sabato 1 novembre 2014

La famiglia di Stefano Cucchi non si arrende















Stefano Cucchi, famiglia: ‘Caso non finisce qui. Azione legale contro il ministero’

“Il caso Cucchi non finisce qui”. Il giorno dopo la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati accusati dell’omicidio di Stefano Cucchi la famiglia annuncia che la battaglia non è ancora finita. “Aspetteremo le motivazioni della sentenza”, ha detto l’avvocato Fabio Anselmo, “per preparare il nostro ricorso per la Cassazione ma intraprenderemo anche un’azione legale nei confronti del ministero della Giustizia, affinché si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla morte di Stefano”. Venerdì 31 ottobre è arrivata la decisione della Corte d’appello per i sei medici condannati in primo grado per omicidio colposo, ma anche per i tre infermieri e i tre poliziotti che già erano stati prosciolti nel processo in Corte d’Assise. “Perché il fatto non sussiste”, hanno stabilito i giudici della II sezione di Roma. Il calvario del giovane romano, morto nel 2009 una settimana dopo l’arresto per droga, con i segni di traumi violenti e denutrizione, non ha responsabili. Il giorno dopo l’amarezza e le lacrime, la sorella di Stefano Cucchi ha annunciato che la famiglia intraprenderà nuove azioni legali: “Mi devono uccidere per fermarmi“.

"Durante questo faticosissimo percorso giudiziario”, ha continuato Anselmo, “abbiamo acquisito ulteriori elementi che potranno diversamente orientare la prosecuzione del processo. Abbiamo avuto al nostro fianco, pur nella diversità delle nostre posizioni, una Procuratore generale libero ed affamato di verità e giustizia. Auspichiamo che il suo ufficio faccia ricorso per Cassazione. Noi ci saremo. La Suprema Corte è senz’altro la miglior sede per poter far valutare la nostra richiesta di annullamento della sentenza”. L’azione contro il ministero della giustizia comunque, ha specificato Anselmo, non intaccherà il maxirisarcimento da un milione e 340mila euro ottenuto dalla famiglia Cucchi e frutto di un accordo-transazione con i legali dell’ospedale dove Stefano morì: “Si tratta di una fase tombale”, ha continuato, “che nessuno potrà intaccare. Durante questo percorso ho portato e convinto la famiglia ad accettare un importante risarcimento da parte dei sanitari che non può che essere considerato come una vera e propria responsabilità, e grave, dell’ospedale Sandro Pertini sul trattamento riservato al povero Stefano Cucchi. Adesso ci rivolgeremo al ministero per ottenere anche la sua dichiarazione di responsabilità”.

“Mi sono svegliata”, ha commentato la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, “con l’idea che in realtà abbiamo vinto. L’assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio avvocato, ma il fallimento della Procura di Roma. Chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perché due sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula il mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro. Tante volte ho attaccato il lavoro dei pm e sono stata molto criticata per questo, anche in aula dai difensori. Oggi ho l’ulteriore prova che avevo ragione”.

“Non ce l’ho con i giudici di appello – ha aggiunto Ilaria Cucchi- ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone. Il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in grado di giudicare se stesso, faremo l’ennesima figuraccia davanti alla Corte europea. Sono molto motivata”.



La famiglia Cucchi deve intraprendere tutte le vie possibili nel riuscire ad avere giustizia su Stefano,la dichiarazione che se l'è cercata tramite la sua vita dissoluta è grave e imbarazzante,come se ci fosse un alibi con quel corpo martoriato dalle istituzioni.

C'è ancora un giudizio tramite la Cassazione,e non ho idea quante possibilità ci siano nel coinvolgere il Ministero della giustizia,ma al loro posto intraprenderei qualsiasi opportunità legale.

Le immagini del martirio e dell'averlo lasciato al suo destino negli ultimi giorni,devono assolutamente avere giustizia,nel far pagare a chi ha avuto le responsabilità della criminale storia.

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Questa sentenza mi ha lasciato allibita e con tanto amaro in bocca.

Ivo Serenthà ha detto...

Non è ancora detta l'ultima parola,certamente le immagini del corpo di Stefano non lasciano dubbi sulla natura violenta della sua morte,sommato alla mancata nutrizione forzata negli ultimi giorni della vittima.