sabato 29 settembre 2012

E Lavitola vuota il sacco sul caimano



Lavitola: “Berlusconi mi pagò per i dossier su Fini”

IN UNA LETTERA TUTTI I RICATTI E LA COMPRAVENDITA DI SENATORI

di Marco Lillo e Antonio Massari

Dalla compravendita dei senatori ai dossier su Gian-franco Fini e la casa di Montecarlo: la lettera inviata da Valter Lavitola, quando era all’estero latitante, a Silvio Berlusconi racconta i retroscena degli episodi politici più inquietanti degli ultimi anni. Il faccendiere rinfaccia a Berlusconi i suoi servigi e presenta il conto con una missiva dai toni duri. “Tutto per Tarantini”, scrive Lavitola all’ex premier, spiegando che è il ruolo avuto con Gianpi ad avergli creato i veri guai giudiziari. Sappiamo – dalle inchieste napoletane – che il Cavaliere aveva affidato circa 500mila euro a Lavitola, da girare al faccendiere barese, procacciatore di escort per le feste a Palazzo Grazioli. Lavitola è indagato per tentata estorsione, proprio a Berlusconi, e per aver indotto Tarantini a mentire ai pm baresi, proprio nel procedimento sulle escort. E non sarà un caso se, poche settimane fa, il Giornale della famiglia Berlusconi, aveva annunciato due tegole giudiziarie – da Bari e Napoli – sul capo dell’ex premier. Entrambe sono puntualmente arrivate: la Procura di Lecce indaga per favoreggiamento – nei confronti di Tarantini e, indirettamente, di Berlusconi – il capo della procura di Bari Antonio Laudati. Da Napoli, invece, giunge la devastante lettera di 20 pagine che Valterino avrebbe voluto inviare al Cavaliere, nella quale rivela i retroscena sul suo ruolo svolto in alcuni episodi oscuri, dalla compravendita dei senatori alla vicenda Fini-Montecarlo, in un profluvio di nomi importanti e consistenti passaggi di denaro che appaiono, riga dopo riga, una continua minaccia di una possibile chiamata in correità.
“LEI HA CREATO, dato potere, ricchezza e fama a tanti”, rinfaccia Valter Lavitola, dalla latitanza, a Silvio Berlusconi, nel dicembre 2011. “Ha difeso a spada tratta – continua – Verdini, Brancher, Dell’Utri, Previti, Bertolaso, Ciarrapico, Cuffaro e Romano, da accuse ben più infamanti che le mie”. La lettera di Lavitola al Cavaliere – se scrive il vero – è una disarmante radiografia di un potere, quello di Berlusconi, e di un contro-potere, quello del faccendiere che, proprio perché dice di conoscere i retroscena più inquietanti, può permettersi di battere cassa con il Cavaliere senza troppi giri di parole. La lettera è stata ritrovata – nell’inchiesta sulla tentata estorsione di Lavitola a Berlusconi condotta dai pm napoletani Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli– nel computer sequestrato all’imprenditore Carmelo Pintabona, l’italo-argentino usato come messaggero da Lavitola per raggiungere l’ex premier. Le 20 pagine contengono le richieste (come contropartita dei servigi resi) di assunzioni e pagamenti per moglie, parenti e amici. Lavitola prima elenca una serie di “debiti” contratti con lui da B. nella vicenda della compravendita dei senatori, a cominciare da Sergio De Gregorio che lasciò l’Idv per il centrodestra, e che includono le pressioni su Dini per far cadere Prodi. “Sono stato io a convincerLa” scrive Lavitola, in merito alla compravendita dei senatori, prima di passare al racconto della sua attività di spionaggio su varie inchieste, come quella che riguardava Mastella e sua moglie. È lui – rinfaccia – ad aver presentato al Cavaliere il maresciallo dei carabinieri Enrico Lamonica che, a sua volta, si sarebbe interessato delle inchieste su Bertolaso e Cosentino e sulla “P4” di Bisignani. Poi passa alle promesse mai mantenute che – sempre secondo Lavitola – avrebbe ricevuto dall’ex premier. Si parte da un incarico di governo, si passa per un seggio nel parlamento europeo, poi una poltrona nel cda Rai, e poi la nomina dei suoi raccomandati, Paolo Pozzessere a dg di Finmeccanica e Claudia Ioannucci nel cda Eni. Quindi il faccendiere passa a elencare dopo il dare anche l’avere e fa così il saldo tra le promesse di B. e i favori effettivi. Spiega che i finanziamenti ricevuti per l’Avanti! erano, in realtà, rimborsi di denaro anticipato a De Gregorio nel 2007. Ma soprattutto confessa di aver speso circa 600 mila euro per aver seguito la vicenda Fini e “casa di Montercarlo”, la casa del partito abitata dal fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera. E qui la faccenda si complica perché Lavitola scrive di aver ottenuto 500 mila euro di rimborso per portare a Berlusconi i documenti su Fini e la sua casa. Martinelli avrebbe contribuito con 150 mila euro più un volo privato da Panama a Roma - su cui le carte arrivano a B. “Sapevo che quei documenti erano falsi – commenta Fini a Otto e mezzo – e che era stato pagato del denaro per produrre quella patacca. Provo disgusto per Berlusconi, in questa vicenda mi pare un corruttore”.



Se il tutto sarà provato su queste accuse del faccendiere,non potrà attaccare le solite toghe rosse,è evidente che tutti i nodi arrivano al pettine,pur mettendosi la bandana,quelli arrivano ugualmente.

&& S.I. &&

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2 commenti:

giovanotta ha detto...

ehi Ivo, ma siamo sempre in sintonia!..
tra le tante porcate, questa cosa di Lavitola è una tra le più indigeribili!
ma prima o poi finirà (o no?)
buona domenica

Ivo Serenthà ha detto...

Non a tempi brevi,l'inversione di tendenza sarà possibile con dei tempi ragionevoli,il disastro recato da un solo personaggio,inutile citarlo,lo sanno anche i muri,è gigantesco,ha chiaramente trovato terreno fertile con una buona parte di popolazione,essendogli molto simili tendente all'uguale.

Conosci quel detto cinese,di aspettare sulla riva del fiume i cadaveri passare,qui però c'è il rischio di lasciarci le penne aspettando e morendo di vecchiaia.

Buona domenica Gio