martedì 1 settembre 2015

Il momento magico degli imprenditori sui diritti dei lavoratori
















Il telecontrollo, il silenzio e le cattedrali

di Alessandro Gilioli

Venerdì il governo affronterà quello che "il Sole 24 Ore" chiama «l'ultimo scoglio del Jobs Act», cioè i quattro decreti attuativi tuttora mancanti.

Tra questi c'è quello sul telecontrollo o controllo a distanza dei lavoratori.

Ha dell'incredibile come questo cambiamento - che riguarderà tutti i lavoratori dipendenti italiani, non solo i neoassunti - venga tenuto basso nel dibattito politico e mediatico. E tra le ragioni di questo assordante silenzio, probabilmente, c'è la sua non giustificabilità e non argomentabilità.

Intendo dire: se per i licenziamenti facili si può usare la pur discutibile tesi che "rendendo flessibile il mercato si aumenta l'occupazione", per sostenere il telecontrollo non si può invece usare alcuna plausibile tesi pratica.

È pura angheria, è vessazione fatta legge: il capo può mettere il naso nel pc e nel telefonino che l'azienda ha assegnato al dipendente e poi utilizzare quello che trova per provvedimenti disciplinari. Incluso il demansionamento (altra chicca di questa legge) e - per i neoassunti - appunto il licenziamento.

A questo spionaggio il lavoratore non può opporsi, né individualmente né collettivamente. L'unico diritto che gli rimane (bontà loro) è di saperlo: di essere informato che è costantemente spiato. Nient'altro.

E questo forse spiega il silenzio politico e mediatico che accompagna quest'approvazione: trattandosi di norma inguardabile, si cerca di non mostrarla troppo in giro. Di farla passare nel maggiore silenzio possibile. Se proprio sono costretti a parlarne, gli uomini di Renzi dicono che è «un aggiornamento della legge alle tecnologie»: una balla, e non in buona fede.

Per il resto, oltre che vessatoria è una norma stupida.

Profondamente stupida.

Dato che nell'economia contemporanea - specie in quella del terziario, ma non solo - i maggiori risultati per tutti arrivano quando il lavoratore si percepisce come parte di un gruppo, di una squadra, di un progetto. Quando si sente di costruire cattedrali, non di spaccare pietre. E questi invece sono così coglioni da metterci una telecamera alle spalle per controllare quante pietre spacchiamo.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Ormai con i tempi che corrono passa qualsiasi cosa vogliono gli imprenditori,tramite lo spauracchio che di lavoro non ce ne più,se si fa parte dei fortunati a possederlo qualsiasi nefandezza ormai passa come bere un bicchier d'acqua.

Sono convinto che sono solo prese di posizione atte a far vedere quanto ce l'abbiano grosso,tanto il messaggio che i sindacati sono una palla al piede dello sviluppo e lo sono sempre stati,a meno che non siano degli "yesmen",adatti a firmare qualsiasi cosa passi di mente al padrun,è un messaggio recepito dalla maggior parte dei lavoratori,specie tra i più giovani e i neo assunti ovviamente quei pochi indeterminati,vorrà dire che ci metteranno un po' di tempo a capire quanto siano benefattori da venerare chi paga diffusamente delle paghe da fame e fa fare stage gratuiti di lavoro non retribuito,e ci vorranno lacrime e sangue nel porre rimedio,la storia si ripeterà....

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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