martedì 31 luglio 2012

L'esposizione del nudo femminile come in macelleria




Donne o quarti di bue? Femminili, facciamoci del male

di Rita Guma

In questi giorni mi è capitato di vedere, prevalentemente online, inserti e settimanali femminili con “servizi” in cui seni e glutei di donne famose di ogni età venivano fotografati in bikini e proposti all’attenzione del pubblico per un ignominioso confronto.

Molti femminili ci hanno ormai abituato alle classifiche chic e choc, quelle in cui vengono mostrate immagini con il look delle dive e di altre donne famose e in didascalia un voto allo stile oppure l’elenco degli errori moda delle protagoniste. Fin qui nulla di male: pagine (riempite velocemente e senza dover pensare troppo, basta pagare gli scatti), in cui, accanto alla soddisfazione della curiosità di parte dei lettori, qualche lettrice avrebbe anche potuto divertirsi per gli errori delle dive o apprendere come non farne.

Adesso appaiono carrellate di foto rubate del lato B o di quello A, con improbabili associazioni o classifiche (donne di tutte le età e taglie paragonate fra loro impietosamente) e soprattutto con una valutazione critica di questi particolari anatomici che almeno in precedenza erano fotografati e presentati nel loro insieme (più o meno coperto), in un servizio di moda o per illustrare l’articolo sulla presentatrice, attrice o intellettuale intervistata nel testo.

Insomma, anche sui femminili ci siamo arrivati, e non in servizi con consigli sul come essere più toniche e scattanti, ma mostrando le donne come quarti di bue. E questo sugli stessi giornali che pretendono di farci credere che difendano la parità delle donne, le sostengano nell’impegno per gestire casa e lavoro, si battano per la difesa dalle violenze.

Un effetto diseducativo, perché se una donna è un insieme di quarti di bue (belli o brutti che siano), allora ci si chiede dov’è il cervello e perché uno dovrebbe guardare e desiderare di approcciare l’insieme (cervello compreso) e non i singoli quarti, da soppesare come al mercato.

Anche perché, secondo alcuni studi, una larga fetta di giovani ancora si rivolge ai media per farsi una cultura sul sesso. E ne ricavano anche una sui rapporti fra i sessi, considerate le conclusioni di una ricerca mondiale sulle donne nei media organizzata alcuni anni fa dalla World Association for Christian Communication (in Italia dall’Osservatorio di Pavia e da professori e studenti di varie università italiane) secondo cui l’immagine e la presenza delle donne nei media è ancora fortemente segnata da stereotipi, con effetto su tutti gli aspetti della vita quotidiana dei fruitori.

L’uso dell’immagine della donna-oggetto in pubblicità era già stata denunciata da più parti, compreso il comitato pari opportunità dell’assemblea parlamentare del Consiglio di Europa, e varie polemiche hanno accompagnato più o meno di recente campagne pubblicitarie con immagini di sopraffazione sulla donna, ma i giornali femminili che le pubblicavano potevano giustificarsi con il fatto che quella pubblicità non è prodotta da loro e che la vendita degli spazi pubblicitari consente di offrire alle lettrici altri servizi e informazioni di un certo peso. Oggi, invece, alcuni femminili propongono gratuitamente classifiche di glutei e seno studiate a tavolino.

E non si dica che in questo modo si smitizza la concezione di bellezza ormai sconvolta dalla chirurgia plastica spinta, da photoshop e dall’anoressia delle modelle, perché una cosa è proporre a corredo dei servizi foto in costume di donne in carne o non più fresche, non tirate e botulinizzate, in modo dal far sentire a proprio agio anche coloro che stanno dall’altra parte della pagina e far passare il messaggio che “anche normale è affascinante”, altra è fare le pulci ai lati A e B sbattuti in faccia ai lettori.

Né si vuole evidentemente – in tempi di crisi economica – consolare i lettori con un messaggio da “anche i ricchi piangono”, perché nella carrellata mancano foto di pancette gonfie e muscoli sgonfi di divi e uomini famosi e relative didascalie feroci.



La 'educazione' sul tema arriva da molto lontano,dai tempi del drive-in di caimana memoria,concentrare e intontire sulla gnocca i consumatori e successivamente gli elettori ha giovato eccome,infatti seppur nel resto dell'Europa non siano immuni dalle esposizioni dei quarti di bue,il fenomeno risulta assai più limitato.

Tranne poi constatare che l'educazione sessuale in Italia è ai minimi termini,ad iniziare dall'uso del condom sin dalle più giovani generazioni,su questo piano i tabù devono rimanere tali,tra bigottismo e ipocrisia...e soprattutto fa poco incasso...

&& S.I. &&


per eventuali notifiche - iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Katrina Uragano ha detto...

Proprio non mi piacciono questi pseudo-giornaletti in cui si addita con disgusto ad ogni minimo buchino di cellulite della soubrette di turno. O si fa a gara a chi mostra più tette al vento.
Che noia, ogni anno la stessa solfa.

Ivo Serenthà ha detto...

Fino a quando riusciranno a vendere il cosiddetto "prodotto", continueranno a pubblicare.

Hanno educato in tal senso,e se non si esauriranno le rischieste...

Ciao