domenica 7 settembre 2014

Neo socialisti maddechè?

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Socialisti 2014

di Alessandro Giglioli

Io faccio i miei più sentiti e autentici auguri ai leader del socialisti europei che oggi si vedono e si mostrano a Bologna. Li faccio perché sono socialista anch’io, anche se forse ho un’idea un po’ diversa da loro sulle politiche sociali e – appunto – socialiste.

E qui bisogna tornare indietro di parecchio tempo.

A quando, caduto il Muro di Berlino (finalmente!) si pensò che la liberazione di mezza Europa dalla dittatura sovietica volesse dire (di nuovo: finalmente) la possibilità di costruire una sinistra nuova, libertaria, non dogmatica, lontana da ogni equivoco (Breznev, i gulag etc) quindi in grado di fare radicali proposte sociali e civili senza il rischio di vedersi assimilata al fallimentare statalismo buropauperista dell’Est.

Non andò così, come noto. Andò invece che la sinistra storica si divise in pochi nostalgici del comunismo perduto (e sa Dio cosa c’era da essere nostalgici, di un flop così) e nell’esperimento della Terza via blairiana o clintoniana, che qualcuno qui da noi battezzò ‘Ulivo mondiale’.


Come finì quell’esperimento è noto a tutti, cioè nell’indistinguibilità dalla destra – o se preferite, dai centrodestra. Privatizzazioni molte, politiche sociali poche; precarizzazioni molte, opportunità per i meno abbienti poche; e poi: aumento, anziché diminuzione della forbice sociale; e infine, diluizione delle leadership di centrosinistra negli establishment di potere, da Blair a D’Alema.

Intanto il capitalismo assumeva forme nuove – la globalizzazione, la finanziarizzazione etc – senza trovare avversari, né limiti, né recinti.

Insomma, la Terza via ha fallito proprio come il socialismo sovietico, anche se in modo meno rumoroso. Ha fallito per ignavia, inconsistenza, incapacità di produrre e realizzare un modello diverso da quello imposto dalla destra attraverso il capitalismo finanziario.

L’immagine plastica di questo fallimento non è solo Blair – un nome che oggi in Gran Bretagna non si può nemmeno pronunciare senza essere seppelliti di pernacchie – ma più di recente lo stesso Hollande: uno che ha fatto campagna elettorale dicendo ‘il mio nemico è la finanza’ e che ora ha nominato ministro dell’economia un banchiere.

I risultati di questo processo per cui la sinistra si è resa indistinguibile dalla destra sono diversi.

Il primo è che negli ultimi trent’anni è cresciuto a dismisura il numero di quanti sono convinti che destra e sinistra non esistono più. Non è vero, ovviamente, in termini di possibilità, di scelte politiche: ma è abbastanza vero se invece ci si limita a vedere cosa hanno fatto e cosa fanno i sedicenti leader di sinistra. Quindi non è a parole che si può convincere queste (molte) persone che sbagliano: è con i fatti, con le scelte. Finché queste restano indistinguibili da quelle che ha fatto e fa la destra, non ce n’è.

Di qui le altre conseguenze, a iniziare dalla crescita dell’astensionismo. Ma scusate, se le scelte che vengono fatte dai governi sono uguali sia che uno voti a sinistra sia che uno voti a destra, perché si dovrebbe andare a votare?

E poi, il boom dei terzi incomodi. I Farage, Le Pen, Grillo, Tsipras. Tutti primi o secondi nei rispettivi Paesi. Diversissimi tra loro (lo so, per favore non scrivetemelo nei commenti) ma che hanno in comune il fatto di porsi e proporsi come qualcosa di radicalmente diverso rispetto al pastone indistinguibile ‘centrodestra-centrosinistra’, che governa più o meno mescolato in mezza Europa, comprese Germania, Italia e Grecia.

Quindi, i miei più sentiti e autentici auguri ai leader del socialismo europeo che si vedono e si mostrano oggi a Bologna. I miei auguri di rendersi conto che anche Blair era un giovane brillante, simpatico, dinamico e vivace, ma ecco, lascerei perdere. I miei auguri di capire che se non fanno scelte di contenuto sociali forti, finiranno come mucillagine portata dall’onda. I miei auguri che tra vent’anni non li si nomini ridacchiando e scuotendo la testa, senza più nemmeno ricordarci se erano di sinistra o di destra.


da Piovono Rane di  Alessandro Gilioli Ci vorranno decenni e la strada verso una giustizia sociale si farà più nitida,la globalizzazione e le democrazie finanziarie non hanno futuro,stanno creando un mondo con pochi paperoni e una moltitudine di miserabili a vari livelli.prima o poi andranno a sbattere contro un muro,nel frattempo i pochi che godono come ricci inizieranno ad essere sempre meno,il castello di argilla crollerà.

I personaggi che si fanno passare per socialisti,o i nuovi movimenti emersi non solo in Italia al momento non hanno partita,i tempi dovranno maturare.
per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Francesco ha detto...

il problema è che verosimilmente di qualunque idea socialista non ve ne è più bisogno. il mondo oggi è troppo radicalizzato, le vie di mezzo servono a poco

Ivo Serenthà ha detto...

Vedo un mondo globalizzato e con maggiori disparità sociali,la personale previsione è che il tutto non potrà reggere,e i primi sintomi legati all'area mediterranea sono palpabili.