giovedì 20 marzo 2014

I Cavalieri d'Italia che hanno sopportato da vent'anni un caimano




A BRACCETTO COL DEGRADATO

di Antonio Padellaro

Il cavaliere che non è più cavaliere è come un generale degradato sul campo con sommo disonore. Nelle antiche cerimonie militari venivano tolti al condannato le spalline, i bottoni, i simboli di grado e i distintivi. Le medaglie venivano piegate e buttate per terra insieme al copricapo. E al termine gli veniva tolta la giubba e spaccata la sciabola. Ora, immaginiamo che dopo questa cerimonia umiliante l’ex generale riprenda come se niente fosse la guida del suo esercito tra acclamazioni e squilli di fanfara. E che inopinatamente il comandante nemico gli si faccia incontro con intenzioni tutt’altro che bellicose. E che anzi dopo averlo omaggiato si riunisca con lui sotto una tenda per concordare ambiziose strategie e unire le rispettive truppe in un fronte comune con le artiglierie e tutto il resto. Una scena grottesca, paradossale degna di un film di Woody Allen, ma che in Italia è pura realtà quotidiana. Non occorreva disarcionare Berlusconi per rendersi conto della sua condizione di pregiudicato per reati fiscali infamanti. E ci voleva la comicità involontaria della Federazione dei Cavalieri del lavoro per annunciare la conclusione dell’“iter previsto” dopo otto mesi dalla sentenza della Cassazione, neanche avessero dovuto sgravare un pargolo. E non parliamo dell’“autosospensione”, come se il cavaliere fosse divenuto ex per sua gentile concessione e non per evidente indegnità. Ma per il generale Renzi tutto va per il meglio e se anche al suo ex nemico hanno strappato le mostrine e spezzato la spada fa niente, vorrà dire che per consolarlo gli regalerà la maglia di Cuadrado. Ma il turbopremier si difende dicendo che deve comunque fare i conti con un signore che, degradato o meno, continua a essere votato da milioni di cittadini. E se, al contrario, a riabilitare il reo e a restituirgli l’onore che non merita fosse proprio l’eterno cinismo italiota furbesco, accomodante incapace di dire: io con quello non ci parlo. Che poi sarebbe l’unico modo per costringere il disarcionato a raccogliere la giubba infangata e a tornarsene a casa per sempre.



Il papà di fonzie,al Nazareno ne abbiamo avuta la prova,ma a parte questi preamboli spiccioli,sarebbe corretto chiamare Cavalieri tutti coloro che da vent'anni non l'hanno mai votato e sopportato.

Ringrazio personalmente il pregiudicato d'essersi arricchito a dismisura e d'aver contribuito notevolmente alla distruzione economica-sociale del paese.Si goda dal 10 aprile i domiciliari,e se dovessero imporglielo la bontà di chi dovrà sopportarlo al recupero sociale praticamente impossibile.

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