sabato 4 agosto 2012

L'orrendo bel paese





TRAGICO VILLAGGIO

L’Italia che tutto il mondo ci invidia

Alla scoperta di un Paese orrendo: siamo brutti, ignoranti e maleducati, fintamente tecnologizzati e profondamente retrogradi. Praticamente finiti

di Paolo Villaggio

Fino a qualche anno fa ero ferocemente convinto che l’Italia fosse il Paese più bello del mondo e che tutto il mondo ci invidia. Noi abbiamo il mare più pulito, le montagne più alte, la cucina più raffinata e le donne più affascinanti. Ma in ogni regione, “dall’Alpe alla Sicilia”, tutti hanno le donne più belle, la cucina regionale più raffinata, le montagne più suggestive e il mare di smeraldo. Scendo dalla scaletta tremebonda di un DC9 in una cittadina del profondo Sud. Sto per mettere con molta prudenza un piede a terra, quando a 150 metri vedo arrivare due energumeni con gli occhi fosforescenti e con degli aliti come se avessero bevuto una tazza di merda.
URLAVANO: “Diteci se la nostra cittadina è la più bella d’Italia”, e io un po’ impacciato e stordito dagli aliti indescrivibili ho tentato timidamente: “Ma così su un solo piede non lo so, non sono mai stato qui”. Scendo, c’incamminiamo sotto un sole feroce e loro implacabili: “No, c’avete da di’ che questa, la nostra, è la città più bella der monno”, e io cortesemente: “Beh, adesso son stanco, vado a riposare in albergo”. Quelli fino al taxi: “Dovete almeno riconoscere che la nostra è la più bona cucina d’Europa”, io cerco di abbatterne uno con una valigiata in fronte e lui da terra: “Però fra du’ ore venimo in albergo per l’interrogatorio”. Io do una ginocchiata sui coglioni all’altro e mi infilo nel taxi. Dopo quattro minuti domando timidamente guardando lo specchietto: “Mi scusi, ma chi sono quei due energumeni ?”. “Energumeni? Ma son il sindaco e il direttore del nostro aeroporto”. Entro in albergo, carta di credito, passaporto. È una ragazza che mi consegna una chiave elettronica “Quarto piano”, dice. Sta parlando al telefonino con un’amica, io mi allontano e lei, a bassa voce: “Scusami... i soliti rompicoglioni”. Ascensore, quinto piano, ci sono quattro vecchi che non sono riusciti ad aprire la porta con quegli strumenti maledetti. Dormono uno per terra su un fianco, uno con la faccia sulla moquette, uno seduto schiena alla parete e il quarto è appoggiato al muro con gli occhi barrati.
IO CERCO di infilare la scheda, prima da una faccia, poi dall’altra, poi di fianco, quello con gli occhi barrati. “Vede, qui non c’è neppure un telefonino per chiamare aiuto”. Esce da una stanza un giovanotto di 43 anni, capelli alla Balotelli, sei orecchini alle orecchie, tatuato come un giocatore di calcio, ride: “Serve aiuto?”, io: “Abbia pietà, ci aiuti, le dispiace?”. “Si figuri”. Si fa consegnare le schede, io e quello barrato entriamo, gli altri tre: “No, grazie, ma preferiamo dormire qua. Ormai ci siamo adattati”. Non ci sono i box doccia ma solo le vasche, sopra la mia c’è una targa: “Preghiamo i nostri gentili clienti a fare molta attenzione nell’entrare e scendere se fate la doccia in vasca”. Telefono giù, dieci squilli, risponde la ragazza: “Che c’è?” “È occupata?” “No, ero al telefonino con un’amica”. “Stia a sentire signorina, vedo che non c’è il box doccia, ma quel cartello mi ha un po’ spaventato”. E lei, ridendo: “E ti credo, ma vede due clienti, facendosi la doccia, uno è andato su a forbice, finestra aperta... quinto piano. Pensi, non lo dica in giro, la scientifica, dopo accurate e lunghe indagini, ha decretato: ‘Suicidio di un settantenne probabilmente per profonda depressione’”.Eio:“El’altro?”“Commozione cerebrale, femore destro e frattura spina dorsale... Mi scusi, la lascio perché mi suona il telefonino” e butta giù. Io urlo “Ma porca puttana, ma è mai possib...”. Sono incazzato come una belva. Entro in fibrillazione e mi butto disperato sul letto... mancandolo clamorosamente. Decido di dormire sul pavimento, sto per prendere sonno. Trilla il telefono, allungo il braccio: “Ma chi è?” La voce della ragazza di sotto: “Che è successo signore? Abbiamo sentito un rumore inquietante... Sa abbiamo pensato che abbia tentato di fare la doccia”. Sto per riprendere sonno. Degli ululati giù in strada “Allora?” Mi affaccio “Che cazzo succede?” “Siamo noi. Allora riconosce che la nostra è la più bella città d’Italia? Che la nostra è la cucina più raffinata? E che le nostre donne sono le più belle del mondo?” Io: “Sì, sì, sì, avete ragione! Trovo belli anche voi perché avete degli aliti che sanno di rosa”.Erano a 25 metri sotto, ma si sentiva un odore come ho sentito solo nella grande fogna di Calcutta. Alle 9 e mezza entro in teatro. Silenzio tombale. Odore tipico di malga alpina. Mi guardano muti come se fossi un ragno. Idea geniale. Parto dal fondo del palcoscenico, faccio un salto alla Carl Lewis e a filo palcoscenico urlo “Questaaaa... è... la cittààààà... più bella del... mondoooo!!!”. Un’esplosione nucleare, tutti in piedi sulle poltrone, due dalla galleria si sono buttati di sotto in platea “Bravooo! Genialeee! Siete un uomo molto intelligente”. Si avventavano tutti sul palco, mi sono dovuto difendere a ginocchiate sui denti, urlavano, ruggivano, facevano versi curiosi come le iene del Serengheti. “Allora? Continuate!” Io “La vostra cucina è la più raffinata d’Italia”. Ululati.... “Le donne più affascinanti sono le vostre mogli che sono le più fedeli”. Pochi ululati e in certe zone della platea si sentivano dei silenzi pieni di dubbio. Comincia una rissa in platea. Si alza uno “Io sono un uomo moderno, ma se venissi a sapere che mia moglie m’ha fatto...” e qui fa il gesto delle corna “io l’ammazzo a martellate in nuca”. Applausi scroscianti. Dal fondo delle vecchie “Voi siete un uomo straordinario!”. Dalla galleria si alza uno che trilla “Voi siete un bell’uomo”. Tumulto in sala “E statte zitto recchione!”.

INSOMMA la serata non l’ho potuta fare. Sono stato portato in trionfo a visitare la città... un deposito di “monnezza”. Con me verso le 3 di notte passeggia il giovane vicesindaco e comincia “Vede qui sono cambiate molte cose, non è vero che le strade son sporche, che esiste la malavita che chiede il pizzo, la nostra è la stessa cultura della Svizzera, voi invece del Nord pensate sempre ai soliti luoghi comuni...”. Si ferma, siamo nella piazza principale e fa “Mi scusi un attimo”. Si allontana di cinque metri, piazza principale, va sotto il monumento dei Caduti, estrae l’attrezzo e fa una pisciata di sette minuti. Torna. “Vabbè ora la lascio che domani c’ho da fare” e mi tende una mano spugnata di urina. Io non do la mano, ma una affettuosa pacca sulla spalla, dico “Beati voi, dalle nostre parti ci sono degli stronzi che con le bombolette imbrattano i muri delle case di tutta la città”. Lui allontanandosi “Coraggio figliolo, vedrai che fra una trentina d’anni ci raggiungerete”. All’incrocio passano due senza casco col rosso e lo fanno a pezzi.



La cronaca descrive una giornata tipo,molto fantozziana di sor Villaggio,alle prese di una vacanza tipo nel centro-sud d'Italia,ma con qualche piccola differenza i medesimi supercafoni e il degrado ambientale,li potremmo intravedere su tutto il territorio.

Mancano i musei chiusi di domenica e Pompei lasciata crollare disinteressatamente,è il gioco è fatto!

&& S.I. &&


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2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Ci siamo adagiati sugli allori: troppo e per troppo tempo. Certe bellezze vanno conservate, manutenute, coltivate, migliorate. E invece le abbiamo solo guardate, con la presunzione che sarebbero durate per sempre. Non era così.
Ed ora si piange.

Ivo Serenthà ha detto...

E dire che potremmo sfruttare il patrimonio storico per moltissima occupazione e relativo benessere,purtroppo la sciatteria fisica e mentale non ce lo permette.

Saluti