venerdì 13 aprile 2012

Alcuni consigli al governo dei superTecnici



A che serve Monti?

di Marco Travaglio

Ache serve il governo Monti? Sappiamo bene perché è nato: perché quello precedente, guidato (si fa per dire) da B., era capace di tutto ma buono a nulla; e persino quando fu commissariato dalla troika Merkel-Trichet-Sarkozy continuò a fare il furbo con finte manovre finanziarie piene di niente. Serviva un governo presieduto da una persona autorevole agli occhi della comunità internazionale e dei famosi “mercati” (e non era difficile trovarla, visto chi c’era prima), ma soprattutto disinteressato al consenso elettorale, cioè in grado di imporre sacrifici a chi, o per numero (lavoratori e pensionati) o per peso specifico (le grandi lobby), spaventava i partiti e li dissuadeva da misure sgradite a questo o a quello. Monti è autorevole, o almeno molto più di chi c’era prima e, più in generale, di tutti i leader politici italiani. Le misure impopolari contro pensionati e lavoratori le ha prese. Non quelle contro le lobby, ben protette da vari ministri. Ma tanto è bastato per domare lo spread per un po’ e quindi garantire un buon collocamento dei nostri titoli di Stato. Ma questo valeva fino alla settimana scorsa. Poi lo spread è risalito oltre i livelli di guardia (di pari passo col risveglio dei partiti, i primi stop su art. 18 e anti-corruzione, le prime critiche della stampa finanziaria internazionale) e l’ultimo collocamento dei titoli è andato male. Segno che gli speculatori non si contentano più di un altro al posto di B.: ora vorrebbero vedere un governo nel pieno delle sue funzioni, con una maggioranza omogenea e compatta, cioè in grado di decidere senza piatire e mercanteggiare ogni giorno in Parlamento i voti dell’una o dell’altra banda. Se il consenso del governo resta alto, anche se ben sotto i livelli di due mesi fa, è perché tutt’intorno si agita una galleria di mostri da paura: la sola prospettiva che possano tornare “quelli di prima” (tutti i politici) basta a terrorizzare gli italiani, inducendoli a preferire, tutto sommato, i tecnici. Ma più per rassegnazione che per convinzione. Tantopiù che i partiti non riescono nemmeno a tagliarsi dell’1% i rimborsi elettorali, mentre ogni giorno finisce indagato un leader o tesoriere ladro per uso privato della sua carica o dei nostri soldi. Ed ecco la domanda: a cosa serve, di qui alla scadenza naturale della legislatura (aprile 2013: fra un anno), il governo Monti? Cosa dovrebbe fare, lo sappiamo tutti: un elenco infinito di riforme. Ma cosa può realisticamente fare, con questa maggioranza Brancaleone, divisa su tutto fuorché sulla paura fottuta del voto? Dopo la Finanziaria, le finte “liberalizzazioni”, le pensioni e l’art. 18, il piatto di Monti piange: a parte le famose e fumose “misure per la crescita” (per cui s’è già capito che non c’è un euro), nulla di fattibile risulta all’ordine del giorno. La patrimoniale non si fa: B. non vuole. La Rai non si tocca: B. non vuole. I tagli alla casta sono tabù: i partiti non vogliono. Di anti-corruzione manco a parlarne, così come di prescrizione, falso in bilancio, manette agli evasori. Il rischio anzi, toccando la giustizia ora, è risvegliare gli zombie: bavaglio anti-intercettazioni, responsabilità civile dei giudici e abolizione della concussione (cioè dei processi Ruby e Penati). Una volta piazzati gli ultimi titoli di Stato (a maggio), il governo rischia di girare a vuoto per i successivi 10 mesi. Facendo ciò che Monti dice di aborrire: il “tirare a campare” di andreottiana memoria. Se è così, tanto vale sciogliere le Camere tra un mese e votare in autunno. Spetta a Monti dimostrare che non è così, inventandosi una o due mission forti che giustifichino la sua sopravvivenza fino all’anno prossimo. Presenti in Parlamento, “prendere o lasciare”, senza concordarle con nessuno, una legge che cancelli la Gasparri e disinfesti la Rai dai partiti e un pacchetto di norme contro la criminalità finanziaria. Se avrà i voti, avrà reso un servigio al Paese. Se non li avrà e cadrà, darà comunque degna sepoltura ai partiti-cadavere e sarà comunque un bel modo di morire, per una giusta causa. Risparmiandosi e risparmiandoci un anno di inutile agonia.



Comunque vada ci rimetteremo noi,poichè il continuo attingere dal grande bacino dei soliti è diventata una prassi automatica.
A parte i buoni consigli da interpretare,quelli del prendere o lasciare,dovesse cadere il sobrio,le alternative sono talmente stimolanti,che un ipotetico "viagra politico" non porterebbe a sviluppare nulla,non è difficile pronosticare che alla prossima tornata elettorale,l'assenteismo aumenterà vistosamente.

Il vivacchiare sarà con tutta probabilità l'unica strada percorribile,tanto chi ci rimette in ogni caso saremo sempre noi,semplici cittadini,lavoratori senza partita iva.

&& S.I. &&


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iserentha@yahoo.it

2 commenti:

Unknown ha detto...

E' da quel dì che mi auguro che Monti agisca come dice Travaglio, tanto cosa abbiamo da perdere?
Il più, per fregare i soliti, è stato fatto.
Cristiana

Ivo Serenthà ha detto...

Non ho idea se abbiamo già toccato il fondo,c'è moltissimo d'accontentarsi però,per usare un eufemismo...