martedì 18 marzo 2014

Quando la candidatura alle elezioni europee la potrà vedere col telescopio



Candidato a sua insaputa

di Marco Travaglio

Non gliene va bene una. E stavolta mica per colpa dei giudici e degli avversari politici (peraltro inesistenti). Ma degli amici. Il Milan, da quando ci ha messo le mani la figlia Barbara, non vince più una partita, manco fosse allenato da uno del Pd: gli ultras meditano di marciare su Arcore. L’inchiesta sulle baby squillo alza il tiro, ma il nome di B. non salta fuori, rovinandogli la reputazione su piazza. La dama bianca Federica Gagliardi, già membro delle delegazioni internazionali con Lavitola e altri autorevoli consiglieri diplomatici, si fa beccare con 24 chili di coca nel trolley e ora vorrebbe pure cantare. La dama nera Daniela Santanchè lancia una petizione (hashtag #silviolibero) a Napolitano perché gli dia la grazia e lui – secondo il Corriere – s’incazza: “Io non l’ho autorizzata, s’è appropriata di un’iniziativa che spettava ai club. Ma secondo voi io avrei affidato un appello a una persona che è apertamente ostile al presidente della Repubblica?”. In effetti affidare alla Pitonessa l’appello al Colle per graziare B. è come spedire Yanukovich a convincere gli ucraini a regalare la Crimea a Putin. Però il Giornale del Pitone assicura che B. “benedice in silenzio la battaglia delle firme”. Ecco: in silenzio, a gesti. E “in privato si dice soddisfatto e commosso”. Ecco: piange in privato. Anche per la campagna di Sallusti, che raccoglie firme fra i lettori del Giornale per la “disobbedienza civile” di “candidare Berlusconi” e cita i precedenti di Gandhi, di don Milani e dei neri americani, che non c’entrano una mazza. Hanno già abboccato in 5 mila (tra i firmaioli più lesti c’è, Francesco Alberoni), anche perché non è ben chiaro che minchia debbano fare per “disobbedire” e “non tradire”. Gianfranco Rotondi, detto testa di kiwi, riunisce nella sede di piazza in Lucina un fantomatico “governo ombra del Pdl” con ministri talmente ombra da essere ignari di tutto, in vista della sua candidatura (di Rotondi) a Palazzo Chigi. Il deputato Fitto vuole candidarsi pure alle Europee per stracciare a suon di preferenze il povero Toti, seguito a ruota da Cosentino e Scajola, tanto per migliorare l’immagine del partito.
Toti, aizzato dalla Pascale, annuncia urbi et orbi la candidatura del pregiudicato decaduto interdetto alle Europee, ovviamente a sua insaputa. La cosa è proibita da una dozzina di leggi: la Severino (decadenza e incandidabilità per 6 anni), Codice penale (interdizione dai pubblici uffici per 3 anni, con divieto di votare ed essere eletto, definitiva oggi o domani) e qualche norma europea (citata ieri dal commissario Ue alla Giustizia); ma soprattutto un paio di manette che potrebbero impicciargli le mani nel suo status di detenuto dopo il 10 aprile, quando inizierà a scontare la pena, non si sa ancora se in carcere, ai domiciliari o ai servizi sociali. La terza ipotesi è definita “ridicola” dall’interessato – infatti l’ha chiesta lui – perché “è assurdo pensare di rieducare con gli assistenti sociali una persona della mia età, un uomo di impresa, di sport, di politica”: e qui ha ragione, rieducarlo è impossibile. Anziché dirgli di rassegnarsi, Ghedini gli fa balenare aspettative mirabolanti quanto infondate. Infatti il Cainano, prima di ufficializzare la candidatura, attende “una risposta positiva dalla Corte europea” di Strasburgo sul ricorso anti-Severino: speranze che sia accolto, zero. Aspetta pure la Corte d’appello di Brescia per la revisione della sentenza Mediaset: speranze che venga accolta, meno di zero. Poi si favoleggia di una road map ghediniana in quattro mosse: B. si candida, gli uffici elettorali lo scandidano, lui ricorre al Tar o in Cassazione, questi sollevano l’incostituzionalità della Severino alla Consulta. Speranze che lo facciano, zero. L’altroieri, in preda alla disperazione, il pover’ometto vaneggiava di “creare un partito delle vittime della giustizia”. Il Canaro della Magliana e il mostro di Marcinelle si sono subito detti disponibili. Alla peggio, se non lo salva il Pd, resta sempre l’arma segreta: com’è quella storia del Boeing invisibile ai satelliti e ai radar che sparisce nel nulla?



Magari uno smartphone facesse sparire nel nulla questo piccolo e ingombrante fagotto arcoriano,invece dopo il logorroico fiorentino,ormai l'ultimo soggetto mediatico dei desideri,dobbiamo subire da vent'anni le gesta del caimano.

Tra fidanzatina ventinovenne e la solita schiera di cortigiani remunerati a dovere,la candidatura alle prossime elezioni europee la vedrà con un telescopio.

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