lunedì 27 agosto 2012

Tutte le scorte e le cazzate dei politici





La scorta di Schifani non è uno spreco: rischia di ferirsi mentre si pettina.

di Alessandro Robecchi

Polemiche sulle scorte: alcune migliaia di uomini si alzano ogni mattina per proteggere alcuni uomini da cui dovremmo essere protetti noi. Lavori usuranti: la scorta di Bruno Vespa dorme nel plastico di un albergo. Come si può definire uno spreco di soldi pubblici la scorta a Vittorio Sgarbi? E’ l’unico modo per sapere sempre dov’è! Il volontariato si mobilita, 390.000 esodati chiedono: “La Fornero possiamo scortarla noi?”
Brutte notizie: secondo le ultime statistiche soltanto un italiano su tre lavora stabilmente. Buone notizie: uno di quei tre fa la scorta a qualcuno, politico, ex politico, giornalista, e persino alla Santanché. “Il settore scorte è in espansione – dice un esperto di Moody’s – ed è l’unico settore che ancora tira in Italia”. In molti casi si tratta di lavori umilianti e logoranti. Qualche giorno fa, per esempio, sono stati definitivamente liberati gli otto uomini di scorta a Roberto Calderoli, e le loro testimonianze sono agghiaccianti: “Otto ore al giorno in compagnia di Calderoli – dice uno di loro – possono causare danni cerebrali irreversibili, guardate come è conciato Umberto Bossi!”. Così, al costo esorbitante delle scorte (oltre un miliardo di euro l’anno), si aggiunge quello della riabilitazione a fine servizio. Chi ha fatto la scorta a Sgarbi, per esempio, ha sentito più cazzate in due giorni che un intero staff di psichiatri in trent’anni di carriera, e sono cose che lasciano il segno. “Si tratta di una sindrome post traumatica simile a quella dei soldati in Iraq – dicono al Viminale –. Abbiamo visto uomini grandi e grossi tremare come foglie e piangere a dirotto e poi abbiamo capito il loro dramma: facevano la scorta a Sallusti e alla Santanché, alcuni abbiamo dovuto abbatterli”.
Dopo il caso di Gianfranco Fini, la cui scorta occupava da mesi quindici alberghi di Orbetello e centri vicini, la questione è diventata un caso nazionale. Il presidente del Senato Schifani, per esempio, ha venti uomini di scorta, ma secondo fonti ufficiali non si tratta di una protezione esagerata: “Il presidente Schifani corre rischi enormi: potrebbe slogarsi una caviglia o tagliarsi un dito mentre affetta le carote, o persino ferirsi in testa mentre si pettina, e noi vigiliamo in modo ferreo su questi possibili attentati alla seconda carica dello Stato”. Sulla questione delle scorte, comunque, si fa troppa facile demagogia. Ristoratori, albergatori, gestori di stabilimenti balneari e di baite in montagna si ribellano alla riduzione delle scorte. “Ma lo sa – dice accorato un oste di Ladispoli – che quando viene qui un politico prenota sessanta coperti e ventidue stanze? Volete rovinarci?”. :-))



Se vogliamo vivere con filosofia,tocca riuscire a vedere le cose in questo modo,fossimo come certi fuori di testa americani,ci sarebbe una strage ogni ora....

&& S.I. &&

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