martedì 9 aprile 2013

La coerenza politica di un certo Franceschini





Francesconi

di Marco Travaglio

Dario Franceschini debutta da segretario Pd il 21 febbraio 2009 con queste memorabili parole: “Berlusconi disprezza i principi della nostra democrazia, offende la Costituzione, ha in mente una forma moderna di autoritarismo: non vuole governare, vuole essere il padrone dell’Italia. Non è il momento della delusione, dell’astensione: non dobbiamo tradire i nostri padri”. L’indomani si reca nella natìa Ferrara per giurare sulla vecchia Costituzione ereditata dal nonno e dal padre, partigiano cattolico e deputato Dc negli anni 50, che assiste commosso alla cerimonia con altri reduci della Resistenza. “È il momento – scandisce Franceschini – in cui tutti gli italiani che credono nei valori condivisi della Costituzione, dall’antifascismo alla Resistenza, comincino una lunga battaglia per difendere la democrazia italiana”. Poi la segreteria passa a Bersani e Franceschini diventa capogruppo alla Camera, ma su B. non molla. L’estate scorsa esclude un altro governo Monti col Pdl: “Non può esserci un nuovo governo sostenuto da avversari” (3-8). “Non diciamo a Casini di entrare nel centrosinistra, ma un percorso comune serve al Paese perché non ci saranno, dall’altra parte, il Ppe spagnolo o la Cdu tedesca, ma Berlusconi e la Lega” (31-8).
E che nessuno pensi di non votare Pd: “Ingroia dice di chiudere la porta a noi, ma la apre alla destra, perché col Porcellum ogni voto sottratto al Pd è un voto regalato a Berlusconi e Lega” (19-1). “Ai tanti italiani giustamente arrabbiati e delusi dalla politica, che magari votano Grillo o Ingroia, diciamo che non è il momento di sprecare un voto, che potrebbe essere determinante per tornare a far vincere la destra e Berlusconi. Un rischio troppo alto” (25-1). Insomma, tutto tranne B. che riabilita addirittura il fascismo buono: “Le parole di Berlusconi sono una vergogna e un insulto alla storia e alla memoria. Chieda scusa agli italiani” (27-1). ”Sono vent’anni che Berlusconi imbroglia gli italiani” (4-2). “A ogni persona di buonsenso dovrebbero venire i brividi solo a pensare a una sua vittoria: spread alle stelle, derisione nel mondo, ripercussioni in Europa, abuso totale di ogni regola... uno scenario fanta-horror, l’Italia una specie di Gotham City” (5-2). “Ogni voto tolto a Bersani rischia di far vincere Berlusconi, Calderoli, La Russa. È un incubo che si evita solo col voto al Pd” (20-2).
Il 25 febbraio, grazie a Franceschini, gli elettori Pd vanno alle urne con un’incrollabile certezza: “Se non avessimo la maggioranza, ci porremo il tema di un allargamento della maggioranza, ma mai alla Lega e Berlusconi” (22-2). Certezza ribadita con tetragona coerenza da Franceschini dopo il voto: “Con Berlusconi non facciamo intese” (17-3). “Non c’è dirigente, parlamentare o iscritto al Pd che non capisca che non esistono le condizioni politiche per un governo sostenuto da noi e Pdl” (24-3). Per tutti i motivi sopraelencati, venerdì Franceschini annuncia al Corriere la lieta novella: “Non resta che uscire dall’incomunicabilità e abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l’avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare”. E guai a dichiararlo ineleggibile (dibattito molto approssimativo), perché “la sua sconfitta deve avvenire per vie politiche, non per vie giudiziarie o legislative”. Insomma è cosa buona e giusta “accettare un rapporto col Pdl” e chiamarlo “governo di transizione” che “dia ossigeno all’economia e faccia le riforme”. E chi giurava sulla Costituzione degli avi, accusava B. di “disprezzare la democrazia”, progettare “l’autoritarismo”, riabilitare “vergognosamente” il Duce, “imbrogliare gli italiani”, “dare i brividi” in “uno scenario fanta-horror”, da “incubo”, anzi da “Gotham City”, era un pirla. Mai, però, come chi gli credeva e lo votava.



A parte il nauseante incontro tra Pd e Pdl tramite i suoi massimi esponenti,due personaggi che interpretano lo sconcertante declino del paese,uno per aver pensato solo ai cazzi suoi,l'altro per aver fatto parte della più scassata e inconcludente opposizione che ha favorito il regno dell'improponibile,trovo sconcertante il salto mortale carpiato del protagonista dell'articolo,un minimo di dignità dovrebbe favorire il silenzio,ma evidentemente chi ci rappresenta politicamente non ne è provvisto.

Ci meritiamo domani nuovamente il caimano e dopodomani il suo discepolo preferito,un certo sindaco di Firenze!

&& S.I. &&

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