trasparenza e quali garanzie ci siano se l'autorità a decidere chi e quando viene sanzionato è il temibile "staff".

Ma al netto di questo, tanto i furiosi attacchi quanto le sagaci ironie glissano - appunto - sulla rilevanza e anzi sull'enormità della questione di fondo che i grillini pongono. E cioè: cosa ne è della rappresentanza democratica quando troppi eletti cambiano casacca per soldi, opportunismo, convenienza o altre cause simili? Non è cioè in gioco il concetto stesso di democrazia e di rappresentanza? E vi pare questione da poco, a cui rispondere con un'alzata di spalle o con uno sberleffo?

Non ci si può infatti nascondere che in Italia la questione ha assunto dimensioni eccessive.

Intanto abbiamo un governo che si regge sui voti di un gruppo parlamentare mai eletto da nessuno e creato dopo, nel Palazzo, cioè l'Ncd. Inoltre Openopolis informa che i deputati e senatori che hanno lasciato il partito con cui sono stati eletti, a metà legislatura, sono già 336 (!), cioè un terzo dell'intero parlamento: «Ogni mese, almeno 10 parlamentari cambiano casacca, per una media più di due volte superiore a quella della scorsa legislatura»: si tratta di «un giro di valzer che mese dopo mese continua a battere tutti i record».

Insieme - sempre dati Openpolis - Pd e Ncd fanno un bel + 79, tutta gente che proviene da altri gruppi parlamentari - ed è difficile non chiedersi se questo saldo positivo abbia a che fare con il fatto che sono le due architravi di governo e maggioranza. Nel Gruppo Misto alla Camera ora sono 63, ma nel corso degli ultimi trenta mesi ci sono state 32 defezioni e 66 ingressi; al Senato, al momento, i "misti" sono 26, con uno score finora di 27 fuoriuscite e 37 neoingressi.

Ma che roba è? Ma che senso ha? Ma nemmeno una hall d'albergo ha le porte tanto girevoli.

Con alcune menzioni speciali: tale onorevole ex grillino Ivan Catalano, ad esempio, dopo essere passato dal M5S al Misto è andato in Scelta Civica, ma non dev'essersi trovato bene perché giusto l'altra settimana è rientrato nel Misto, non so, qualcuno gli dica che gli vuole bene. Anche un'altra ex grillina, Paola Pinna, ha lasciato prima il Movimento, poi il Misto e quindi pure Scelta Civica, ma ora - alla quarta casacca - è approdata nel Pd dove forse troverà un ambiente più confortevole.

Niente, ovviamente, in confronto, al senatore Luigi Compagna: eletto nel Pdl, poi passato al Misto, poi al Gal (altro gruppo creato nel Palazzo), quindi traslocato al Ncd di Alfano, poi tornato al Gal, poi di nuovo al Ncd, ma le ultime notizie lo danno di nuovo al Gal - speriamo abbia un buon analista.

Al Gal, Compagna troverà un suo consimile, per passato turbinoso, cioè il mitico Riccardo Villari, ex Dc-Ppi, ex Cdu, ex Udeur, ex Margherita, ex Partito democratico, ex Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, ex Pdl-Forza Italia. Ora che entra nel Gal è dato «in avvicinamento ai verdiniani di Ala o i tosiani di Fare» (già, in Parlamento ci sono pure i verdiniani di Ala e i tosiani di Fare, altri partiti mai votati da chicchessia). Un dettaglio divertente è che, nel lasciare Forza Italia, Villari ha ringraziato il suo ex capogruppo «per l'ospitalità»: ma si figuri, torni quando vuole, magari chiami un po' prima per prenotare e al check-out ci dica se ha preso qualcosa nel minibar.

Ecco, forse siamo andati un po' troppo oltre nell'applicazione pratica della norma costituzionale che impedisce il vincolo di mandato. Forse un punto d'equilibrio migliore tra l'autonomia di coscienza dell'eletto e il fatto che questi rappresenta dei cittadini va cercato meglio, ed erga omnes. Senza eccessi, né le tanto temute "demagogie", ma va trovato.

Perché qui siamo all'imbarbarimento della rappresentanza. Siamo all'allontanamento ormai interstellare tra gli elettori e gli eletti - e quanto più è ampia la distanza tra chi vota alle urne e chi fa le le leggi e il governo, peggio sta la democrazia (e più crescono gli astensionisti).

Ah, faccio umilmente presente che la difesa della voce e dei voleri della cittadinanza - quindi il restringimento della distanza tra elettori ed eletti - in termini contemporanei è un tema decisamente "di sinistra", dato che non si può essere di sinistra oggi se non si mette in primissimo piano l'esigenza che le decisioni vengano prese dalla cittadinanza, anziché da pochi. Tanto più se quei pochi sono, come sono, potenziali oggetti di pressioni, lobby, carriere, premi, ricatti e altro.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Sono vergognosi i saltimbanco della politica,eletti in un partito o movimento che sia,per un mandato più che preciso e dopo alcuni mesi passano da una parte all'altra senza alcun ritegno,purtroppo la legge vigente protegge queste banderuole,alcune sicuramente prezzolate come la storia ha dimostrato.

Bene,anzi male,ci vorrebbe una legge e chissà se un giorno la faranno,che chi decide di abbandonare il gruppo da cui si è stati eletti,esca dal parlamento e torni a fare altro nella vita,e in questo modo sarebbero delle rarità a compiere quel passo,e che ci sia l'eventuale sostituzione per i non eletti che diano la disponibilità.

La boutade grillesca-casaleggio non ha senso,non riusciranno a ottenere un centesimo dal contratto che faranno firmare,il problema sta a monte come ho spiegato prima,e su questo piano converrebbe informarsi,altrimenti si fanno come al solito le gaffe quasi quotidiane a cui sono abituati.

I.S.

iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Siamo o non siamo il paese dei saltimbanchi e dei voltagabbana?
All'estero -non solo gli austriaci e i tedeschi, ma i francesi, gli olandesi e gli inglesi- ci rinfacciano la fine della Triplice alleanza nel 1915 e la voltata di spalle del 1943.
Nessuno ci dà molto credito, soprattutto adesso che è arrivato Pinocchietto renzino.

Ivo Serenthà ha detto...

Quando un intero popolo possiede questo background e continua con questo trend non ha scampo,rimangono le conferme che freneranno cronicamente lo sviluppo del paese.