sabato 5 ottobre 2013

Il terzo e quarto mondo che bussa alle nostre porte




Siamo tutti profughi

di Raffaella Diano

Profughi anche nella morte. Verranno seppelliti nei vari cimiteri di una terra che non hanno mai conosciuto. I cadaveri di Lampedusa, senza nome e identità, oggi sono noti a tutti attraverso i racconti dei loro amici, compagni e connazionali con i quali hanno condiviso un sogno, la terra promessa. E dunque, ieri era il giorno del lutto nazionale che inevitabilmente diventa anche il giorno della riflessione e della polemica per una tragedia disumana causata dall’agere umano sempre più mosso dall’egoismo individuale piegato alle regole dell’economia e guidato dalla paura dello straniero.

Ma è anche il giorno del silenzio per provare a capire perché, ancora una volta, i corpi galleggianti dei nostri fratelli hanno trovato rifugio da morti laddove doveva trovare protezione e accoglienza la vita. E’ una vergogna, unica parola che il Santo Padre è riuscito a proferire. Perché è l’unica parola possibile difronte a uno scenario simile. L’uomo ne uscirebbe del tutto sconfitto, umiliato e deriso se non fosse per gli abitanti di Lampedusa che, da sempre, con estrema sensibilità e straordinaria dedizione, ci mostrano un’altra umanità possibile.

Quella che tende la mano, a volte non senza difficoltà, ai loro fratelli riempiendo di contenuto le parole accoglienza, umanità, speranza, condivisione. Perché porgere la mano a chi deve fuggire da un paese in guerra o schiavo della tirannia significa offrire la speranza di un futuro diverso. Un futuro migliore a cui tutti hanno diritto. Ma da soli, i lampedusani, non posso fare altro che piangere quei morti che sono i morti di tutti. Le nostre coscienze sono sporche, ormai. I disgraziati del mare le hanno profanate. Ma si dimentica presto. Le Nazioni dimenticano presto.

Si dimentica che il profugo che bussa alle nostre coste è un uomo che ha avuto la sfortuna di nascere in un paese martoriato dalla violenza, dal sopruso, dalla tirannia a differenza di chi, senza alcun merito, è nato nella pace e nell’abbondanza. Ma questo non consente di reprimere il diritto di sperare a chi è rimasta solo la speranza. Negare il sacrosanto diritto di asilo a favore del diritto alla difesa dei confini nazionali è un sopruso non meno grave di quello perpetrato dai paesi che costringono al viaggio della morte. Il mondo è di tutti, così è stato concepito da chi lo ha creato. Poi l’uomo, mosso dal libero arbitrio, ha fatto il resto. Si può essere profughi anche in terra gravida. Ma un nuovo equilibrio deve essere stabilito.




L'equilibrio che ha descritto nella parte finale del post,sarebbe magnifico,un pianeta dove non esistono delle differenze sociali così abissali,dove pochi personaggi hanno in mano la ricchezza a discapito di miliardi di persone assolutamente miserabili a vari livelli.In aggiunta con i conflitti che si stanno moltiplicando il numero dei profughi aumenterà notevolmente,naturalmente tutto dovrà essere gestito tenendo conto dei diritti umani,ma sarà possibile ospitare all'infinito? Ci saranno sbocchi e una vita decorosa in Italia,o più probabilmente nelle aree più benestanti del continente europeo?

Sapendo delle enormi difficoltà delle economie dell'Europa mediterranea,e rammentando che nel nostro paese il livello di disoccupazione giovanile è arrivato al 40% dei medesimi,si rischia un conflitto sociale e una deriva razzista tipica della guerra tra poveri.

Personalmente non ho idea di come si potrà gestire il presente e il prossimo futuro,c'è chi asserisce che si debbano aiutare le popolazioni povere a casa loro,sapendo che le esperienze del passato hanno semmai sfruttato e impoverito ancor di più,al momento stiamo vivendo la commozione delle tragedie che ci sono state nel passato,di ieri e che ci saranno ancora,sperando che l'Italia e la comunità europea possano migliorare la gestione di quella vastissima area di mare.

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