sabato 5 settembre 2015

Emergenza profughi,Gli applausi a Monaco di Baviera e le discussioni sterili in Italia










I migranti, il dumping e i poveri

di Alessandro Gilioli

Leggevo l'altro giorno che tra i raccoglitori d'uva a giornata quest'anno è scoppiata una doppia conflittualità: i braccianti italiani contro gli stagionali provenienti dalla Bulgaria e dalla Macedonia (che accettano paghe sotto i 4-5 euro l'ora), ma anche gli stagionali dell'est contro gli immigrati africani che stanno nei centri d'accoglienza: i quali, avendo vitto e alloggio gratuiti, ne accettano pure due e mezzo, di euro all'ora.

Non è un fenomeno nuovissimo, il dumping salariale determinato dalle migrazioni, e già da tempo ha colpito altri settori lavorativi: dall'edilizia a quello delle domestiche e badanti, per esempio.

È evidente che il primo effetto di questo dumping è una guerra tra poveri, quella su cui soffia robustamente Salvini per accrescere i suoi consensi.

Il secondo effetto è il convincimento sempre più diffuso (specie nel mondo pentastellato ma serpeggiante anche in parte della sinistra) che l'accoglienza verso i migranti sia un deliberato disegno delle élite economiche per creare un "esercito industriale di riserva": insomma per abbassare all'infinito le paghe, dato lo smisurato aumento di lavoratori disposti a prendere pochissimo senza nemmeno bisogno di esternalizzare le produzioni.

Questa convinzione è ragionevole ma un po' ideologica e, nel 2015, semplificatoria. Le migrazioni sono un fenomeno con ciclopiche e globali cause strutturali, tecnologiche, geopolitiche, belliche, religiose e talvolta perfino ambientali-meteorologiche: mica un disegno a tavolino dei padroncini nostrani. Tuttavia essa viene rafforzata nel cuore di molti da un ulteriore dato di realtà, oltre al dumping: a subire le conseguenze problematiche dell'immigrazione non sono quasi mai i quartieri benestanti, ma quelli periferici, dove vengono sistemati i centri di accoglienza o dove semplicemente gli immigrati vanno a vivere in massa, non potendo certo permettersi la cerchia dei Navigli o il rione Monti.

Il risultato concreto è che è molto più facile schierarsi a favore dell'accoglienza se grazie alla tua posizione sociale non subisci gli effetti del dumping salariale e se per la stessa fortuna vivi appunto dentro la cerchia dei Navigli o al rione Monti (anziché a Casal San Nicola o in fondo a via Padova).

Detto tutto ciò, non è affatto strano che gli avversari dell'accoglienza siano più diffusi tra i ceti più bassi: dove si insinua facilmente, quando non c'è un minimo di alfabetizzazione culturale ed etica, anche il veleno del razzismo, per quanto coperto ("Non sono razzista, ma..."),

Ora, tutto ciò porta a un paio di opzioni possibili.

La prima è, appunto quella che per semplicità chiameremo opzione Salvini-Orban: mettere muri e fili spinati per guadagnare consensi. Soluzione non solo eticamente ributtante, ma anche praticamente destinata a fallire: la paura di quei fili spinati sarà sempre minore della disperazione che porta milioni di persone ad andar via dalle loro terre, guerre o non guerre (by the way, sapete che quest'estate tra Kenya e corno d'Africa ha piovuto pochissimo, insomma oltre dieci milioni di persone sono a rischio siccità e fame, perciò presto scapperanno di lì, e tecnicamente molti di loro non saranno profughi quindi in teoria dovremmo rimandarli a morire di fame?).

La seconda opzione è quella che con altrettanta semplificazione chiameremo Renzi-Alfano: l'importante è accogliere in qualche modo, salvare vite, evitare altre foto di Aylan, fare mense e donare abiti, poi per il resto vedremo. Di certo questa scelta è assai più umana e anche più realistica, dato che non si ferma il vento con le mani: diciamo che è il minimo igienico, per chi ha uno straccio di consapevolezza e di coscienza. Tuttavia è un'opzione che, se non va oltre, porta con sé l'effetto di accentuare il suddetto dumping salariale (che conviene all'upper class nostrana, ormai spostatasi da Berlusconi a Renzi).

Poi c'è quello che invece non conviene né a Salvini (perderebbe la sua ragion d'essere) né all'upper class renzizzata: cioè gestire l'immigrazione anche con norme sociali, quelle che possono impedire il dumping e il resto.

Ad esempio, con la paga oraria minima (che in Italia non esiste, caso quasi unico tra i Paesi occidentali) accompagnata da sanzioni durissime per chi la viola; con i controlli a tappeto sul territorio contro il lavoro nero (più che tollerato, ormai proprio istituzionalizzato in molte regioni d'Italia); rendendo dignitose le condizioni di vita e di mobilità delle periferie (abbandonate da tempo, almeno qui a Roma); investendo nell'edilizia pubblica popolare nella quale siamo stati eccellenti in passato (Dio benedica le inimitate "case Fanfani"); distribuendo piccoli centri di accoglienza e integrazione in tutti i quartieri, anziché ammassare i nuovi arrivati in quelli periferici e popolari.

Eccetera eccetera, la lista è lunga. La lista di cose da fare per provare ad affrontare con giustizia e onestà intellettuale una questione epocale e gigantesca, dico: che nessuno può pensare di risolvere ma che di certo non finisce il giorno dell'accoglienza.

Anzi, comincia proprio quel giorno: se non vogliamo finire bestie come Salvini o altrettanto bestie nel foraggiare il dumping salariale e le guerre tra poveri

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Lei auspica una politica del fare,che possa arginare un fenomeno eccezionalmente tragico e c'è chi sta affermando che durerà decenni,ho letto nel suo articolo della paga minima per i lavoratori che ci regalerebbe la decenza di un paese democratico,di organizzare le residenze dei migranti in modo che si raggiunga una certa omogeneità sociale,e tutto ciò dovrebbe materializzarsi nel paese dei bla,bla petulanti prodotto dai talk show,nei quali se solamente il 10% di cui si parla si mettesse in pratica andrebbe benissimo,ma che al contrario rimangono sterili e perlopiù servono a incamerare consensi pro elettorali.

La verifica che non siamo un paese in grado di produrre nulla,anche quel poco che si potrebbe fare,lo si è visto oggi,nonostante la politica europea che se n'è fregata dei migranti fino a ieri,oggi i profughi siriani a Monaco di Baviera sono stati accolti con gli applausi e sono dell'idea che in breve tempo e in qualche modo riusciranno a integrarli,come hanno già fatto con i milioni tra curdi e turchi.

Lo sanno anche i profughi che l'Italia serve solamente come sbarco,conoscono molto bene come siamo messi, solo i più sfigati e chi non riesce ad andare a nord rimane qui,magari raccogliendo pomodori o frutta per un tozzo di pane 18 ore al giorno,o in alternativa negli pseudo lagher dei centri di accoglienza.

Quanto è distante in modo siderale,il dire e il fare sulle nostre latitudini.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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