lunedì 2 febbraio 2015

Riflessioni su "American sniper",la nuova pellicola di Clint Eastwood












di Alessandro Gilioli

Sicuramente ci sarà qualche esaltato, negli Stati Uniti come qui in Europa, che uscendo dal cinema dopo aver visto “American Sniper” sentirà la pulsione ad abbracciare un fucile e andare a uccidere qualche musulmano a caso, in Asia centrale o nella periferia della propria città. Del resto, se uno è pirla è pirla: e trova incitamenti alla propria pirlaggine laddove gli pare.


Tuttavia non sfuggirà, a chi ha visto il film partendo invece da una decente situazione di igiene mentale, che le prime due persone ammazzate da Chris Kyle sono un ragazzino e una donna; né che il medesimo Kyle sul campo compie gravi cazzate che costano inutili vittime anche alla sua parte solo per soddisfare la sua vanità; né che provoca consapevolmente la morte di gente innocente, come il padre di famiglia in casa del quale cena con altri commilitoni; e neppure che dopo essere diventato eroe degli occupanti, torna a casa in condizioni psicologiche devastate. Infine, sfido a trovare nel film una retorica positiva della guerra in sé – i cui orrori anzi emergono a ogni scena – al contrario di tante altre pellicole americane, ad esempio sul secondo conflitto mondiale (ma non solo).

Non intendo con questo sostenere tout court che «American Sniper è un film contro la guerra», come ha detto il suo regista Clint Eastwood, perché poi alla fine ciascuno ci può leggere un po’ ciò che vuole, e appunto non mancheranno gli esaltati che eccetera eccetera.

Tuttavia mi sembra altrettanto azzardata anche la condanna che lo semplifica come pura esaltazione dell’imperialismo americano. Tra l’altro, la povertà intellettuale del suo protagonista – che non è capace di farsi alcuna domanda e si sostiene su certezze apodittiche quanto banali – emerge fin dalle primissime scene, quelle prebelliche. L’eroe è un coglione, insomma: e non a caso alla fine finirà ammazzato proprio per mano americana, il che è storia vera ma anche perfetta metafora cinematografica.

Ieri Michelle Obama ha elogiato il film riferendosi soprattutto alle «esperienze complesse che i reduci e le loro famiglie devono affrontare». Forse era soltanto una lisciata di pelo ai veterani – ci sta, in politica, e dalla Casa Bianca. La dichiarazione è stata interpretata anche come una mano tesa a Eastwood, noto repubblicano e destrorso che in campagna elettorale si era schierato con forza contro il Presidente uscente.

Può darsi e nel caso la cosa qui interessa poco, trattandosi di equilibri politici e di consenso locali. Resta il fatto che se Eastwood è un reazionario (e lo è) non appartiene tuttavia alla fascia più stupida di quell’area, né a quella che non si interroga profondamente: basta vedere i suoi due film sinottici su Iwo Jima o il successivo “Gran Torino”, per capirlo.

Personalmente, tra le cose di “American Sniper” che ho apprezzato di più c’è il ritratto di una certa America, quella che alla fine si stringe attorno alla salma del suo cecchino mezzo spostato. Noi europei quando pensiamo agli Usa abbiamo in mente soprattutto New York – anzi, downtown Manhattan – i liberal della California, i cervelli della Silicon Valley e qualche altro più o meno allargato circolo metropolitano, da Boston a Seattle. Eastwood invece ci fa vedere (benissimo) l’altra America – quella più cretina, se volete: comunque molto popolosa, forse ancora maggioritaria, in ogni caso lontanissima dall’Europa per modo di pensare, di vivere, di creare valori e disvalori.

Già questa è cosa che allarga il perimetro delle nostre conoscenze, cioè delle nostre zucche: dato che non tutti possono spendere un mese della propria vita tra la gente comune che abita nelle villette di Cincinnati o Phoenix.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Non ho visto il nuovo film di Eastwood,e per quanto la sua recensione sia nutrita di particolari potro' giudicarlo vedendolo.

L'attore-regista pur essendo repubblicano e con risvolti reazionari,ha firmato films come Million dollar baby,Gran Torino e Mystic river,e sono state tutte pellicole che mi sono piaciute moltissimo,dai risvolti sociali parecchio interessanti,dall'eutanasia alla xenofobia,sfido chiunque della destra di questo paese ad essere cosi' "onestamente corretto" nel trattare questi argomenti.

E se posso aggiungere alle prime righe del suo post,negli States i cosiddetti pirla ne hanno a bizzeffe di ragioni scatenanti alla violenza e alle stragi,non foss'altro che fanno collezione di armi fin da giovani.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

iriselibellule@gmail.com ha detto...

Sono d'accordo con te, da quando ho visto Mystic River e One million dollar baby, e anche Here after mi sono formata un'opinione nuova di Clint Eastwood, mi pare uno che, pur essendo evidentemente formato alla scuola del cinema americano,riesce ad andare tanto al di sotto della superficie delle cose e ora a volte guardo con altri occhi anche i suoi film di gioventù.

Ivo Serenthà ha detto...

Una tantum,è invecchiato bene,umanamente ce ne dovrebbero essere molti di più da quelle parti,il patriottismo va bene senza esagerare come interpreta l'americano medio.

Saluti