giovedì 21 novembre 2013

Sportello pubblico chiuso causa rischio d'insulti




Ufficio insulti

di MASSIMO GRAMELLINI

Ha destato qualche scalpore il cartello apparso nei giorni scorsi in un ufficio del Comune di Roma e poi inspiegabilmente rimosso per ordine di un assessore. «Il pubblico si riceve nei giorni di martedì e venerdì dalle 10 alle 12, previo appuntamento telefonico. L’altri giorni dobbiamo lavorare. Si prega di non essere insistenti, altrimenti ci vedremo costretti, anche se contrario alla nostra educazione, a prendervi a parolacce ed insulti». Lo scalpore, naturalmente, è tutto per quelle quattro generose ore di apertura alla settimana, indicate con inusitata chiarezza all’inizio dell’avviso. La frase successiva - «L’altri giorni dobbiamo lavorare» - parrebbe invece la conferma di qualcosa che si sapeva già, e cioè che il dialogo con i contribuenti non è un lavoro, ma una gentile concessione, e che per ottenere un impiego pubblico la rivisitazione dialettale della lingua italiana non è obbligatoria però certamente aiuta.

Quanto alla promessa dei dipendenti comunali di seppellire i postulanti sotto un profluvio di contumelie, essa rientra nel quadro di un nuovo rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, improntato a trasparenza e informalità: adesso chi si avvicina allo sportello sa cosa lo aspetta.



Il pesce avariato inizia a puzzare dalla testa e il resto del corpo risulta in avanzato stato di decomposizione,la classe dirigente del paese è lo specchio del paese con rarissimi distinguo.

Per i pochi o tanti che siano,che ancora si indignano se ne facciano una ragione.


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