giovedì 8 novembre 2012

Te lo do io il talk show




Editti e ditte

di Marco Travaglio

Personalmente ho sempre amato fare a modo mio, non tollerando altre regole che quelle del Codice penale. Perciò non ho mai preso tessere: mai iscritto a partiti, associazioni, circoli, movimenti, gruppi, conventicole, logge. Dunque comprendo l’insofferenza dei dissidenti di 5Stelle, i celeberrimi consiglieri emiliani Favia e Salsi, alle regole interne del movimento fondato da Grillo e Casaleggio. L’uno vorrebbe candidarsi alle politiche, ma non può farlo perché ha già due mandati in consiglio regionale. L’altra vorrebbe partecipare ai talk show, come ha fatto a Ballarò, subito rimbeccata dal fondatore a colpi di punto G. Comprendo anche l’insofferenza di Massimo Donadi, dirigente Idv da 10 anni, parlamentare da tre legislature, capogruppo alla Camera da due, per il movimentismo di Di Pietro che osa criticare il Pd, Monti, Napolitano e simpatizza financo per Grillo. Ma benedetti ragazzi: perché vi siete iscritti a 5 Stelle o all’Idv, se non vi piacciono Grillo o Di Pietro? Grillo, da quando fa politica, ha sempre attaccato certi talk show, considerandoli i salotti dei partiti, rifiutando di esserne ospite e raccomandando ai suoi di non cascare in quella che considera una trappola. Ergo chi muore dalla voglia di accomodarsi su quelle poltrone non ha che da iscriversi a uno qualunque degli altri partiti o movimenti, che in tv bivaccano da mane a sera. Se invece si iscrive a 5Stelle e viene eletto, sicuramente in virtù del proprio poderoso consenso, ma forse anche un po’ grazie al faccione di Grillo sul simbolo, non ha che due strade: proporre regole diverse e sperare che vengano approvate; o dimettersi e fondare un nuovo movimento con le proprie regole. Idem per Di Pietro: è forse una novità, o un mistero, che l’ex pm abbia fondato un movimento personale, manifestato con Grillo, criticato gli inciuci del Pd, stigmatizzato le firme di Napolitano sulle leggi vergogna di B., contrastato tutti i provvedimenti di Monti&C.? Donadi queste cose dovrebbe averle almeno notate: era il capogruppo, non un passante. Poi ci sono i giornali di palazzo, ridotti a formicai impazziti mentre la terra trema e frana. Non scrivono un rigo su un governo mai eletto da nessuno e su una legge elettorale-truffa che dovrebbe perpetuarlo in eterno. Non dicono una parola se la Fornero caccia la stampa dagli incontri pubblici o quando ministri piovuti da Marte rifiutano di rispondere ai cronisti, preferendo i trombettieri di corte. Ma lanciano l’allarme democratico perché Grillo diserta e fa disertare i talk. Il Giornale, house organ di un partito-ditta che non fa un congresso dall’era mesozoica, parla di “editto bulgaro di Grillo”. Anche Corriere e Unità parlano di “editto”, evocando incauti paralleli con quello di B. del 2002. Forse è il caso di rammentare a lorsignori che B. nel 2002 era presidente del Consiglio, controllava Rai e Mediaset, ordinò ai dirigenti delle tv nominati da lui di cacciare Biagi, Santoro e Luttazzi e fu prontamente esaudito. Grillo è un privato cittadino, non controlla nemmeno una tv di quartiere e non ha mai chiesto di cacciare un conduttore o chiudere un programma: ha detto semplicemente ai suoi di non partecipare (anzi, di farsi intervistare, ma di evitare certi talk). Pigi Battista, che grazie all’editto bulgaro divenne conduttore televisivo al posto di Biagi, scrive che “in tv può andarci solo il Capo onnipotente” (di grazia, in quale tv sarebbe andato Grillo, peraltro a nostra insaputa?) “e chi sgarra fuori dalle scatole” (strano: a noi risulta che chi ha “sgarrato”, come Favia e la Salsi, siano felicemente consigliere regionale e comunale). Ma forse Battista si riferiva a Monti e ai suoi ministri, che da un anno si scelgono gli intervistatori più graditi, infatti rifiutano di confrontarsi con Servizio Pubblico. Editto tecnico?



Il carrozzone mediatico legato al potere politico potesse gli darebbe anche del "pedofilo",basterebbe una caramella donata a un bambino,che poi al comico gettatosi in politica non pensi manco ad una frazione di secondo a quel che proferisce frequentemente,direi che e' una palese realta'.

Le calde poltrone nelle redazioni saranno sempre scaldate dai soliti noti,i professionisti dell'opportunismo e della ruffianeria sanno benissimo come muoversi,prima attaccati fedelmente al caimano passando in un nanosecondo al tecnico per eccellenza,in attesa di scorgere chi lisciarsi dovesse emergere qualcos'altro nel panorama fangoso del potere.

&& S.I. &&

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