martedì 25 settembre 2012

Dal Lazio alla Lombardia,ovvero finalmente la casta e' in difficolta'



La piena in arrivo

di Peter Gomez

Non è che l’inizio. Le dimissioni di Renata Polverini segnano solo un primo giro di boa nello scandalo dei fondi milionari incassati, spesi e rapinati senza controllo dal Pdl e da altri movimenti politici. Non servono particolari capacità divinatorie per capire che il sistema Lazio, ben incarnato dalla pantagruelica figura Franco Fiorito, è un patrimonio comune di molti altri Consigli regionali. Ovunque l’opacità regna sovrana. Ovunque, appena si tenta di fare qualche domanda, si scopre l’imbarazzo.
In Lombardia Pd, Pdl e Lega, non vogliono mostrare ai giornalisti gli scontrini. “Sono cose nostre, c’è la privacy”, dicono all’unisono, sorvolando sul fatto che pranzi e riunioni saranno pure loro, ma i soldi, almeno quelli, sono dei contribuenti. In Emilia Romagna, quando è stata avviata un’indagine interna, si è scoperto che quattro partiti non avevano depositato le fatture. I documenti sono saltati fuori dopo un mese e, da un primo esame, la Guardia di Finanza si è resa conto che un ex consigliere dell’Idv (subito espulso) risultava aver cenato in quattro diversi ristoranti la stessa sera. Un record. In Campania, da cinque giorni, si trattiene il fiato per un blitz delle Fiamme Gialle: in ballo ci sono un paio di milioni di euro di spese sospette. Insomma, i mattoni della politica italiana cadono uno dopo l’altro. Per salvare dalle macerie i cittadini e la residua credibilità delle istituzioni sono necessari almeno due atti immediati. Polverini e gli altri consiglieri devono rendere tutto quello che, a vario titolo, hanno incassato. Non perché servano gesti simbolici, ma perché con quei soldi si potrà molto più concretamente restituire ai disabili i servizi sociali tagliati dalle Asl del Lazio ed evitare di far pagare loro il ticket.
A Roma, nelle segreterie dei partiti, è invece saggio che qualcuno cominci finalmente a farsi dei calcoli. Attendere serenamente (si fa per dire) che il disastro arrivi dalla periferia al centro – ancora oggi i gruppi del Senato non vogliono controlli su 22 milioni di euro – non conviene. È molto più furbo anticipare la piena. Senza parole, leggi o riforme. Ma solo con dei comportamenti. Con cose semplici del tipo: vietare ai propri eletti di accedere ai rimborsi regionali e magari obbligarli a dirottare da domani parte dei loro super stipendi ai disoccupati. Inutile però farsi illusioni. La risposta (negativa) dei partiti la conosciamo già: “Questa non è politica, è populismo”. Peggio per loro.



Sperando che il trend vada avanti uniformemente,chissa' se e' la volta buona di toglierci di torno questi parassiti,un po' con la magistratura,qualche pentito scontento e invidioso delle ricchezze altrui,insieme alla piu' importante delle opportunita',ovvero all'interno della cabina elettorale.

&& S.I. &&

per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

giovanotta ha detto...

chi l'avrebbe detto, mi sono scoperta populista anche io..
ciao

Ivo Serenthà ha detto...

Con ciò che sta emergendo anche Ghandi avrebbe delle tentazioni...

Saluti