venerdì 18 maggio 2012

La neo razza degli indivanados






PASSANO LE SERATE DAVANTI ALL TV "IMPEGNATA" E SONO ATTIVISSIMI SU TWITTER

E' tempo di Indivanados, gli stravaccati rivoluzionari del sofà

Il "non-movimento" della militanza politica dal divano di casa è fatto di single, precari in casa dei genitori.

di Gianluca Nicoletti

Come si collocano politicamente gli Indivanados? Semplicemente sdraiati da un bracciolo all’altro. Per loro stare a destra, centro o sinistra dipende dalla posizione della tv rispetto al divano. A parte il divano, il (non)movimento degli Indivanados è davvero trasversale, anche se proclamarsi militante dell' indivanamento equivale al grado zero dell’ antipolitica.

Gli “Indivanados” possono essere annessi a quel filone goliardico-qualunquista che spesso anima dispute e paradossali guerre a colpi di hashtag. Con l’ esplodere dell’ orgoglio dell’ indivanato una volta tanto riemerge in rete l’autoironia sull’epica di internet.

In Twitter l’ indivanato lambisce l’ atteggiamento del troll, nella sua versione meno virulenta, ma riesce anche a portare un punto di vista più rilassato sull’ attivismo statico che molto spesso in rete fa le veci dell’ impegno politico concreto, inteso come pratica vintage, a cui viene preferita la militanza con il telecomando in mano, in rilassata contemplazione dei programmi tv maggiormente impegnati.

Da come viene presentato, sinteticamente in una scarna paginetta, il (non) movimento degli indivanati è la “versione comoda, low cost e last minute di quello più noto degli “indignados”. Gli indivanati sono rappresentati dall’icona di un bamboccione barbuto, appisolato sul divano del salotto dei genitori con bermuda viola e arancione, divisa di neo-vessillifera militanza.

“Single precari in casa dei genitori e coniugi mutuo-accasati protetti da plaid multicolore conducono sul loro divano a tre posti accese battaglie a video aperto contro il signoraggio, la casta, gli sprechi statali, le frodi alimentari, gli abusi edilizi, equitalia e via dicendo.”

Gli Indivanati hanno come decalogo di stretta osservanza un palinsesto televisivo trasversale, ma omogeneo nell’ intento. “Sono i rivoluzionari del sofà che, armati di telecomando, partecipano attivamente a momenti televisivi pubblici come Ballarò, Servizio Pubblico, Piazza Pulita. Per i più pignoli e attenti c’è anche Report. Per i più giovani ci sono Le Jene e per chi ha deficit dell’attenzione Striscia la Notizia.”

Tutto il ben pensare politicamente correttissimo è quindi fotografato nella sua più superficiale rappresentazione, l’ appartenenza alla società civile (di conseguenza indignata) è certificata dall’ essere pubblico dell’ unica televisione capace di rappresentare un modello, naturalmente in netta antitesi con tutto quell’ universo di luccicante rappresentazione dell’ irreale che è stato, per anni, sintetizzato nel “Berlusconismo Felix”.

Oggi quel modello è in eclissi, non coalizza più le “belle coscienze” a essere indignati per tette e culi in tv, il giornalismo salottiero, i sorrisi porcellanati e le siliconiche lussurie. Il compito di resistere a oltranza a quel modello è lasciato alle ultime retroguardie indignate. Quelli che come soldati giapponesi nella giungla tengono la posizione nonostante il nemico abbia già capitolato.

L’ indivanato tuttavia conserva qualche principio assoluto dell' antiberlusconismo, quasi come fossero reliquie da venerare dei martiri delle antiche guerre di religione, ma si rischia una scivolata nell' ambiguità se mai ci si chiedesse se gli Indivanati sono seri o ci prendono in giro, soprattutto quando assicurano che loro: “Snobbano Porta a Porta perché Vespa fa i plastici del “luogo del delitto”, perché è servo del regime, perché…beh, insomma, perché è Vespa.”

L’ ala più estrema del “non-movimento” è rappresentata dagli #indivanados 2.0. Sono quelli che il mondo fino ad ora ha genericamente definito “Grillini”, ma dopo la vittoria elettorale e la conseguente loro entrata nel mainstream politico-amministrativo, è fatale che qualcuno cominci a guardare con occhio bislacco anche quelli che: “Si indignano pesantemente su Twitter e Facebook ; dicono di non guardare la TV ma poi se la guardano eccome, in streaming o, a spizzichi e bocconi, su YouTube.”

L’ epilogo della filosofia spiccia dell’ indivanato in parte rivela un probabile ispiratore occulto nel sociologo della bolognesità Danilo Maso Masotti. Personaggio molto attivo in rete e studioso della popolazione anziana degli “Umarells” da lui intesa come asse portante della nostra società.

Come l’ umarell (pensionato urbano) passa le sue giornate a discutere davanti a un cantiere aperto, alla fine gli #indivanados (almeno quelli ancora occupati) si ritrovano, come ogni giorno, al lavoro. Ottima occasione per condividere, di fronte alle macchinette del caffè, le gesta rivoluzionarie della sera prima.



Non penso che la maggioranza degli indivanados siano alle prese delle trasmissioni citate,ovvero talk show politico-sociali,penso che la maggioranza abbia superato il concetto d'essere di destra o di sinistra secondo la posizione tenuta sul divano,bensi' concentrati nella spazzatura quotidiana,quella trasmessa a tutte le ore dentro la scatola magica,perlopiu' concentrata nei canali raiset,con la regina De Filippi ad osservare le lotte giovanili,sino ad arrivare all'isola delle inutilita'.
Se poi alcuni di loro,quelli piu' impegnati socialmente decidono d'andare in piazza a manifestare,vengono visti anch'essi come dei fankazzisti con delle pretese ormai desaparecidos in Italia,o meglio la possibilita' di vivere un presente e magari sorridere al futuro.

Difficile il quotidiano delle nuove generazioni,accerchiati da un sistema accomodante ma assolutamente virtuale e positivamente reale per pochissimi.

&& S.I. &&


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