mercoledì 20 marzo 2013

Gli sputi sulla tomba "made in Pdl"





Il tombarolo

di Marco Travaglio

Per giustificare la richiesta di rimessione dei suoi processi da Milano a Brescia, Silvio B. e gli on. avv. Ghedini e Longo hanno scritto alla Cassazione che una delle prove dell’irrimediabile prevenzione dell’intero Tribunale di Milano (circa 300 giudici) è la presenza nel collegio del processo Mediaset della giudice Alessandra Galli. Una terrorista? Una tupamara? No, la figlia del giudice Guido Galli, assassinato nel 1980 da Prima linea. Tanto basta all’impunito e ai suoi cortigiani per affermare che i “tragici fatti di vita personale” della giudice ne “inficiano certamente la serenità di giudizio”. Ecco, nemmeno questi campioni mondiali di spudoratezza erano ancora giunti al punto di usare la morte violenta di un galantuomo per conquistarsi l’impunità. Ora l’hanno fatto, e nessuno degl’indignati speciali che infestano i giornali, le tv e i palazzi del potere ha trovato nulla da ridire. Del resto, lo sputo sulla tomba è diventato un’arma ordinaria di lotta politica. In campagna elettorale il noto Giovanardi riuscì ad accusare Ilaria Cucchi di “sfruttare la morte del fratello” e lo stesso disse il noto Schifani di Maria Falcone e Rita Borsellino quando si permisero di criticare il suo padrone per aver definito “matti e antropologicamente estranei alla razza umana” tutti i magistrati d’Italia. L’altro giorno Alessandro Sallusti ha perso una causa civile contro Mario Calabresi, direttore de La Stampa e figlio del commissario Luigi Calabresi, assassinato da un commando di Lotta continua nel 1972: il Tribunale di Roma l’ha condannato a risarcire i danni per 75 mila euro e a una multa di altri 7.500. Ma la notizia non è la causa che, per i giornalisti italiani, è un incerto (anzi un certo) del mestiere. È la motivazione del giudice Serena Baccolini, che riassume i fatti e l’andamento del processo: un imperdibile reperto della nostra brutta epoca. Nell’articolo incriminato, uscito sul Giornale il 25 maggio 2010, Sallusti se la prendeva con Santoro, reo di aver preteso addirittura la liquidazione dalla Rai dopo trent’anni di lavoro. Titolo: “Santoro si vergogna dei soldi”. E giù insulti ai giornalisti di sinistra che, essendo di sinistra, dovrebbero lavorare gratis, anzi possibilmente pagare per lavorare, e se invece pretendono di farsi retribuire sono incoerenti (la vecchia polemica cretina sul portafogli a destra e la tessera a sinistra). Già che c’era, il Sallusti tirava in ballo Mario Calabresi, che non c’entrava nulla e oltretutto non è proprio un black bloc, ma si era permesso alcune critiche a B., dunque veniva iscritto d’ufficio “tra gli artefici della rivoluzione proletaria del '68”, accusato di essere un traditore passato al servizio “dei giornali più borghesi”, infine bollato di riconversione alla sinistra più sanguinaria.
Testuale: “Mario Calabresi sta strizzando l’occhio a chi gli ha ucciso il padre”. In questi casi non resta che l’umana pietà per colui che, per strano che possa sembrare, fu un bravo cronista e ora, per compiacere al suo padrone, si riduce ad accusare un collega, fra l’altro nato nel 1970, di essere “tra gli artefici della rivoluzione proletaria del '68” e di “strizzare l’occhio” ai killer del padre. A quel punto il Sallusti, già inopinatamente graziato da Napolitano per analoghe nefandezze, avrebbe dovuto arrossire e scusarsi, invocando magari l’attenuante di qualche fungo allucinogeno. Invece ha insistito: in quanto “liberal o moderato di sinistra”, Mario sarebbe “incoerente e contraddittorio” e metterebbe “a disagio i cittadini che onorano la morte del padre”, senza contare che ha financo osato sposare Caterina Ginzburg, figlia di Carlo e nipote di Natalia, senza chiedere il permesso a Zio Tibia. Se il giudice aveva ancora dubbi sul verdetto, la difesa suicida ha provveduto a dissiparli: Sallusti ha “esposto fatti non veri” di “oggettiva portata offensiva” arrecando alla vittima “disagio e sofferenza” con la gratuita citazione della morte del padre. Vergogniamoci per lui.



Potevamo nascere in un periodo storico più fortunato,poichè dopo Andreotti,Craxi e arrivato l'highlander caimano,spero che le nuove generazioni potranno essere più fortunate,ma la storia di questo paese non lascia molte speranze...un certo sindaco di Firenze aleggia nell'aria!

&& S.I. &&

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