sabato 6 luglio 2013

Non ricordate le interviste di Enzo Biagi




Il vizio della memoria

di Marco Travaglio

Dalla settimana prossima il Fatto pubblicherà ogni giovedì alcune fra le migliori interviste televisive di Enzo Biagi. La Cosa non è affatto piaciuta a Pigi Battista e al Giornale di Sallusti, affetti da sindrome di Salieri. Il primo ha scaricato la sua bile contro il curatore dell'iniziativa, Loris Mazzetti, che ha collaborato per anni come regista e capostruttura ai programmi di Biagi Il Fatto (Rai1) e Rt (Rai3) e ha firmato con lui i suoi ultimi libri. "Ma perché - Twitta Battista - le figlie di Biagi consentono a uno sfaccendato come Loris Mazzetti di sfruttare il lavoro di loro padre". Il Giornale dedica un'intera pagina al "Vizio di fare il portavoce dei morti sicuri di non essere smentiti: da Travaglio a Mazzetti, da Ingroia alla Bindi, ecco chi fa carriera grazie ai Defunti eccellenti". Scrive Maurizio Caverzan: "i portavoce dei morti no abbisognano di nomine e documentazione. Basta un pizzico di millanteria,una certa voglia di carriera e si autocertifica secondo la propria indole ". Mazzetti "ventriloquo post mortem di Biagi", Travaglio "esegeta abusivo di Montanelli", Ingroia "presuntuosissimo continuatore di Falcone e Borsellino". Poi "le Vedove inconsolabili di qualche maître à penser scomparso da decenni, da Pasolini ad Antonioni, da Bobbio a Galante Garrone al Bachelet ripetutamente citato e rimpianto da Rosy Bindi". Ecco, il Caverzan proprio non riesce un concepire che chi ha avuto la fortuna di frequentare quei grandi personaggi ne conservi e trasmetta la memoria. O forse li preferirebbe imbalsamati con teca e piedistallo,come si fa con Garibaldi e gli altri Padri della patria, buoni per tutte le stagioni. E il Battista trova inaccettabile che qualcuno, diversamente da lui, rimpianga Biagi e prenda a modello il suo giornalismo libero anziché quello servile. Ciò che disturba non sono le appropriazioni indebite, ma quelle debite: Gherardo Colombo direbbe "il Vizio della memoria".

Se non fossero esistiti uomini Liberi, ancorché diversissimi fra loro come Pasolini, Montanelli, Biagi, Galante Garrone, Bachelet, Falcone e Borsellino, oggi sarebbe ancor più facile essere servi. Chi ricorda certi morti impedisce a certi vivi di farne dei Santini bipartisan, di larghe intese. com'è accaduto al povero De Gasperi, la cui è fondazione passata dalle mani di tal Franco Frattini (autore di una legge sul conflitto d'interessi che avrebbe fatto arrossire un cattolico liberale come l'Alcide) alle grinfie di tal Angelino Alfano: il quale tre anni fa dedicò la sua controriforma della giustizia a Falcone, che l'avrebbe usata per scopi igienici. Ma per queste tragicomiche appropriazioni indebite nessuno s'indigna. Dà noia che chi ha conosciuto quei personaggi li ricordi per quello che erano, pensavano, dicevano e scrivevano: "divisivi",come si dice oggi nell'orrendo idioma inciucese. Bachelet era un costituzionalista che avrebbe detto e scritto cose terribili sulla deriva presidenzialista di oggi, e la Bindi, sua assistente universitaria che se lo vide ammazzare sotto gli occhi, ha continuato a difendere la Costituzione anche nel suo nome. Lo stesso vale per Falcone e Borsellino,come Ingroia, avendo lavorato con entrambi,che non si stanca di ricordare che erano contro ogni abuso postumo. Idem por Montanelli e Biagi, accomunati dal raro privilegio di essere stati cacciati da B.: l'uno dal Giornale che aveva fondato 20 anni prima, l'altro che dalla Rai aveva servito per 41 anni. Ricordare gli editti del 1994 e del 2002 significa mettere in imbarazzo chi prese il posto di Enzo e Indro senza batter ciglio. Da un lato una serie di comparse, fra cui il Battista (i cui epici ascolti si ricorderanno in imperitura memoria a); dall'altro un trenino di berlusconiani che ha in Sallusti l'ultimo vagone. Povero Caverzan, non ha mai avuto la fortuna di lavorare con Montanelli e Biagi, però un giorno potra raccontare ai suoi Nipoti: "pensate ragazzi, ho Lavorato con zio Tibia". E non sarà un bel momento.



Aver trangugiato rospi durante gli anni di attività di certi giornalisti a schiena dritta è stata dura per certi pennivendoli,vedere riapparire le testimonianza della bontà del lavoro d'informazione pare troppo per loro,e la critica al progetto doveva essere annunciata a priori.

Sul piccolo schermo non sarà possibile prendere atto di quegli anni,il controllo televisivo ormai è completo,perlomeno sul Fatto quotidiano sarà una realtà.

&& S.I. &&

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