venerdì 12 dicembre 2014

I soliti brutti,sporchi,cattivi e precari.....

















«Precari, mettetevi a studiare»

di Alessandro Gilioli

È sempre difficile, guardando alla Storia, stabilire quando inizia un periodo e ne inizia un altro. Ad esempio, sul passaggio dal Medioevo all’Età moderna le diverse tesi non mancano: e quella del 1492 – scoperta dell’America – è solo una convenzione, trattandosi di un processo durato secoli.

In epoca contemporanea, tuttavia, la Storia va in più in fretta, insomma le cose accadono e cambiano più velocemente. Quindi è forse meno relativa e meno soggettiva la ricerca delle date di cesura.

Ad esempio, personalmente credo che si possa indicare con ragionevole certezza che in Italia la sinistra è diventata di destra non certo con il governo Renzi e nemmeno con la bicamerale di D’Alema, bensì tra l’aprile del 1995 e il giugno del 1997.

Nel 1995 Tiziano Treu, fino ad allora docente universitario, fu fatto ministro del Lavoro del governo presieduto da Lamberto Dini e sostenuto da tutti i “Progressisti” più la Lega; era un esecutivo con ministri tecnici o presunti tali, concordati tra Dini e i partiti che l’appoggiavano, Pds in testa. In seguito Treu fu confermato al Lavoro da Prodi, questa volta in un governo politico di centrosinistra, che vedeva tra i suoi ministri anche Napolitano, Veltroni, Bersani, Finocchiaro e Burlando, solo per fare alcuni nomi di personaggi ancor oggi protagonisti della politica; successivamente, con D’Alema premier, Treu passò ai Trasporti; poi restò nel palazzo come parlamentare fino al 2103 (quattro legislature), sempre nel centrosinistra, prima con la Margherita poi con il Pd. Appena uscito dal Parlamento, a 75 anni d’età, è diventato componente del Cnel e subito dopo presidente dell’Inps, carica che ricopre attualmente.

Ma torniamo al 1995-1997: fu in questo biennio che appunto arrivò il cosiddetto “pacchetto Treu”, che se qualcuno vuole leggere nella sua versione integrale trova qui. Nel 1995 fu redatto, nel 1997 divenne legge dello Stato.

Sostanzialmente, l’idea era che il mercato del lavoro esigeva più flessibilità quindi bisognava inventarsi nuove forme contrattuali, appunto, flessibili: lavoro interinale, in apprendistato, a tirocinio, co.co.pro., eccetera.

Il teorema di Treu (ma non solo suo, come ovvio) era che più flessibilità avrebbe creato più lavoro, quindi ridotto la disoccupazione. Successivamente, tutti gli interventi sul lavoro sono andati nella stessa direzione appoggiandosi allo stesso teorema: legge Biagi, riforma Fornero, decreto Poletti, Jobs Act.

Oggi, come noto, la disoccupazione è invece più alta che nel 1997 – e quella giovanile è sopra il 43 per cento. I fautori del teorema di cui sopra tuttavia attribuiscono la responsabilità di questo alla crisi economica – e non al pacchetto Treu e ai suoi succedanei. Hanno ragione, o meglio ce l’avrebbero se non fosse che il pacchetto Treu e i suoi succedanei erano stati pensati proprio per rilanciare l’economia; e – soprattutto – se non fosse che i medesimi provvedimenti non sono mai stati accompagnati da decisioni politiche che tenessero in considerazione l’ipotesi che per cause maggiori l’economia non ripartisse, quindi la maggior flessibilità si trasformasse in un incubo di massa anziché in un’opportunità di lavoro.

Detta altrimenti: né quando hanno fatto il pacchetto Treu né con la legge Biagi né con il Jobs Act si è prevista l’ipotesi che l’occupazione invece non aumentasse (anche per cause esogene), quindi non si è mai provveduto ad accompagnare questi provvedimenti con norme che garantissero continuità di reddito, garanzie di welfare e sussidi universali.

Il risultato è che, in linea generale, è ormai empiricamente dimostrato che il pacchetto Treu ha segnato una linea: quelli che sono entrati nel mercato del lavoro prima, sono stati più o meno salvati, almeno fino a eventuale chiusura della loro azienda; quelli che sono entrati nel mercato del lavoro dopo, sono quasi tutti impazziti (e continuano a impazzire) tra dozzine di lavori o “lavoretti” a termine: quindi vivono in un’eterna provvisorietà, non riescono a ottenere un mutuo, dunque non fanno figli, e anche quando portano a casa un po’ di soldi ne spendono il meno possibile (temendo giorni peggiori) sicché non “rilanciano i consumi” così come richiede il sistema economico che al momento abbiamo.

Vi chiederete perché stamattina vi ho fatto tutta questa pippa storica e divulgativa.

E’ semplice.

Perché stavo guidando mentre a Radio 24 Giovanni Minoli chiedeva al presidente dell’Inps Tiziano Treu che cosa direbbe ora a tutta quella massa di persone under 40 eternamente precarizzata dal suo pacchetto e dai succedanei. E l’ex ministro non solo non ha avuto una sola parola di autocritica – o almeno di riflessione – ma ha risposto piccato: «Bisogna che questi si mettano a studiare».

E io ho inchiodato, rischiando di farmi tamponare: perché ho finalmente individuato, se non il giorno, almeno il biennio in cui la sinistra è diventata di destra.

DALL'ESPRESSO BLOG PIOVONO RANE

Può essere che la sinistra abbia finito d'esistere tra il 95-97,e che quel mondo di precariato selvaggio che ha organizzato il fenomeno in foto sul post abbia contribuito alla miserabile situazione odierna.

Tocca però segnalare le responsabilità che a parer mio ci sono e sono da addebitare alla pochezza politica e imprenditoriale dell'intero paese,la globalizzazione andava affrontata non con i salari al ribasso,bensì con la modernizzazione e la qualità dei prodotti,altrimenti si va,come si sta andando,a competere con i paesi emergenti,ma con un costo della vita che dalle nostre latitudini è incompatibile con quei salari.

Quindi il job act è una cazzata astronomica,si diano più tutele ai lavoratori e retribuzioni in linea con il tenore di vita e si punti agli investimenti su settori come la siderurgia,l'auto elettrica o a idrogeno,la banda larga,etc,etc.premiando le aziende che investono in tal senso e che non se scappino all'estero col bottino degli incentivi.

Altro che un buco in val Susa per far viaggiare le merci ai 300 km/h,a voglia di creare occupazione dirottando quella spesa faraonica che tutti quanti paghiamo,non sono i tempi giusti con tutte le emergenze che si sono create.

P.s.

A Torino in corteo e in piazza eravamo in tanti stamattina,e non ce ne siamo accorti della mancanza di quei pifferi della Cisl.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

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