domenica 30 giugno 2013

Larghe intese e la casta gode



HA STRAVINTO LA CASTA

di Antonio Padellaro

A Roma, in queste sere di inizio estate i ristoranti alla moda sono accerchiati da schiere di auto di grossa cilindrata, perlopiù tedesche che di blu conservano il lampeggiante, minaccioso anche spento come le insegne dei signorotti medievali. Per ore dietro i vetri scuri sonnecchiano incazzati gli autisti, in attesa di scarrozzare verso casa vassalli, valvassori e valvassini, finalmente satolli. A questo punto il lettore si chiederà dove sia la notizia: le macchine dei potenti, statiche o sgommanti non fanno da sempre parte integrante della scenografia della città eterna, come le antiche fontane e i cassonetti maleodoranti? Appunto: la notizia è che nulla cambia e che probabilmente mai nulla cambierà. La Casta che solo quattro mesi fa sembrava soccombere, sotto la valanga delle astensioni e dei nove milioni di vaffanculo raccolti da Beppe Grillo, ha ripreso tranquillamente a fare i propri comodi. Qualche limatura a stipendi e prebende c’è stata, come annunciarono in una commovente comparsata a Ballarò i due nuovi presidenti delle Camere. Così come nei bilanci dei vari Palazzi sono state abolite alcune voci di spesa, francamente oscene. E il resto? Solo chiacchiere e prese in giro. Le famose province sopravvivono benone a tutti i governi che dal secolo scorso ne annunciano regolarmente l’immediata abolizione: 107 enti dichiarati inutili che continuano a succhiare 12 miliardi l’anno. Per non parlare dei soldi ai partiti di cui il governo Letta aveva strombazzato la drastica riduzione: bene che vada, i 91 miliardi attuali diventeranno un’ottantina ma chissà quando (“ascolteremo i tesorieri di tutto il mondo”, è la simpatica trovata dei partiti perditempo). La crisi si sta mangiando questo paese, ma continuiamo a foraggiare i parlamentari e i manager pubblici più pagati d’Europa. Nessuno sembra più scandalizzarsi. La rinuncia del M5S a 42 milioni di finanziamento statale viene praticamente ignorata (anche per colpa loro, impegnati come sono a litigare su diarie ed espulsioni). Mentre provocano meraviglia le foto del nuovo sindaco della Capitale pedalante in bici, come se usare i mezzi di locomozione dei comuni mortali (taxi, metro o semplicemente i piedi) rappresentasse uno straordinario prodigio. Perciò, a cena in allegra compagnia, i signorotti si sentono in una botte di ferro e se qualcuno prova a scriverlo si arrabbiano pure. Ammettiamolo, hanno vinto loro. Anzi, hanno stravinto.



Caro Direttore,come poteva un movimento come quello di Grillo soppiantare un'organizzazione così ben strutturata come quella descritta,due guru dittatorelli che sproloquiano frequentemente non potevano essere l'alternativa,infatti se si dovesse votare domani chissà quanti voti perderebbero.

E poi parliamoci chiaro,in Italia non eistono a caso due partiti,i quali sono lo specchio fedele dell'italianità,chi ruba tanto,chi poco,chi s'accontenta di qualche briciola e chi sa che con costoro continuerà ad approfittare della situazione,ad esempio sull'evasione fiscale.Addio sogni di gloria,le denunce del suo giornale non mancheranno mai,come quelle della brava Gabanelli,ma il giorno dopo tutto comincerà come prima.

E' una questione di DNA pare.....

&& S.I. &&

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2 commenti:

valerio ha detto...

verissimo non cambia NULLA , anzi....

Ivo Serenthà ha detto...

Destino di un popolo....

Ciao