sabato 28 luglio 2012

I Fantozzi d'un tempo e quelli odierni




PAOLO VILLAGGIO

Come sono tristi i Fantozzi di oggi

“Il mio ragioniere era felice, ora non confiderebbe in nulla”

di Malcom Pagani

Due labrador, una moglie, la stessa conosciuta nel ‘54, i desideri semplici dei vecchi: “Maura, mi porti un tè?”. “Non ho le bustine”. “Ce ne sono a milioni”. “Tutte vuote, arrangiati”. Paolo Villaggio, 80 anni a dicembre, 24 chili in meno di 12 mesi fa, attraversa l’estate nel giardino di casa: “Sono guarito dal diabete, meno rincoglionito che all’epoca della bulimia compulsiva e ho ripreso a dormire. Basta notti zingare, vino tracannato per tirar mattina, eterne file ai bagni dei locali da cui uscivano zombi strafatti di coca”. Barba, occhiali, accentuata somiglianza con Ettore Scola, lingua feroce. La stessa di ieri senza la certezza del domani. Il ragionier Ugo, matricola numero uno dell’ufficio sinistri della nostra vita, non programma più. “Se sospetto che perderò le prossime Olimpiadi sulla Luna, mi immalinconisco. L’età è quella e a volte mi manca il terreno sotto i piedi, l’orizzonte per immaginare. Però sono stato felice, ho amato davvero una sola donna e da sfigatissimo topo qual ero, avuto successo con tante altre. Ho vissuto di vanità, sono stato un pessimo padre e oggi osservo i Fantozzi contemporanei, privati del posto fisso, precari per sempre, depaupera-ti della Bianchina e di una figlia scimmia di nome Mariangela, spaventati. Portano jeans alla zuava, pacchi in vista, creste che li fanno somigliare a Mario Balotelli, orecchini a forma di pistola e sono governati da Passera, un tipo così triste che la sera (mi pare di vederlo) invece di uscire, si barrica in casa con il telecomando.
Fantozzi deteneva il record, 380 cambi di canale in 26 secondi netti.
E come me, alla Corazzata Potemkin avrebbe preferito la galera. Il mio ragioniere, caro signor Monti, era più felice dei Fantozzi odierni . Sa a cosa penso quando vedo la Fornero piangere?
Si commuove?
Che siamo circondati da attorini modestissimi, politicanti figli della tv commerciale. Più abbassi il livello, più salgono ascolti e contributi degli sponsor. Tette, culi o ultimamente, tecnocrazia pornografica.
Monti a luci rosse?
I duca conti Merkel e Monti sono megadirettori generali con poltrone in pelle umana e parlano solo di soldi. Tanto il conto, ormai s’è capito, lo pagano i più poveri.
Fa il demagogo?
Di sovraffollamento o fame nel mondo, gli frega meno di un cazzo. Monti non ha mai detto “voglio preoccuparmi della felicità generale dell’Italia”. Parla di bilanci da sanare. Sembra il Papa.
Non le piace?
Ma l’ha sentito? “Ho zabuto ghe zono morde in India diecimila berzone. E io prego”. Ma come preghi? Peccato che Ratzinger, uomo sapiente, debba fare il Papa. È un teologo costretto a raccontar cazzate a cui non crede più nessuno.
Il suo Fantozzi a cosa crederebbe?
A nulla. Dominano le banche, l’Europa è in guerra con se stessa, in cosa dovrebbe confidare?
Nel futuro?
Per noi era un’autostrada piena di luce. Mi ricordo il primo viaggio a Londra. Tutto nuovo, possibile, da costruire. Le ragazze erano pedanti, bellissime, autonome. Ti portavano a scopare, ma pretendevano di dividere i costi del taxi.
Ci ha ridotto così Berlusconi?
Berlusconi, partendo da zero, si è rivelato un genio. Fatico a parlarne male.
Si sforzi.
Sempre fichista, Silvio.
Fichista?
Parlava solo di fica e spacciando Ruby per la nipote di Mubarak, ha esagerato. La scena in cui va a prendere Tony Blair e la sua orrenda consorte sul molo sardo in bandana però è leggendaria. Come il gol di Capello a Wembley nel ’73.
Lei e Berlusconi eravate sulle navi da crociera.
Mesi ai Caraibi. Bravo pianista. Ne parlavamo spesso. Io presentavo sempre l’esibizione di De André. Amichevolmente, a bordo, mi chiamavano “le petit connard”, il coglioncino. Fabrizio saliva sul palco e davanti agli ottuagenari attaccava: ‘Quando la morte ti chiamerà’. Tutti con le mani sui coglioni. Uomini e donne.
Berlusconi rivincerà?
Non credo. È stato ucciso troppe volte. Le colpe del disastro sono precedenti.
Qualche nome?
Andreotti proteggeva la mafia e in cambio, a ogni elezione, otteneva pacchi di voti. Nel tempo lo ha sostituito Dell’Utri e non è cambiato niente. L’Italia e il Sud, versano in una situazione irrecuperabile , Napoli è sepolta dall’immondizia. Per riemergere ci vorrebbero 10.000 soldati. Israeliani, naturalmente.
Una volta Fantozzi era di sinistra.
Una volta la sinistra non parlava solo di spread. La neo-lingua del 2012, Fantozzi non la capisce. Pensa che spending review sia una finissima punizione corporale. Sodomìa ad personam.
Grillo la persuade?
Molto simpatico, non colto, ha ripescato il ‘piove governo ladro’ dell’Uomo qualunque e somiglia al suo fondatore, Guglielmo Giannini.
Fuoco fatuo?
Prenderà il 25%, Beppe. Un baratro per l’Italia. Grillo si infiamma, per certi versi mi ricorda Craxi.
Provoca, Villaggio?
Bettino era iroso, si incazzava come una belva ed era difficile dirgli di no.
Le chiese qualcosa?
Un giorno mi chiamò: “Paolo, sarei felice se la protagonista del tuo film fosse Anja Pieroni”. Era la sua amante. La presi per “Fracchia contro Dracula”La Transilvania era ambientata a Manziana.
Ha fatto di meglio.
Ma anche di peggio. Non riesco a rileggere i miei libri né a rivedere i miei film. Oggi persino quello diretto da Fellini, La voce della luna, non mi pare granché.
Evtushenko apprezzava la sua letteratura.
Alla Fondazione Cini, discutendo di scrittori tradotti in cirillico salì sul palco e mi paragonò a Cechov e Gogol. “Vigliacco è come loro”.
Parlava di lei.
Non può immaginare l’invidia. Moravia era verde.
L’invidia è importante?
È un sentimento nobile. Io vorrei l’Oscar di Benigni, i soldi di Berlusconi e un harem di veline. Ferreri, intelligenza lampeggiante, detestava Bertolucci. Bernardo vinse 9 Oscar per L’ultimo imperatore e Marco sformò.
In che modo?
Eravamo in Corsica. Lui cucinava, io vedevo la tv e soffrivo per lui. Rai1: “Eccoli i trionfatori”. Cambio canale rapidamente e sul Due trovo un'altra voce squillante: “Bertolucci, orgoglio d’Italia”. Fuggo su Antenna due e ancora urletti: “Neuf, neuf Oscàr, Bernardò!”. Lui ringhia: “Mi fa schifo la tv” e va a dormire. Sette giorni dopo. Mare, gozzo, gabbiani. Ferreri è a prua. Nel silenzio, a un tratto, tracima: “A me, di quello lì, non me ne può frega’ di meno”.
Lei lavorò anche con Monicelli, Salce, Steno.
Con Steno, già anziano, girai a Capri Dr. Jekyll e gentile signora. Edwige Fenech, bellissima, venne scippata del Rolex e trascinata per 20 metri. Le andò bene, a Caracas le avrebbero tagliato un polso, in Uganda forse un braccio.
All’epoca stava già con
Montezemolo.
Lo conobbe?
Ambizione
sfrenata. L’avvocato diceva : “È un ragazzo simpatico, ma è un cavallino tanto, tanto leggero”. Gli uomini Fiat sono stati altri. Valletta o il mio amico Paolo Fresco, 25 anni alla General Motors, fucina di belve umane dalla religione violentissima. Vite infernali. Lavoro, lavoro e ancora lavoro. La moglie, prima di lasciarlo, gli fece causa per 30 miliardi. Vinse. Ne fu contenta.
Spietata.
Certe donne sono così. Prenda l’odiosa e bellissima Carla Bruni in fuga. Di Sarkozy, evaporato il potere, non le frega più nulla.
Torniamo a Fresco.
Il mediocre Umberto Agnelli, terrorizzato dal talento, alla morte di Gianni gli diede un calcio in culo.
E Marchionne?
Con quel maglioncino fastidioso, si improvvisa duro. Smantella, decentra, dismette. La verità è che a Torino fanno delle macchine di merda, superati anche dagli indiani che progettano una city car da 1.000 euro.
Rimpianti?
Gli amici più intelligenti sono tutti morti. Gassman, depresso, non usciva più, Risi idem, Monicelli mi costringeva a lunghe passeggiate romane, Fellini fingeva di essere felice. Il più intelligente di tutti era Tognazzi. Le racconto una cosa.
Prego.
Ugo era selvaggio, spiritoso, fumava come un pazzo. Era capace di affogare la cicca nel Whisky e poi tracannare la mistura con indifferenza. Una volta, da Costanzo, escluso dal loro italiano cuneiforme, si trovò tra Zecchi e Sgarbi. Tacque per 40 minuti. Poi venne interpellato: “Dottor Costanzo, data la mia ignoranza, non ho capito un cazzo”. Boato, 12 minuti di applausi. Le casalinghe impazzirono. “Viva el Tugnass, grande el Tugnass”.
Grande seduttore.
Io ero il contrario, con De André tentavamo di conquistare le fanciulle con il maoismo. Una tragedia. Alle feste, con l’altro sesso, estraneità assoluta, logorrea diffusa, corteggiamenti estenuanti. Alla fine, sconvolte, mi chiedevano sempre: “Sei mai stato con una donna?”.
Poi arrivò sua moglie.
Una notte, nel bosco, riempii un bicchiere di lucciole e corsi felice a posarle sul braccio la magìa. Non sono mai più stato così felice, ma ho sempre disperatamente tentato di esserlo.
Il momento più doloroso?
L’addio a De André. Non ho il coraggio di andare a vedere quelli che muoiono, non so mai che dire. Indosso la mia maschera migliore. Entro e non vedo Fabrizio, ma uno scheletro. Prima che possa parlare, lo fa lui: “No, Paolo, smonta quell’espressione.
So benissimo cosa mi sta
accadendo e ho una
paura fottuta”. Morì dieci giorni dopo. Prima di
salutarmi fece testamento.
Se lo ricorda?
Se parlerai di me, di’ che
non sono stato né un
menestrello né un cantautore, ma un grande
poeta. Fabrizio, bugie,
non ne raccontava.



Bello leggere queste riflessioni,a volte dal sapore della classica affermazione "ai miei tempi",ma con molte verità sulla attuale realtà,ha vissuto bene potrà essere soddisfatto per il resto dei suoi giorni.

&& S.I. &&


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