sabato 26 gennaio 2013

Le ragioni dell'isolamento economico italiano



Dalla rubrica a domanda rispondo di Furio Colombo




A DOMANDA RISPONDO

di Furio Colombo

Chi caccia lo straniero dall’Italia

CARO COLOMBO, finalmente la Bce ci ha dato la tanto attesa risposta: ciò che induce gli stranieri a non investire in Italia non sono le esose richieste dei lavoratori o la famosa “rigidità del mercato del lavoro”. La Banca europea ha detto finalmente come stanno le cose: “L'incertezza politica in Italia ha allontanato gli investitori”. Basterà a ispirare il prossimo incontro dello studio Ambrosetti o il prossimo convegno dei giovani o dei vecchi industriali?

Lettera-domanda di Monica

Ne dubito perché, a più stretto giro di tempo un accurato studio di Ichino o un dotto scritto a doppia firma Giavazzi-Alesina provvederanno a farci sapere che gli stranieri hanno orrore degli ineleganti lavoratori italiani sempre con fischietti e tamburo e, quando non basta, sempre sui tetti o sulle gru delle fabbriche chiuse e senza padrone. È vero che qualche volta cadono dalla gru mentre lavorano, ma si tratta di cronaca nera che serve poco alle nuove teorie del lavoro. Marchionne ci ha insegnato che il miglior sindacalista è un sindacalista licenziato, e il miglior operaio è quello che fa poca pipì e non eccede sulle pause oltre i dieci minuti. Evidentemente tutte quelle esigenze fisiche, che il resto del mondo austeramente evita, sono ciò che impedisce di pensare a nuovi modelli e quindi la causa del non vendere nulla. Secondo questa teoria quel nulla comincia in fabbrica, e dunque tutta la responsabilità va cercata in fabbrica. Un tempo cacciare lo straniero era il compito di alpini e bersaglieri. Poi, per decenni, tutti gli Ichino e i confindustriali di secondo livello in Italia ci hanno spiegato e giurato, sfidando i numeri, l'evidenza, l'esperienza, che era colpa di operai sfaticati e super pagati e di sindacati parassiti, se gli stranieri non si accostavano all'Italia per investire. Tutti, e soprattutto coloro che nell'impresa hanno lavorato, sapevano che non era vero e che i tre fattori di una bene organizzata malavita, di una male organizzata giustizia e di una sempre barcollante situazione politica bastavano più di un esercito a impedire il passaggio dello straniero negli investimenti italiani. Eppure la storia è continuata fino alla incomprensibile “riforma Fornero”. La brava docente non si è accorta che, mentre portava scompiglio tra i lavoratori, non portava alcuna gioia nel campo di coloro che hanno speso una vita beneficiando largamente del lavoro operaio sottopagato e continuando a denunciarlo come la causa di ogni male. Vi pare che adesso siano disponibili a discutere improvvisamente le vere cause dei problemi del lavoro in Italia, per esempio se stessi?



Oltre la criminalità organizzata,la giustizia con i suoi tempi biblici,la politica gestita in modo delinquenziale,per arrivare ai lavoratori fankazzisti e dei sindacati complici degli stessi,tutto questo fango sintetizzato in modo elegante da Fornero con gli altri tecnici al seguito,si tenga presente la pressione fiscale alle stelle e la corruzione senza eguali in una qualsiasi democrazia occidentale,dove ad esempio un chilometro di alta velocità ferroviaria costo il doppio se non il triplo di Germania e Spagna.

E si spiegano le mancanze degli investimenti da parte delle società estere in Italia.

&& S.I. &&

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

come non capirli? anche io, fossi il loro, qui non investirei.

Ivo Serenthà ha detto...

Difatti si tengono ben alla larga,qualche mese fa anche dalle parti degli Emirati arabi hanno risposto all'invito del bocconiano più illustre che qui non ci vengono.

Troppa corruzione,detto da loro poi...

Ciao