domenica 22 luglio 2012

Le inchieste scomode del Fatto quotidiano




I fatti del Fatto

di Antonio Padellaro

Nella prima metà di luglio il Fatto Quotidiano ha venduto in edicola una media di 56 mila copie giornaliere che, sommate ai 26 mila abbonamenti fanno 82 mila.
ilfattoquotidiano.it  ha ogni giorno 500 mila visitatori unici e conta 780 mila fan su Facebook, 370 mila su Twitter e il primato su Youtube. Siamo al secondo posto nella classifica dei social network in Italia e tra i primi in Europa e nel mondo.

Dedichiamo questi numeri alla comunità del Fatto a cui diciamo grazie di cuore. E li dedichiamo a quei giornali che, dal basso delle copie gonfiate e regalate e dei ricchi finanziamenti pubblici, agitano il ditino dicendo che vendevamo di più quando c’era Berlusconi. Vero, ma il tragico carnevale del bunga bunga e della bancarotta nazionale non poteva durare all’infinito e, del resto, le cronache della quaresima non sono la lettura più eccitante.

Lo abbiamo sempre saputo che, oltre la maschera di B. e della sua corte, il nostro punto di forza era il patto di fiducia con i lettori. Fare il giornale in assoluta autonomiaè stato in fondo il compito più semplice.
Più difficile è l’impegno di non fare sconti a nessuno, soprattutto quando ci siamo occupati di personalità popolari e prestigiose. Ma come, ci dicevano in tanti all’inizio del governo Monti, finalmente il nostro Paese è rappresentato da un premier autorevole e rispettato, e voi lo criticate? Ma come, abbiamo un presidente autorevole e rispettato come Giorgio Napolitano (che ha mandato a casa l’erotomane di Arcore) e voi gli chiedete conto di telefonate che andavano subito distrutte? Qualcuno ci ha scritto: non vi compro più.

Eppure potevamo non domandare al prestigioso premier come sia possibile che cambino i governi, ma tagli e sacrifici ricadano sempre su chi lavora e paga le tasse, mentre sprechi, tangenti e privilegi restano intatti? Potevamo non chiedere all’illustre ministro Passera di alcuni problemi giudiziari suoi e di Banca Intesa, sorti quando lui di quel gruppo era il numero uno? E potevamo non interrogarci sul contenuto delle intercettazioni tra il presidente della Repubblica e l’ex ministro Mancino, allegate all’inchiesta di Palermo sulle “torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia” (Napolitano).
Le risposte o non sono venute o sono state ingiuriose e anche minacciose. Non abbiamo scelta però: le domande noi continueremo a porle. A nome dei nostri lettori.



In forma del tutto personale ringrazio lei Direttore e tutti i suoi colleghi del lavoro quotidiano che state facendo,le domande vanno fatte a prescindere del personaggio,i tempi dei "lei non sa chi sono io" se non sono terminati risultano alquanto demodè,se qualcuno vi ha abbandonato grazie alle vostre inchieste,tutto sommato non vi siete persi granchè...

Sapersi distinguere nella cloaca poltico-informativa,quella per cui va ancora bene "non disturbate il manovratore",altrimenti ci si mette in cattiva luce,con il Fatto quotidiano quei tempi sono ogni giorno messi in discussione.

&& S.I. &&


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