venerdì 21 settembre 2012

Quanta polverini nella regione Lazio




Polverini di stalle

di Marco Travaglio

“Guardate che me ne vado, eh?”. “Lo sapete che potrei andarmene?”. “Avete capito o no che potrebbe darsi che me ne vada?”. Dopo una settimana trascorsa a minacciare di andarsene, ieri sera si è finalmente capito dov’era diretta Renata Polverini: in televisione. Precisamente a Piazza Pulita (per cambiare un po’: fino all’altroieri era un arredo di Ballarò). Intanto, in stereo, Francone Fiorito in arte Er Batman e il suo avvocato Carlo Taormina facevano il loro ingresso trionfale a Porta a Porta. Per Fiorito, si trattava di una lieta new entry. Per il vecchio Tao, un gradito ritorno, dopo i fasti del delitto di Cogne col contorno di plastico dello chalet e calunnie ai vicini della porta accanto. Mancava soltanto il figlio di Vespa, immortalato nella festa trimalcionica in stile antico romano, con Partenone (che sta in Grecia, ma fa lo stesso) di cartapesta e otri di finta pietra piene di vodka e mojito (tipiche bevande del tardo impero). Si conferma così uno dei tanti spread che dividono l’Italia dal mondo civile: nei paesi seri chi ruba va in galera e poi a casa (o viceversa), in Italia va a Porta a Porta. Che è pur sempre una pena, ma un po’ meno afflittiva. Flaiano diceva: “Mai minacciare le dimissioni: qualcuno potrebbe accettarle”. Ma non è più vero: anche se la Polverini le desse per davvero, nessuno le accetterebbe. Si spiega così l’abissale ritardo con cui la presunta opposizione alla Regione Lazio presenta la mozione di sfiducia contro la giunta Polverini: doveva prima farsi due conti per avere la certezza che fosse respinta. Mettetevi nei panni di un consigliere regionale: due anni fa ha speso magari uno o due milioni per farsi eleggere e guadagna dai 7,5 ai 14 mila euro netti al mese, più rimborsi vari. Per rientrare dei costi della campagna elettorale, e guadagnarci, non gli bastano cinque o sei consiliature complete. Figurarsi un biennio. Dunque, o è un missionario, oppure arrotonda, cioè ruba. E rubare non è solo versare i rimborsi pubblici sul proprio conto, come faceva quel neofita di Fiorito: è anche ingaggiare come consulente o membro dello staff chi ha lavorato alla campagna elettorale; è favorire negli appalti le aziende che l’hanno finanziata, specie nella sanità, magna pars del bilancio regionale; è farsi pagare ferie, viaggi, pranzi, cene, barche, auto, vestiti, squillo; è gonfiare le note spese di rappresentanza o di trasferta o dei convegni; è inventarsi trasvolate diplomatiche; è moltiplicare le commissioni e i comitati, con gettoni di presenza incorporati; è creare gruppi consiliari sempre più piccoli, anche formati da uno solo, per estrogenare i rimborsi. Perciò il ritorno alle urne, con altre spese da far rientrare e il rischio concreto di non essere rieletto è una prospettiva terrificante, per il consigliere medio. Ieri, per dire, un nostro cronista ha chiesto conto ai capigruppo di tutti i partiti in Lombardia sulla destinazione dei rimborsi: qualcuno ha invocato la privacy, altri l’han cacciato in malo modo, mancava poco che lo menassero. E c’è da capirli: il tesoro è talmente appetitoso da esigere una guardia arcigna, impermeabile a qualunque controllo democratico. A cinque anni dal boom de La Casta di Stella e Rizzo e dal V-Day di Grillo, dopo gli scandali Penati, Belsito, Formigoni, Tedesco e migliaia di solenni dichiarazioni, annunci e promesse sui famosi “tagli ai costi della politica”, un consigliere regionale ci costa 750 mila euro l’anno. Solo per mantenerlo, si capisce. Al netto degli arrotondamenti: la tassa occulta degli sprechi e della corruzione, che non si vede ma si paga. I soloni che s’interrogano sul successo tumultuoso di 5 Stelle non hanno ancora capito che molto dipende dal fattore soldi. E non sembra averlo capito nemmeno lo staff di Matteo Renzi, che risponde alle domande del Fatto su chi finanzia il tour delle primarie con imbarazzanti e imbarazzati “vedremo”, “pagheremo”. Ma quando? E come? E questa sarebbe la “nuova politica”? Cominciamo bene.



Dalle mancate risposte agli interrogativi del Furmigun in Lombardia su amicizie ,viaggi,prestiti,etc,etc,alle pazze spese nel Lazio con tanto di festini caserecci per non dire altro,non vorrei essere un fornitore dei servizi fatti alla giunta Polverini,per recuperare i quattrini ci vorranno tempo e carte da bollo con tutta probabilita'.

Un occhio di riguardo ci vorra' anche al bilancio del comune di Firenze,il giornale che non fa sconti a nessuno se ne sta interessando,siamo solo alle prime puntate....

&& S.I. &&

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4 commenti:

giovanotta ha detto...

ciao Ivo! l'ho appena postato anch'io senza averti letto.
Disastro su tutti i fronti.
Ma quando finirà?

Ivo Serenthà ha detto...

Finira' quando il popolo sovrano si decidera',finalmente e a maggioranza,di disfarsi da una casta sporca e sanguisuga,l'alternativa piu' credibile al momento,almeno a parer mio,sono Grillo e Di Pietro,e se dovessero mettersi assieme,governeranno!

Saluti

Tina ha detto...

Ieri sera ho seguito Formigli, la sentivo parlare e mi chiedevo come avevano potuto votarla.

Se solo la gente cominciasse a pensare sul serio di scendere in piazza, in tutte le piazze d'Italia in maniera permanente e urlare lo schifo che questi figuri fanno, forse avremmo una possibilità.

Questa femmina da poco è orrendamente oscena, come tutta la la classe dirigente, credimi Ivo, metterei la Louisette all'uscita di Montecitorio e farei cadere le 960 teste senza distinzione.

Ok, non mi è passata l'incazzatura.

Notte buona Ivo ;-))

Ivo Serenthà ha detto...

Cara Tina,che dire

Mettiti sulla riva della sponda come quel vecchio proverbio cinese,non è detto che vedrai passare cadaveri galleggiare,ma è un momento dove tutto ciò che stiamo osservando è per molti versi incomprensibile,e se lo è per noi,mediamente attenti alle vicende nauseabonde quotidiane,pensa chi se ne disinteressa.

Ciao