mercoledì 11 novembre 2015

Ottimismo:Siamo nell'happy day piddino

















Renzi da Happy Days: tra il Chiodo e il frappé mancano le risate finte

di Alessandro Robecchi

E venne il giorno del dibattito culturale. Eh, sì, mi sa che vi tocca. E, al netto delle fregnacce propagandate dal Minculpop renzista (noi siamo felici e gli altri sono tristi, notevole densità di pensiero), la faccenda riguarda Happy Days, sì, la famosa situation comedy, quella di Fonzie, e merita un supplemento di indagine. Riassumendo: Fassina dice che il modello Renzi è Happy Days, Orfini lo rivendica dicendo che era divertente, Renzi dice che attaccano Happy Days perché “si sentono lontani dalla felicità”. In questi casi, di solito, arrivano gli infermieri e li portano via.
E però la polemica su Happy Days non è nuova nella sinistra italiana e anzi sta diventando un classico che travalica i secoli. Disse Nanni Moretti, nel suo film Aprile, 1998: “Io me li ricordo alla Fgci, sono cresciuti vedendo Happy Days, è la loro formazione politica, morale e culturale”. Passati vent’anni, riecco la sinistra, o sedicente o presunta tale, rinfacciarsi ancora Happy Days.
Vorrei notare, en passant, una cosetta spaventosa: dirigenti di partiti politici italiani nel 2015 assumono o attaccano come Zeitgeist e spirito ispiratore un telefilm americano girato negli anni Settanta e ambientato negli anni Cinquanta. Quanto a sudditanza culturale, provincialismo e colonizzazione, ce n’è abbastanza da nutrire il pianeta.
Eppure il parallelo tra la Weltanschauung renzista e le vecchie avventure della famiglia Cunningham non sono così peregrine. In Happy Days va tutto bene, la società non esiste, se esiste infila monetine nel juke boxe, la trasgressione è un giubbotto di cuoio, tutti sorridono o, se piangono, è per futili motivi che li faranno ridere dopo, e il capofamiglia va alla Loggia del Leopardo, una specie di P2 di paese.
In Happy Days – molto happy, in effetti – non si vede un nero (Milwakee è una citta a maggioranza nera, tra l’altro), non si vede un povero, il conflitto non esiste, l’universo è limitato al ceto medio bianco, educato e rispettoso dell’autorità. C’è da stupirsi che in nessun episodio della serie il governo si presenti a consegnare ottanta euro. Qui è successo.
E’ questo aspetto, e non la propaganda e le fregnacce sulla felicità, che collega strettamente il renzismo all’ideologia Happy Days. Il vivere tra il college e il frappé da Arnold come se la società non avesse sobbalzi, mugugni o motivi di scontento. Il conflitto, semplicemente non c’è, non è previsto, non è contemplato. E non solo. Happy Days veniva realizzato in un’America inquieta e incattivita, un’America appena uscita dal Vietnam, sconfitta e ferita. E allora si guardava indietro, si tornava alla rassicurante verginità degli anni Cinquanta così come la pensava il ceto medio bianco di quegli anni. Un balsamico e carezzevole rituffarsi nel buonumore che fu, per non intristirsi con le lacerazioni del presente. C’è un po’ dello spirito renzista dei tempi nostri: va tutto bene, ridi, gioca alla playstation, sii positivo, credici. E soprattutto tieniti alla larga da quello che non funziona, dalla diseguaglianza che cresce invece di calare. La narrazione renziana, dunque sì, deve al vecchio telefilm con Fonzie qualcosa di denso e ideologico, tutto è decoroso e soddisfacente, il migliore dei mondi possibili. Come diceva Moretti nel ’98 una formazione “politica, morale e culturale”. Vent’anni dopo, siamo ancora lì, a litigare su Fonzie e a rivendicarlo come modello. Il dibattito culturale nella sinistra italiana, al momento è questo, comprese le risate del pubblico.

DA ALESSANDRO ROBECCHI.IT

Mamma mia che sfacelo,tra pseudo trascinatori della nuova sx,maddechè,e positivi con scappellamento stile happy day.

Da un po’ di tempo a questa parte intravedo solo le stelle giganteggiare nello schifo del rimanente,sia a livello locale e nazionale,turandosi tutto l’otturabile essendoci parecchie zone d’ombra riconducibili più che altro ai due guru.

Altrimenti la tessera elettorale continuerà a rimanere nel cassetto.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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