lunedì 7 dicembre 2015

Il lepenismo in Francia e i piccoli,grandi interessi in Italia
















Senza una forza di uguaglianza

di Alessandro Gilioli

Temo che sia un autoinganno consolatorio ridurre la vittoria del Fronte Nazionale francese a una reazione contro l'Is: come se, passata la paura degli attentati, tutto potesse tornare a una serena alternanza tra centrosinistra e centrodestra.

Mi faceva notare un collega, ad esempio, come sia dall'estate scorsa che i sondaggi di là delle Alpi davano Marine Le Pen attorno al 30 per cento: altro che Bataclan.

Non è un fatto contingente, quello che è accaduto in Francia. È semmai il cascame di una tendenza strutturale, che poi si incarna in modo diverso di Paese in Paese, in Europa: le famose "forze antisistema". Ma resta una tendenza strutturale, insomma di medio o lungo periodo.

Spenderei quindi una riflessione, tra le altre, sull'allarme che da tempo lancia Slavoj Žižek: ogni vittoria del fascismo - o dei suoi surrogati, delle sue variabili - è il risultato di un'assenza e di un fallimento della sinistra. Avviene cioè quando la sinistra non offre più speranze, non rappresenta una chance di riscatto sociale.

E pertanto questo desiderio di riscatto sociale si declina in consenso verso diverse e magari "opposte" forme di contrapposizione allo status quo.

Il Fronte nazionale in Francia oggi è una forza popolare, votata soprattutto dalla parte meno ricca della società: ci può fare orrore dirlo o pensarlo, ma è così. E sono fasce povere che non hanno trovato nella sinistra una forma di speranza, di riscatto.

Del resto, quando i socialisti - prima forza della sinistra storica - addirittura rinunciano a presentarsi al secondo turno, di fatto certificano la fine del loro ruolo: si sono talmente omologati al centrodestra liberale da non avere più niente di diverso da dire, da proporre.

Un fallimento epocale, specie se si pensa che solo tre anni e mezzo fa Hollande aveva vinto le elezioni con parole, promesse e programmi decisamente di sinistra: salvo poi diluirsi nel grande centro nel giro di pochi mesi - e perdere così ogni credibilità agli occhi dei suoi stessi elettori.

Possiamo anche dirci mille volte che la sinistra è una cosa obsoleta: e in parte, almeno come rappresentanza, è anche vero.

Ma senza una forza radicata di uguaglianza, di riscatto sociale e di riduzione dei privilegi più odiosi, non è poi strano che i cittadini comuni - quelli esclusi dai privilegi - si lascino sedurre dai nazionalismi, dalle nostalgie vandeane, dagli identitarismi che guardano indietro.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Il problema italiano è che una forza di riscatto al momento non esiste,almeno che sia credibile,ciò che esiste è un surrogato che al max lo possiamo ritenere il meno peggio.ed è diviso pressocchè in due tronconi,da una parte chi scimmiotta il lepenismo come nei film di Alvaro Vitali,e dall'altra un movimento che può raggiungere solo un limite di voti,essendo buona parte del paese colluso con interessi vari,che vanno dalla grandi fette di torta alle briciole delle formichine.

E in certi casi le larghe intese vanno benissimo per mandare avanti la baracca...

I.S.

iserentha@yahoo.it

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