mercoledì 2 settembre 2015

L'inutilità dei sondaggi elettorali in Italia













Le tendenze al tempo del voto infedele

di Alessandro Gilioli

Il passato recente ci ha insegnato che i sondaggi sono da prendere con le pinze da camino, quelle belle lunghe. Le rilevazioni fatte ad agosto e con sole 500 interviste, poi, non parliamone. Inviterei quindi alla massima prudenza nella valutazione di quello pubblicato oggi su La Stampa, firmato Piepoli.

Ma a qualcosa servono i sondaggi: a capire un po' le tendenze, cioè i movimenti in corso nell'opinione pubblica rispetto alla politica.

In questo senso, da diversi mesi a questa parte il trend è omogeneo: il Pd è gradualmente sceso sette-otto punti sotto il 40,8 delle Europee (ma resta altrettanti sopra le politiche del 2013, quando ebbe il 25 per cento); il Movimento 5 Stelle è in crescita sul 2014, mentre rispetto al 25 per cento preso alle politiche di due anni fa è dato o appena sotto (Datamedia e Ixé) o addirittura sopra (Scenaripolitici e Piepoli, appunto). Tutte le cifre sono qui.

La tendenza attuale è quindi quella di una decrescita del Pd (rispetto al primo boom renziano) e di una crescita dei grillini (rispetto allo stesso punto di riferimento, cioè le europee del Maalox).

E qui forse bisognerebbe provare a uscire dalle semplificazioni e per cercare l'insieme di concause di questa tendenza.

La prima è, come si accennava l'altro giorno, relativa al terremoto che ha modificato e confuso le geometrie politiche in molti Paesi d'Europa e non solo. Se non c'è più il dualismo classico centrosinistra-centrodestra e se questo dualismo si trasforma in un unico amalgama che da noi viene chiamato "partito della nazione", è inevitabile che da qualche parte si crei un contro-polo alternativo a questo amalgama. Di conseguenza, difficile che la maggiore opposizione sia solo "una bolla", come hanno detto alcuni nell'estate del '13. Specie se chi è al governo accentua - con il suo parlato e le sue politiche - la sensazione che centrodestra e centrosinistra siano ormai una cosa sola.

In Italia la sfida per la conquista della leadership nel "contro-polo" alternativo al partito della nazione è tra Salvini e il M5S. La Lega è in crescita, ma soprattutto ai danni di Forza Italia e ancora con scarso consenso al Sud. Quindi, rispetto al M5S, resta indietro. Inoltre per sperare di vincere, allo stato, la Lega può solo proporsi come alleata di Berlusconi. Quindi con un pezzo di centrodestra. Il che ne scarica, parzialmente, la forza antisistema.

La seconda concausa, ovviamente, sta nell'andamento economico.

Ha voglia Renzi di strombazzare a reti unificate lo zero virgola di aumento del Pil e dell'occupazione: la percezione della crisi è molto più profonda di quanto possa dire l'ufficio propaganda del premier. Del resto, si sa che per uscire da questa recessione ci vorranno anni e che c'è la possibilità che si tratti comunque, almeno in parte, di una jobless recovery. Quindi la campagna dell'ottimismo del premier, per quanto molto amplificata dai media, rischia di avere anche una componente di boomerang: per via delle aspettative che essa crea e del loro stridere con la quotidianità. Nulla come la delusione aumenta i consensi nell'opposizione, quale che essa sia.

By the way, in autunno Renzi si gioca molte carte su quello che riuscirà a ottenere dalla Ue in termini di maggiore flessibilità di spesa. Le notizie arrivate ieri da Bruxelles non sono state buone, in questo senso, e il premier infatti non le ha prese per niente bene.

La terza concausa sta nel graduale cambiamento del Movimento 5 Stelle.

Grillo per la prima volta si è concesso un filo di autocritica (che è peraltro segno di forza, non di debolezza) e qualcosa si muove anche in termini di mutamento dell'organizzazione interna: che per adesso non c'è e, dove c'è, non è stabilita da regole statutarie. Non è facile, certo, trovare una terza via tra le pessime strutture dei vecchi partiti e la clic-democracy totalmente disintermediata: ma è l'unico modo di crescere e ormai lo sanno anche loro. Così come inevitabile sarà, se il M5S vuol davvero provare a vincere le elezioni con l'Italicum, arrivare con un candidato-premier che ne allarghi il più possibile la base elettorale (al ballottaggio non ti devono votare più solo i tuoi, ma i "laici", gli indecisi, etc).

Altre concause ancora sono meno influenti ma nemmeno del tutto insignificanti. Basti pensare a quell'elettorato di ciò che Piepoli chiama "Nuovo partito di sinistra", a cui attribuisce un potenziale 10 per cento: tutti voti in cerca d'autore, vista la farraginosità autocentrata e sterile con cui stanno muovendosi i vari leaderini di quest'area, almeno finora. Quindi un bel serbatoio d'opposizione a Renzi che è ancora aperto, ma di sicuro non finirà a Salvini.

Dopodiché, appunto, come tutto questo si declinerà alle urne è ancora mistero della fede e non c'è sondaggio che ce lo possa dire. Anche perché non si vota di sicuro nel 2016. Più facile nel '17, se Renzi riuscisse a trasformare il referendum confermativo della riforma del Senato in un referendum su di lui: quindi, nello storytelling del premier, innovazione-contro stagnazione.

Sicché manca almeno un anno e mezzo. Compresi i tre mesi di campagna elettorale, durante i quali il premier giocherà con ogni probabilità una carta di marketing a sorpresa, tipo gli 80 euro alle europee. E si sa che basta poco per cambiare idea, in tempi di voto infedele, incertezza diffusa e astensionismo altissimo.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Ma quali sondaggi,non sono mai stati credibili gli exit poll in questo paese,cosa che non succede in ogni democrazia evoluta del globo,l'inaffidabilità italica regna sovrana e magari fosse solo sulle intenzioni di voto.

Al contrario l'ipotetica affidabilità e la sostenibilità governativa dei due "boss" stellati è ancora tutta da scoprire,e chissà se sarà mai chiara,in parole povere al di là del candidato premier che presenteranno,quanto saranno pesanti le ingerenze su ogni decisione da prendere se dovessero andare al potere?

2016 o 2017 che sia,scommettere su qualcuno risulterà un azzardo,si vedrà chi saranno i primi due e se ci sarà un coinvolgimento degli esclusi al ballottaggio,e per le stelle ho idea che sarà alquanto difficile aver successo con il partito della nazione radicato da anni su queste latitudini,tra velati e palesi inciuci del passato e quelli assolutamente all'onor del sole di origine nazarena.

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