giovedì 8 novembre 2012

Dopo lo "yes we can" incrociamo le dita




La metà di tutto

di MASSIMO GRAMELLINI

Nessun politico italiano, durante il discorso della vittoria, si rivolgerebbe alla compagna della sua vita per confessare di non averla mai amata tanto e, addirittura, che tutta Italia è innamorata di lei. Nel Paese del punto G, ancora intriso di un maschilismo da operetta, l’uomo potente ritiene disdicevole esternare i propri sentimenti intimi. Di amore e dolore, queste due vibrazioni della stessa corda, non parla in pubblico, considerandola un’ammissione di debolezza. E l’unica donna di cui ritiene lecito discorrere è quella che gli fornisce il pretesto per una barzelletta volgare o l’argomento di un’allusione greve.

Barack Obama è un furbacchione formidabile, altrimenti non sarebbe dov’è e soprattutto non avrebbe postato sui social network, come primo dispaccio vittorioso, la foto di un abbraccio che in poche ore è già diventato l’icona di un’epoca. Ma anche al netto di qualche spruzzo di sana ruffianeria, la sua dichiarazione d’amore davanti al mondo ci ricorda che è la coppia, non l’individuo, la cellula-base dell’umanità. Gli americani non hanno eletto un Obama. Ne hanno eletti due. Perché dalla fusione fra la donna dei princìpi e l’uomo dei compromessi emerga ogni giorno un terzo Obama: il Presidente.




Suggestiva e non poco la versione sentimentale presidenziale,piu' che corretto dargli spazio,archiviata la primissima pagina dopo lo "yes we can" di quattro anni fa,sono curioso del "the best is yet to come",poiche' il furbacchione lancia non poche aspettative,le quali al momento sono rimaste unicamente principi di intenti....
Avrei lanciato il semplice "step by step hoping that best",good luck to all!

&& S.I. &&

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1 commento:

Katrina Uragano ha detto...

Io son felice che sia stato rieletto!