lunedì 17 giugno 2013

Quando il lavoro e' necessariamente da reperire altrove




L’Italia da distruggere: se il primo colpo va dato a noi stessi

di Davide Marciano

«Lei ha una qualche ambizione?…E allora vada via! Se ne vada dall’Italia!». Tante volte tornano nella testa le parole del professore nel film “La Meglio Gioventù” che parla dell’Italia, in mano ai dinosauri, da distruggere, millantando di essere proprio uno di quei dinosauri da mandare a casa per ripartire.

In effetti, sebbene sia passato qualche anno, il contesto descritto non è assai mutato, anzi, forse tende verso il peggio. La realtà italiana è statica, quando ci si addentra in provincia lo è ancora di più. Tale immutabilità si ravvisa nelle caste (professioni, ordini, categorie) che non si rinnovano mai. Guai, però, a pensare che sia un fenomeno circoscritto alla classe dirigente: si riscontra anche in basso, fra la gente che, talvolta anche per mancanza di alternative, legittima le caste con comportamenti riverenziali, servili. Parlano in tal senso le difficoltà per accedere al mondo del lavoro, bloccato dal primo filtro che è spesso la conoscenza personale – cosa diversa da quella che in Scandinavia chiamano “segnalazione” – o, nei casi più estremi, da concorsi e gare taroccati, raccontati da archivi e biblioteche strapieni.

Si riflette nelle storie di tanti, ormai centinaia di migliaia, che fanno le valigie e riprendono ad emigrare all’estero, come decenni or sono. All’epoca con le valige di cartone, oggi con l’Iphone che scatta foto dal finestrino dell’aereo. Ma non è solo lavoro. L’Italia da distruggere è nelle abitudini, più o meno ritenute normali dai più. Ciò che è un diritto sovente diventa un favore da parte di chi detiene un potere, la presenza di leggi e regole un ostacolo, la delega incondizionata a pochi la soluzione, la complicazione degli affari semplici e l’irrisolvibilità di quelli annosi la conseguenza.

L’Italia da distruggere ha bisogno di un’apocalisse: «Magari ci fosse! Almeno saremmo tutti costretti a ricostruire» dice invece, saggiamente, il vecchio professore del film. Oggi più che mai tutti invocano un cambiamento, una novità che sia in grado di restituire ottimismo e speranza. Questi passano necessariamente dalla demolizione di tutto il marcio: corruzione, criminalità, ingiustizia, povertà. Nel prendere i picconi, però, sarebbe necessario, prima di uscire, fermarsi davanti allo specchio, con il rischio di scoprire che il primo colpo, probabilmente, va dato a sé stessi.



Quando la coperta e' corta,e lo e' diventata parecchio,complice la deregulation del lavoro e il nostro sistema non idoneo a contenere l'onda anomala,si fara' molta fatica a ritrovare competitivita' e il conseguente livello occupazionale di alcuni anni fa,i migliori e piu' coraggiosi tentano fortuna altrove,al momento per chi rimane dovra' forzatamente giocare in difesa accontentandosi di cio' che passa il convento,se fossi giovane e con una certa cultura acquisita ci proverei a guardarmi in giro,qui la musica suonera' questi accordi per parecchio tempo,e per pessima musica intendo le stonature che lei ha elencato ad alto e basso livello,i peggiori difetti aumentano di intensita' quando ci si imbruttisce.

&& S.I. &&

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